mercoledì 31 gennaio 2007

NUTRIZIONISTI da tv. “Mangi un po’ di tutto. Non sarà mica salutista?”

Un càmice bianco su un manichino quasi senza testa. Il simbolo perfetto d'un "uomo di scienza" insieme erudito e ignorantissimo. Non si poteva essere più fortunati nel trovare un'illustrazione per questo articolo. Perché dobbiamo parlare dei famigerati “consiglieri alimentaristi” che dettano legge dalle tv a tubi catodici e schermi a cristalli liquidi. Del resto, anche loro hanno qualcosa di liquido: se la fanno sotto.

I "nutrizionisti da Tv" riuniscono genialmente due caratteristiche ben note: le banalità, il livello elementare della tv del duopolio Rai-Mediaset, che crede sempre che i telespettatori siano tutti bambini o anziani deficienti, e la presunzione semplificatoria e ignorantella dei funzionari di Stato. Quelli che non dico che non studiano (anziché far nulla, qualcosa leggeranno pure), ma che hanno paura di divulgare al pubblico la più piccola scoperta scientifica.
Come mai? Non è del tutto chiaro, almeno per persone razionali come noi. Probabilmente nel timore che il popolo, notoriamente sottosviluppato ed emotivo come selvaggi di fronte a Colombo, possa cadere nel panico e abbandonarsi a gesti inconsulti, come cambiare in modo rivoluzionario la dieta, affollando - che so - i mercati ortofrutticoli o di sementi, anziché le macellerie o i supermercati.

"Non allarmare", "rassicurare". Vi ricordate? "Sopire, troncare, Padre molto Reverendo" (Manzoni). Più che scienziati e ricercatori statali che dovrebbero sempre render conto al pubblico sullo "stato dell'arte" delle varie branche dell’alimentazione (e di come vengono spesi i nostri soldi nella... "ricerca di Stato"), sembrano tremanti poliziotti di commissariato alla vigilia d'una manifestazione nel quartiere di loro competenza. "Oddio, e se scoppiano disordini?". Nutrizionisti in servizio di Ordine Pubblico, li chiameremo d'ora in poi.

Quelli statali, che un tempo erano i più seri (famoso era una volta l’Istituto Nazionale della Nutrizione), parlano solo tra di loro ai Congressi, o con i responsabili di ricerca delle varie ditte alimentari. Ma non dicono nulla al pubblico. Basta vedere il loro sito su internet: fa pena per quanto è vuoto. Nelle loro Tabelle ci sono larghi e inspiegabili spazi bianchi. Riescono a citare del chicco dell'avena intera, che è un cereale ricco di fibre solubili preventive, solo i grassi. Tacciono sulla quantità di fibra perfino per cereali e prodotti in commercio che fanno proprio della fibra il loro punto d'onore, come la farina di grano duro, il germe di grano, vari biscotti integrali, il pane n.1 (che spesso, visto il pessimo pane integrale che si trova in Italia, andrebbe valutato come alternativa, se solo si sapesse quante fibre ha). E i grissini industriali, salati e ricchi di grassi? Manca, guarda caso, proprio il valore del sale. Come mai? Forse perché i grissini si devono vendere, e se medici e pazienti sapessero quanto sale contengono, si venderebbero meno? Possibile, ma sarebbe una furbizia sbagliata: il largo pubblico, purtroppo, non va a consultare le tabelle alimentari. La spiegazione ufficiale è che i nostri esperti di chimica degli alimenti addetti ai calcoli nutrizionali per alcuni alimenti poco usati in Italia non sono riusciti a trovare dati omogenei e costanti. Per quanto possa essere paradossale, il pane integrale vero non c’è, come non c’è neanche nelle tabelle degli USA, essendo prodotto non da grandi aziende panificatrici in confezioni dalle caratteristiche standardizzate stabili nel tempo e reperibili ovunque nel territorio, ma da piccoli panifici semi-artigianali che non si preoccupano della costanza del contenuto nutrizionale, né di un’adeguata distribuzione.

Però, a proposito degli Stati Uniti, com’è che nelle tabelle del FDA (dipendente dal Ministero dell’Agricoltura) ci sono dati che mancano nelle tabelle italiane? Rispondiamo noi, e pure polemicamente: per il medesimo motivo.  I nutrizionisti americani sono scandalosamente succubi delle aziende produttrici, molto più degli Europei e infinitamente di più degli Italiani. E così, con la scusa che i dati devono riferirsi non ad alimenti sfusi ma a confezioni reperibili in commercio, a leggere le tabelle FDA sembra di scorrere un listino d’un supermercato americano: Kellogg’s, Kraft, Nestlè ecc.

E no, così non va. Ai cittadini, specialmente se gli si dice di “mangiar sano” e “mangiare in modo preventivo”, poi non gli si può propinare acriticamente il cibo confezionato e trasformato della grande industria, pieno di saccarosio e di sale, per tacere del resto. A noi dovrebbero interessare gli alimenti “naturali”, non quelli “artificiali”, quindi p.es. il chicco di grano integrale, più che i salatini snack fatti col chicco di grano dopo averlo raffinato, trattato e addizionato di grassi, zuccheri, sale e conservanti.

