SEMI DI FINOCCHIO. Troppo estragolo per lattanti e mamme: rischio cancro
"Foeniculum pellit spiracula culi”, il finocchio espelle l’aria dal ventre, diceva un famoso quanto indelicato adagio della Scuola salernitana di medicina. Ma si era nel Medioevo, quando il cancro era solo una maledizione divina, e la scienza galileiana fatta di numeri, la chimica, la sperimentazione, il concetto stesso di rischio, la medicina scientifica, erano di là da venire. Fatto sta che i semi di finocchio si sono sempre consumati, anche in Europa, specie per ridurre flatulenze e meteorismo, per attenuare certi dolori al ventre, e anche come popolare galattogeno, per aumentare cioè la produzione di latte nelle donne che allattano.
Ma oggi, con l’aumentare delle malattie degenerative, e dei tumori in particolare, si va facendo strada una nuova “mentalità precauzionale”, spesso eccessiva, che spinge i ricercatori a mettere in guardia da tutto, anche dei semini di finocchio finora considerati innocui, anzi provvidenziali, da nonne e mamme. Gli studi infatti dimostrano un chiaro, sia pure non elevato, rischio di genotossicità e cancerogenicità di un suo componente, l’estragolo, il che spinge per prudenza almeno ad una riduzione notevole del consumo, come conclude la review di un’apposita Commissione europea. “Estragole has been demonstrated to be genotoxic and carcinogenic. Therefore the existence of a threshold cannot be assumed and the Committee could not establish a safe exposure limit. Consequently, reductions in exposure and restrictions in use levels are indicated”. Insomma, essendo impossibile oggi, allo stato delle attuali conoscenze, stabilire delle quantità-limite di sicurezza – conclude il Rapporto europeo – si consigliano riduzioni nell’uso e restrizioni (settembre 2001).
Quindi, vediamo di interpretare con buonsenso e senza allarmismo. Innanzitutto, secondo non solo il Naturismo ippocratico, ma soprattutto la Scienza più moderna, ai fini del rischio bisogna distinguere tra almeno cinque fattori. E’ interessante, talvolta perfino importante (a seconda della concentrazione), il singolo componente chimico presente in un alimento (1). Ma è più indicativo l’intero alimento (2), tenendo conto delle variabili della quantità (2a) e durata (2b) del suo consumo, e molto più indicativo, addirittura determinante l’intera “dieta”, cioè l’alimentazione nel suo complesso (3) nel medio e lungo periodo. Dieta che potrebbe essere, p.es, povera o ricchissima di antiossidanti o di sostanze cancerogene, interferendo negativamente o positivamente, aggiungendo o sottraendo rischi.
Poi bisogna considerare le categorie di consumatori. Certo occorre consigliare prudenza e un consumo sporadico, non abituale o eccessivo – come oggi invece accade – per donne incinte o che allattano, e per bambini svezzati o addirittura lattanti. Ma per i lattanti il buonsenso, prima ancora della scienza, dovrebbe confermare il tradizionale divieto di qualsiasi liquido che non sia il latte materno. Compresa l’acqua. Altro che tisana di finocchio o perfino camomilla! Per gli altri soggetti adulti, magari anziani, specialmente se in presenza di una dieta ricca di antiossidanti, non c'è motivo per non consumare semi o tisane di finocchio, magari in modo moderato e prudente.
La ricerca “bomba” è stata diffusa da un comunicato dell’Inran, l’importante istituto italiano di Stato per la nutrizione, e offre in anteprima la sintesi d’uno studio italiano in corso di stampa su Food and Chemical Toxicology. In sintesi, indagini effettuate sulle tisane a base di semi di finocchio e sui semi sfusi in commercio (Foeniculum vulg.) hanno trovato un tasso di estragolo troppo alto rispetto ai livelli prudenziali. E l’estragolo si è dimostrato un induttore di cancerogenicità (tumori al fegato), sia pure debole.
Quella del seme di finocchio è forse la tisana o meglio il decotto più popolare dopo la camomilla, usatissimo (spesso senza limiti: ogni giorno e più volte al giorno!) non solo da chi ha difficoltà di digestione e meteorismo, come diceva la Scuola salernitana, ma soprattutto da mamme che allattano. La tradizione popolare e la medicina naturista, confermate oggi dalla medicina moderna, hanno sempre attribuito al finocchio e ad altre ombrellifere proprietà galattogene, cioè di stimolanti della produzione di latte nelle nutrici, e anche di leggeri sedativi per alleviare i “mal di pancia” o le "piccole “coliche” non solo della madre, ma anche del lattante.
