CARBOIDRATI. Senza pane, paste, pizze e cereali aumentano gli infarti
Del resto, dopo milioni d'anni di drammatica sperimentazione "per prove ed errori", dopo 12 mila anni dall'inizio dell'agricoltura, col Colosseo, il Partenone, le Piramidi, il diritto romano, l’architettura, la filosofia, l’astronomia, costruiti, si può dire, a forza di cereali ("orzo, cibo di filosofi", ricordate?), come si possa "inventare" una dieta diversa non si sa. Anche perché, dopo qualche giorno il nostro organismo ha fame di carboidrati.
Eppure hanno preso piede nelle palestre, qualche anno fa, alcune diete "low carb", vale a dire a minor contenuto di carboidrati. Il che non è tanto grave, se i carboidrati complessi, in pratica i cereali, restano il cibo principale. E’ grave, invece, che i cereali quasi spariscano per lasciar posto agli alimenti iperproteici (carne, pesce, prosciutto) in molte diete dimagranti oggi di moda.
Sono per fortuna diete temporanee, e la loro innaturalità spinge a non rispettarle, ma restano comunque pericolose perché creano scompensi nutritivi, intossicano l’organismo affaticando i reni, e oltretutto sono diseducative per quando si tornerà alla dieta normale ben bilanciata tra carboidrati, proteine e grassi.
Ora uno studio sperimentale del Beth Israel Institute, che fa parte della Harvard Medical School (Stati Uniti), ha dimostrato che le diete molto povere di carboidrati aumentano i rischi di infarto. Per ora solo in laboratorio. Non capiamo la prudenza eccessiva dei ricercatori, e in fin dei conti l'utilità di questo studio: c'era bisogno di rovinare la vita ai poveri topi? Oggi, piuttosto, si sente l’esigenza di un grande studio sull’uomo, con osservazione almeno decennale. Ma evidentemente si sarebbe trattato d’un impegno economico e organizzativo incomparabilmente maggiore.
Per ora accontentiamoci di questo piccolo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, che dimostra intanto in sostanza ciò che era già dimostrato, ma da un’altra angolazione: che cioè un’alimentazione naturale non può non essere basata sui cereali. Altrimenti diventa ad alto rischio, in questo caso cardiovascolare.
Una traduzione parziale in italiano del comunicato della Harvard è l’articolo apparso sul Corriere della Sera.
Si veda qui lo stringato abstract dello studio
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