“Ah sì?”, rispondono i nutrizionisti asserviti all’industria (cioè tutti, in tutto il mondo). “Quanta gente crede lei che mangi chicchi di grano, integrale o raffinato che sia? Pochi, pochissimi, rispetto agli altri, e comunque poco interessati a consultare le nostre tabelle e a organizzarci sopra Convegni e studi. E noi, a parte le ricerche e le curiosità personali – che pure abbiamo, stia tranquillo – abbiamo il compito come istituzione di spiegare innanzitutto che cosa c’è nel cibo che effettivamente mangia la maggior parte dei consumatori…”

Ma torniamo ai “nutrizionisti da tv” di cui parlavamo. Sono sempre gli stessi, e i loro nomi ormai li conosciamo a memoria. Ebbene, che consiglio danno al pubblico i paurosi nutrizionisti RAI e Mediaset, il cui càmice bianco non si distingue troppo da quello dei droghieri? Sempre uno e uno solo: mangiare come sempre. Ovvero? Un po’ di tutto, con moderazione. Grazie tante. E noi li abbiamo fatti studiare, gli abbiamo pagato la laurea, perché dicano questo? lo diceva già mia nonna, lo dice anche un mio amico barista. Quasi a voler dire: voi che avete studiato troppo, non capite nulla.

Messi alle strette ammettono (i nutrizionisti da tv e da giornale): mangiare senza tante stranezze, all'italiana. Insomma Dieta Mediterranea. Ma in particolare? Non si sa mai dai loro brevi discorsetti in tv. accennano di sfuggita e mangiandosi le parole a pane e pasta (e dire che pane e pasta raffinati, quelli che mangiano tutti i Mediterranei, sono considerati cibi da mangiare il meno possibile nella Piramide di Willett), poi pesce, olio, frutta e verdura. Già l’integrale, i legumi e le fibre sono spesso sottaciuti.

Ma se anche fosse così, è davvero un po' troppo generico, visto che antropologicamente non esiste una “dieta mediterranea” (i popoli costieri del Mediterraneo hanno diete diversissime tra loro, come scrivo anche qui, e alcune sono davvero poco sane (Grecia, Marocco, Spagna, Turchia), tant’è vero che la categoria para-scientifica è stata inventata da studiosi americani malati di esotismo negli anni ‘50 (Ancel Keys, infatti, tempo dopo si stabilì in Italia del sud), tra l’altro cadendo in grossi equivoci e prendendo qualche abbaglio sui luoghi in cui si sarebbe mangiato in modo “tipicamente mediterraneo” (tra i quali Creta, figuriamoci, dove si mangia e si è sempre mangiato malissimo, con pochi vegetali freschi, troppi amidi raffinati, troppi grassi e troppi zuccheri). Ma soprattutto è troppo comodo scansare le polemiche e le diatribe scientifiche consigliando di “mangiare un po’ di tutto”. E gli Istituti di ricerca, e le migliaia di studi che ci stanno a fare? Tanti  stipendi (pagati da tutti noi) buttati al vento.

Se poi li interrogate sulle proprietà dei singoli alimenti, con tutta la letteratura che c'è, fanno gli ultra-scettici, sostengono che non conta il singolo cibo ma l'insieme della dieta. Grazie tante, anche qui. Che comunque per loro è una sola: la Dieta Mediterranea. Quale delle tante, nei tanti secoli passati, non si sa.

E le decine di migliaia di studi, anche clinici ed epidemiologici sui singoli alimenti? Quisquilie, pinzillacchere. Cose buone tutt'al più per quei matti dei ricercatori, tutt’al più che offrire possibilità di nuovi “functional food” all’industria (che ha i soldi), ma che poi sul piano concreto, medico, nutrizionistico, non hanno rilevanza. E che illudono la gente, con pericoli anche seri. Che a qualcuno non venga in mente di "curarsi con gli alimenti", giammai. Guai a rivolgersi direttamente ai consumatori. Quelli, si sa, prendono tutto alla lettera e sono pazzi: capacissimi di cambiare dieta da un giorno all’altro.

E non accennate all'integrale e alle fibre naturali, quelle comprese negli alimenti, specie legumi e cereali: sono quasi contrari. E questo paradossalmente lo si può anche capire: da nutrizionisti temono le sostanze anti-nutrizionali. Sì, ma questo ostinarsi, con tutte le malattie gravi da alimentazione raffinata, a considerare solo la propria specializzazione, senza tener conto che il cibo raffinato e il modo di mangiare oggi comune è collegato a obesità, malattie cardiovascolari, diabete, perfino cancro, non vi sembra un po' ottuso? Prosopopea, ignoranza, censura, imposizione di programmi governativi, prevalenza dell'opportunità sulla scienza, intese con le industrie, difesa della propria corporazione. Fanno pensare ai medici di Pinocchio, o di Molière, anzi a qualcosa di peggio.