Il rischio, dunque, è che il cancerogeno estragolo (nome chimico: 1-Allyl-4-methoxybenzene) venga assorbito in preoccupante eccesso e per lunghi periodi anche dai lattanti, che lo ricevono attraverso il latte materno. Ma, a maggior ragione, è tanto più pericoloso quando somministrato per prevenire le coliche direttamente a lattanti e bambini piccoli. In teoria, anzi, potrebbe essere un rischio potenziale – possiamo arguire – anche per gli adulti che ne facessero uso regolare o abbondante, specialmente se in aggiunta ad altre sostanze cancerogene assorbite con una dieta sbagliata, cioè in carenza di efficaci antiossidanti alimentari.
Vista la diffusione popolare millenaria del finocchio (la parte attiva, la "droga", sono i semi, non il fusto ingrossato della pianta giovane della varietà da orto che mangiamo come alimento in insalata), sia come aromatizzante su pane, torte e biscotti, o in pietanze salate, insaccati e dolci d’ogni tipo, sia come rimedio erboristico, è prevedibile che lo scompiglio tra produttori, rivenditori e consumatori sarà stavolta ben più forte di quello creato dalla messa al bando, anni fa, dei semi della borragine, collegati ad un alto rischio di cancro al fegato a causa delle temibili pirrolizidine. Anche se non bisogna drammatizzare oltre il dovuto, perché quello del cancro è un tipico rischio complessivo dovuto a diversi fattori, certo è che ne risentirà anche il commercio, visto che intere linee di tisane molto diffuse a base di semi di finocchio, dalla Plasmon alla Aboca, come sanno gli erboristi e i commessi di supermercato, erano indirizzate proprio alla madre che allatta e al suo bambino, e anche ai disturbi digestivi di noi tutti. Ci sono giovani e anziani che seguendo il famoso dettame della Scuola Salernitana lo usano regolarmente, spesso in alternativa al caffè o al tè, talvolta sostituito o accompagnato dagli analoghi semi di anice, cumino, carvi e altri semi di ombrellifere. Il finocchio è proprio una delle erbe più consigliate e vendute, come mi conferma un’amica erborista, un rimedio considerato leggero, efficace, senza effetti collaterali.
Ma uno studio del fitoterapeuta clinico F. Firenzuoli e colleghi ha puntualizzato, in sostanza, che i rischi di cui parlano i nutrizionisti e i tossicologi si riferiscono all’estragolo isolato e provato in laboratorio, non propriamente al seme intero, in cui agiscono decine e decine di composti naturali, alcuni dei quali probabilmente sono in sinergismo, altri in antagonismo coll’estragolo (pensiamo solo ai tanti polifenoli e antiossidanti presenti nel seme-frutto di finocchio). Il seme di finocchio non è solo estragolo. E quindi i rischi reali di una tisana, come anche di alcune tisane, sono molto modesti, se non inesistenti. Tanto più, aggiungiamo, in una corretta e variata alimentazione naturale ricca di antiossidanti. Siamo d’accordo, ovviamente: è la solita distinzione tra l’azione del principio attivo isolato e l’intero frutto, l’intera verdura, l’intero cereale ecc. Un’argomentazione tipicamente naturista e in fondo più scientifica di quelle che si basano solo su una sola molecola. Tuttavia, la molecola c’è, e tossicologi, chimici e nutrizionisti fanno il mestiere loro, com’è giusto e doveroso in tempi di “precauzionismo” imperante, a mettere in guardia, specialmente i soggetti a rischio.
E allora, che lezione possiamo trarne? Sono sempre attivi i potenti veleni della Natura presenti negli "alimenti", anche quelli ritenuti "naturali per l’Uomo" (due termini, alimenti e naturali, arbitrari e relativi, fondati solo sulla nostra Storia e i nostri esperimenti rozzi e drammatici "per prove ed errori" dei secoli e millenni passati). Nessuna legge dell’Uomo può ridurli, come invece accade per i pesticidi artificiali creati dalla nostra chimica. Noi "naturisti" scientifici interessati al cibo e alla medicina lo dovremmo sapere bene. Potremmo ridurne alcuni, forse, con selezioni genetiche finalizzate, sia tradizionali (si spera), sia Ogm, che per il momento nessuno di noi auspica, per i tanti probabili effetti secondari. I veleni della Natura sembrano agire contro l’Uomo, e questo risulterà intollerabile ad alcuni di noi malati di ottuso antropocentrismo (la convinzione, tipica del Cristianesimo e delle altre religioni, che l’Uomo sia al centro di tutto e che la Natura sia al suo servizio), ma in realtà quei veleni sono utili alla pianta, sono veri e propri "pesticidi naturali", un mezzo complesso con cui le piante si difendono dai raggi ultravioletti o dai predatori animali o da altro ancora. Insomma, pare proprio che l’Uomo non sia affatto considerato dalla Natura, che "agisce" nella sua evoluzione come se noi umani non esistessimo. Meditate, gente, su questa poco accettata prevalenza assoluta delle piante, dei vegetali, nell’ecologia della Terra. Altro che potenza dell’Uomo, altro che prevalenza degli animali nell’interesse umano. Le piante potrebbero vivere anche da sole, sono loro le vere regine della Terra. Gli animali, invece, compreso l’Uomo, non sono autosufficienti, e dipendono in tutto dalle piante (per alimentazione, equilibrio ecologico, clima, ecc.).
Che fare, allora, visto che le sostanze mutagene o cancerogene, create da madre Natura (per difendere le piante dai predatori o dai raggi del sole) o dall’uomo, sono presenti ubiquitariamente nella nostra dieta? Se volessimo eliminarle tutte, ci ritroveremmo senza cibo, senza condimenti, senza rimedi erboristici familiari. E la vita stessa sarebbe impossibile. Perfino le grotte che facevano da riparo ai progenitori trogloditi emettevano il cancerogeno gas radon. Insomma, non è possibile per l'Uomo eliminare tutti i rischi. Si tratta semmai di ridurli, cercando di neutralizzarli con i potenti antiossidanti degli alimenti e con abitudini di vita più salutiste, più naturiste. In modo da conservare una qualità della vita accettabile.
Nel caso delle tisane di semi di finocchio, come del resto per i farmaci e gli alimenti dotati di principi attivi farmacologici, il nostro modesto suggerimento di buonsenso, dopo lo studio dell'Inran e la messa a punto di Firenzuoli, è – fermo restando il divieto di darle ai bambini piccoli e tantomeno ai lattanti, che, com’è noto, non dovrebbero neanche bere acqua, ma solo il latte della madre – che il rischio estragolo si inserisce ai rischi analoghi degli alimenti, che vanno certamente ridotti e bilanciati quanto più possibile, ma che non possono essere certo eliminati. Una tisana di finocchio è cosa ben diversa dall’estragolo puro, in quanto nel seme-frutto esistono diverse sostanze anti-cancro e comunque antiossidanti. Chi non ha particolari rischi, insomma, può continuare a berla questa benedetta tisana, se procura dei vantaggi, magari con maggiore moderazione e senza eccessi (certo, non sei volte al giorno), visto oltretutto che non si tratta di un cibo o rimedio essenziale, possibilmente nell'ambito di una dieta in cui prevalgono i cibi antiossidanti (almeno 3 porzioni al giorno di verdura e 2 di frutta, legumi, cereali integrali, semi oleosi) e in cui sono scarsi i cibi e le abitudini di vita che provocano radicali liberi (cotture ad alta temperatura, specialmente per carni e grassi, fritture, eccesso di grassi e di carni rosse, alcol, eccesso di sale, conserve sottosale, fumo, sedentarismo ecc.).
A maggior ragione, nessun problema dovrebbe esserci, visto il consumo scarso e sporadico, per i semi di finocchio al naturale usati in piccole quantità e consumati di rado come aromatizzanti in cucina (pane, biscotti ecc.).
E POI CI SONO LE CUMARINE! Sempre senza allarmismi (perché, se no, non mangeremmo più: le molecole tossiche sono oltre 10 mila negli alimenti vegetali), va poi ricordato a tutti di consumare con prudenza i semi delle Ombrellifere (finocchio, anice, cumino, carvi, coriandolo ecc) ed anche le parti verdi fresche che si mangiano tradizionalmente (es.: prezzemolo, sedano, foglie di carota, foglie di coriandolo, foglie verdi che fuoriescono dal gambo ingrossato del finocchio ortaggio ecc.) perché – come si sa da decenni – contengono anche le furocumarine, temibili – altro che estragolo – sostanze fototossiche che in presenza di raggi ultravioletti (sole, lampade UVA) possono anche provocare tumori della pelle, compreso il melanoma. Ci sono centinaia di studi nelle banche dati di biologia.