Non meraviglia, quindi, che molti giovani ricercatori che studiano ogni giorno gli alimenti naturali e ne traggono magnifici studi siano scandalizzati dal comportamento pratico di medici, dietologi, nutrizionisti che parlano in pubblico, e dalle loro irritanti e generiche banalità.

Che cosa fare per star bene in salute, per prevenire le malattie che la scienza attribuisce al cibo sbagliato (p.es. il 30-50% delle morti per tumori). Nulla. Cioè continuare a “mangiare di tutto, ma con moderazione”. Cioè si può, anzi si deve, secondo questi Sapientoni continuare a consumare patatine salate, merendine senza fibre, salumi, grissini ricchi di grassi, dolci, bibite zuccherate, pane o riso bianco, fritti, burro cotto, poca verdura e frutta, cioè tutto ciò che consuma la stragrande maggioranza della gente e che è universalmente riconosciuto come causa di patologie?

Siamo imbarazzati per loro, per questi eruditi conservatori che si permettono di censurare la Piramide alimentare di Willett solo perché, giustamente, condanna la pasta bianca. Ricordo i miei battibecchi, decenni fa, con un celebre medico-dietologo che teneva una rubrica sul maggiore settimanale “maschile” (come dicono i pubblicitari), ritenuto molto critico, molto intelligente, molto informato. Ebbene, per il professore tutto era “faddism”, fissazione, capriccio, stramberia personale, leggenda, moda passeggera e inutile, se non dannosa, da parte del pubblico. I cereali integrali? Faddism. La dieta vegetariana, per quanto moderata? Faddism. Le sostanze antiossidanti presenti negli alimenti capaci di neutralizzare i radicali liberi nel corpo? Faddism. La buccia, la scorza, il rivestimento di frutti e ortaggi più ricchi di sostanze protettive della stessa polpa? Faddism. L’idea stessa che si possano utilizzare gli alimenti anche come preventivi? Faddism. Altro che fissazioni: ogni nuova scoperta scientifica, non appena arrivava ai giornali e al pubblico, diventava faddism, nuova moda effimera, tendenza snob. Certo, ci poteva (e ci può) essere del vero nelle improvvise infatuazioni collettive causate da un articolo propagandistico cialtronesco pieno di balle inventato da un ufficio stampa che non conosce l’Abc della scienza – dalle bacche goj dell’Himalaia descritte come protettive da malattie e invecchiamento fino al kamut “sopravvissuto nella tomba dei Faraoni” – ma negare sempre tutto, anche quello che migliaia di studi seri dimostrano, è una comoda e pigra scusa per essere conservatori, per non aggiornarsi mai e continuare nelle proprie radicate certezze dei tempi dell’Università, 30 o 40 anni fa.

Insomma, i nutrizionisti in Italia, tranne lodevoli eccezioni, sono apparsi non scienziati, ma una sorta di imbonitori anti-scientifici, di frenatori, di pompieri che spengono il fuoco degli entusiasmi popolari. C’è del cinismo, del pessimismo esistenziale e professionale, in loro.

Comunque, che figuraccia! Molto meglio i ricercatori, allora, specialmente gli oncologi, oggi molto più sensibili alle novità della scienza, all'up-to-date, pronti a divulgare, a cambiare idea (come fanno gli scienziati e ogni persona intelligente), sempre all'avanguardia nello sperimentare il valore preventivo e terapeutico dei singoli alimenti e dei regimi alimentari.

Grazie ricercatori biologi e medici. E voi, nutrizionisti conservatori e corporativi, che avete paura delle novità, o meglio che le novità cadano in mano ai cittadini ignoranti che voi dovreste consigliare, tornate a scuola, soprattutto di comunicazione e di psicologia! E qualcuno vi metta in testa, finalmente, che i silenzi parlano più dell’ignoranza.

AGGIORNATO IL 9 LUGLIO 2014

4 Comments:

Anonymous Franco V. said...

Ogni volta che mi imbatto in uno di questi "esperti" nutrizionisti, cambio immediatamente canale! E in piu'sono sempre gli stessi!!

8 febbraio 2010 alle ore 15:18  
Anonymous Christian said...

d"accordo con Franco V.

17 dicembre 2012 alle ore 15:41  
Blogger Unknown said...

Sto studiando nutrizione umana negli stati uniti e concordo pienamente con quest'articolo. che tristezza. Che ignoranza non so se trovare la forza di rientrare nel mio paese e fare la differenza o restare alla larga!!

9 luglio 2014 alle ore 16:09  
Blogger Nico Valerio said...

Manuela, l'articolo lo avevo scritto nel 2007 come si vede evidenziando col mouse un poco sopra il titolo. L'ho riletto per l'occasione e un poco aggiornato. Guardi (è un concetto che ho aggiunto) che proprio i nutrizionisti, non solo in Italia, ma soprattutto negli USA, sono succubi dell'industria alimentare. Anzi, in Italia sono un poco più indipendenti, ma hanno questa paura ridicola di parlare delle nuove scoperte scientiofiche al pubblico, temendo chissà che. E il cibo integrale non gli entra in testa.

9 luglio 2014 alle ore 19:22  

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