Visto che esiste gente (non lo sapevo) che si beve un litro di infusi (veramente trattandosi di semi, quindi legnosi, sarebbe più efficace un leggero decotto: peggio ancora) di semi di ombrellifere, poiché non so (non si sa) quale sia non solo l’emivita, cioè il tempo di eliminazione metabolica delle cumarine dal corpo umano, ma anche gli effetti biochimici nel corpo, in attesa di scoprire uno studio ad hoc suggerirei per prudenza di non esporsi assolutamente al sole il giorno stesso dell’ingestione di quantità significative di semi o verdure della famiglia, E di astenersi anche il successivo, se si ha l’abitudine estiva – ormai l’arancia c’è in ogni stagione – delle ricorrenti spremute naturali di agrumi, visto che accade spesso che anche le scorze, ricchissime di furocumarine, vengano in parte spremute (come dimostrano le dita irrorate di olio aromatico e uno studio su infermiere americane).
Quindi nessun problema per un paio di biscotti all’anice, o un rametto di finocchiella verde in insalata, o qualche fogliolina di prezzemolo, ma solo – immagino – per grosse insalate con interi sedani completi di foglie verdi (è il mio caso, anni fa), il prezzemolo ovunque di certe ragazze (“per… la vitamina C” !) e infusi “fà da te” con vari cucchiaini di semi di finocchio e anice (mio padre, decenni fa, da me rimproverato, ma solo per… l’effetto tossico e “stupefacente” dei semi delle ombrellifere. Se un tossicologo sa di più sulla durata dell’azione fotocancerogena delle furocumarine nel corpo umano, me lo faccia sapere. Eppure, che vi devo dire, quando cammino in campagna un semino ancora giallo delle belle infiorescenze di finocchio selvatico lo metto volentieri tra i denti…
IL COMUNICATO. "L’Inran, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione vigilato dal Mipaaf (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), ha condotto uno studio sull’estragolo, sostanza naturale presente nei semi di finocchio e, di conseguenza, nelle tisane a base di questo ingrediente, molto utilizzate non solo come digestivo per grandi e piccoli, ma soprattutto come rimedio naturale per le coliche dei neonati e per favorire la produzione del latte nelle mamme durante l’allattamento.
Già nel 2001 l’estragolo era stato riconosciuto come sostanza cancerogena e genotossica a livello europeo, tanto da bandirne l’aggiunta come aromatizzante agli alimenti trasformati. La ricerca, realizzata nell’ambito del progetto europeo Facet, finanziato nel VII Programma Quadro, in cui l’Inran coordina il sottoprogetto relativo agli aromi alimentari, ha permesso per la prima volta di ottenere stime dell’esposizione all’estragolo associata al consumo di tisane al finocchio basate su analisi relative a prodotti in commercio, invece di stimarne la concentrazione in modo indiretto a partire da una serie di assunzioni.
Nella prima fase dello studio sono state individuate le tre tipologie di prodotti in commercio per la preparazione di tisane al finocchio: bustine da tè, tisane solubili istantanee e semi sfusi. Per quanto riguarda le prime due sono stati raccolti i prodotti più diffusi sul mercato nazionale, 9 per le bustine da tè e 7 per le tisane istantanee, mentre il campione relativo ai semi sfusi, acquistati in 6 differenti erboristerie di Roma, considerata l’estrema variabilità del prodotto, non è altrettanto rappresentativo. Ogni tisana è stata poi preparata con 100 ml di acqua bollente, con un tempo standard di infusione di 7 minuti sia per le bustine da tè che per i semi sfusi. Per i preparati solubili invece, sono state seguite le istruzioni riportate in etichetta.
I livelli di estragolo rilevati dalle analisi confermano che l’esposizione a questa sostanza è troppo elevata perché il consumo di tisane possa essere considerato sicuro, per lo meno nel caso dei neonati, come spiega Antonio Raffo, ricercatore Inran e autore della ricerca. "Per avere un rischio basso l’esposizione dovrebbe essere 10.000 volte inferiore alla soglia di cancerogenicità misurata negli animali di laboratorio. Al contrario, nel caso di un neonato che consumi 100 ml (un piccolo biberon) di tisana di finocchio al giorno, abbiamo riscontrato un margine molto più basso, nell’ordine di alcune centinaia di volte.
Questi risultati confermano dunque le recenti indicazioni in materia dell’Emea, l’Agenzia europea che si occupa della valutazione scientifica dei farmaci, secondo la quale, il consumo di tisane al finocchio non è raccomandato nei bambini al di sotto dei 4 anni, a meno di una specifica indicazione del pediatra, così come non è raccomandato nel caso di donne in gravidanza e durante l’allattamento."
Inoltre, Catherine Leclercq, responsabile scientifico per l’Inran del progetto Facet, ricorda che "Da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove l’allattamento esclusivo al seno fino a 6 mesi e quindi consiglia di non somministrare né acqua né tisane ai neonati. Il rischio legato all’estragolo presente nelle tisane di finocchio è un motivo in più per attenersi a queste indicazioni. Per quanto riguarda le altre categorie di popolazione particolarmente vulnerabili (bambini sotto i 4 anni e donne in gravidanza e che allattano), occorre aumentare la consapevolezza di tutti circa la tossicità dell’estragolo".
Ed ora uno sguardo alla preziosa anticipazione dell’ abstract dello studio italiano come appare sul sito di Food and Chemical Toxicology (article in press): .
QUANTIFICATION OF ESTRAGOLE IN FENNEL HERBAL TEAS: IMPLICATIONS ON THE ASSESSMENT OF DIETARY EXPOSURE TO ESTRAGOLE. Raffo A, Nicoli S, Leclercq C. National Research Institute for Food and Nutrition (Inran), Rome, Italy.
Quantification of estragole content in commercial fennel herbal teas was carried out in order to allow for a more accurate estimate of the dietary exposure to estragole. A simple and rapid analytical method, based on Stir Bar Sorptive Extraction and GC–MS, was developed for this purpose. Fennel teas obtained from different types of commercial products were analysed. Concentration levels ranged from 241 to 2058 μg L−1 in teas from teabags, from 9 to 912 μg L−1 in diluted instant teas from 251 to 1718 μg L−1 in teas from not packaged seeds. Based on these data and considering the daily consumption of three portions of herbal tea, a maximum exposure to estragole for adults of 10 μg/kg bw/day was calculated. The relatively high level observed in diluted instant teas of some brands deserves attention since these products are designed for infant consumption. Estimated exposure in infants was up to 51 μg/kg bw/day for teas from teabags, and up to 23 μg/kg bw/day for instant teas. A generalization of the use of suitable technologies in production processes of instant teas could substantially reduce the exposure to estragole in the vulnerable population groups (infants, young children, pregnant and breastfeeding women) who consume these products.
Ed ecco il contro-studio review dell’équipe di Firenzuoli, che giustamente mette in rilievo che una cosa è l’estragolo da solo, un’altra l’intero seme di finocchio:
CAN ESTRAGOLE IN FENNEL SEED DECOCTIONS REALLY BE CONSIDERED A DANGER FOR HUMAN HEALTH? A FENNEL SAFETY UPDATE. Gori L, Gallo E, Mascherini V, Mugelli A,Vannacci A, Firenzuoli F. Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine 2012 (2012), article ID 860542, 10 pages.
Abstract. Fennel (Foeniculum vulgare Mill.) mature fruit (commonly known as seeds) and essential oil of fennel are widely used as flavoring agents in food products such as liqueurs, bread, cheese, and an ingredient of cosmetics and pharmaceutical products. Moreover fennel infusions are the classical decoction for nursing babies to prevent flatulence and colic spasm. Traditionally in Europe and Mediterranean areas fennel is used as antispasmodic, diuretic, anti-inflammatory, analgesic, secretomotor, secretolytic, galactagogue, eye lotion, and antioxidant remedy and integrator. Topically, fennel powder is used as a poultice for snake bites. In Asian cultures fennel was ingested to speed the elimination of poisons. As one of the ancient Saxon people's nine sacred herbs, fennel was credited with the power to cure. Fennel was also valued as a magic herb: in the Middle Ages it was draped over doorways on Midsummer's Eve to protect the household from evil spirits. Recently because of estragole carcinogenicity, fennel has been charged to be dangerous for humans especially if used as decoction for babies. But this allegation do not consider the remedy is prepared as a matrix of substances, and recent researches confirm that pure estragole is inactivated by many substance contained in the decoction.
Conclusion. In all of the animal studies reviewed, isolated, purified estragole was used. Thus the findings give a toxicological profile of this only molecule and not the profile risk of the entire decoction. In humans estragole usually enters the body as a component of fennel tea, or as a food that has been seasoned with herb that contains many other substance like nevadensin, epigallocatechine, other flavonoids, and anethole, that have a protective role and so counterbalance to the possible effect of pure estragole. In this context estragole occurs in the form of an extremely complex phytochemical mixture. If data about single constituent in vivo can be used as basis for statements about a herb, then data about other constituents should also be fully considered, because we think it is the only way to establish definitively if a substance is dangerous or not; and if it is a substance used from many years and in particular subsets of consumers or patients epidemiological data, when available, can help in establishing, together with the real mode of use, the effective risk for consumers.
AGGIORNATO AL 10 MARZO 2013
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