lunedì 16 febbraio 2009

POLIFENOLI in tè e mirtilli. Sono meno o più efficaci col latte? Integratori inutili.


Me lo aveva anticipato durante un convegno il ricercatore biologo Mauro Serafini, dell’Inran, studiando in particolare gli effetti degli antiossidanti contenuti dagli alimenti. «Guarda che dagli esperimenti si vede che polifenoli e antiossidanti sono poco biodisponibili». Lo sapevo: avevo letto vari studi sui polifenoli, tra cui una review di Manach et al sulla biodisponibilità delle varie classi polifenoliche. Altri studi hanno trovato grande variabilità nell'assorbimento e soprattutto tanti dati - tra cui i numerosi metaboliti che agiscono nel tubo digerente - ancora da scoprire. 
      E allora? «Be’, è inutile assumere antiossidanti sotto forma di integratori, bisogna consumarli come normali alimenti. Pronti ad ogni evenienza per neutralizzare i radicali liberi». 
      Il che vuol dire che devono essere presenti sempre nella dieta, diciamo ad ogni pasto. Un po' come la vitamina C, pensai, che infatti è un antiossidante: non è ben chiaro quanta ne serva realmente, perché non si può immagazzinare (come la B12) e quindi deve essere spesso in circolo nel sangue. E’ un’ulteriore conferma di quello che vado ripetendo da anni: legumi (specialmente quelli che colorano fortemente l’acqua di ammollo, preziosa da questo punto di vista), cereali integrali, ortaggi molto colorati o frutta scura devono esserci a ogni pasto o almeno ogni giorno. 
      Invece, la ricerca della "pillola magica – ha scritto Serafini nella sintesi di un capitolo del volume Oxidative Stress in Aging – ha spinto molti ricercatori a concentrarsi sui singoli antiossidanti, come le vitamine, p.es. il beta-carotene. Ma gli studi mostrano che gli integratori sono poco efficaci, inutili o addirittura controproducenti, come già riportato in un precedente articolo basato su una grande meta-analisi, e su un ulteriore articolo sulle vit.A, E e betacarotene. 
      Tra i vari integratori oggi molto diffusi, anche gli antiossidanti agiscono poco o nulla (a meno che non dati ad alte dosi ai topi geneticamente modificati per il laboratorio), o addirittura sono controproducenti, senza le integrazioni sinergiche tra loro o con altre centinaia o migliaia di sostanze presenti negli alimenti. La ricerca, insomma, ha sottovalutato il complesso, la rete delle sostanze attive (antioxidant network).
      Ecco perché, aggiungo, all’atto pratico, gli ortaggi, la frutta, i legumi e i cereali integrali, cioè il cibo vero, risultano protettivi negli studi epidemiologici o fondati sui questionari, mentre le pillole di antiossidanti, no. Più utile, invece, è la "total antioxidant capacity", che misura proprio questo "antioxidant network" considerando insieme la singola attività antiossidante e le interazioni sinergiche tra le varie sostanze.
      "Sinergiche"? Si verifica una sinergia quando più sostanze si potenziano a vicenda. L'azione delle sostanze presenti contemporaneamente è maggiore della somma delle attività delle singole sostanze isolate.
      E ci sono anche sostanze che si ostacolano a vicenda. Uno studio scientifico a cura dell’Inran ha provato che l’attività dei polifenoli antiossidanti del tè nero venivano neutralizzate dal latte aggiunto al tè, usanza tipicamente inglese. Si sa che gli alimenti ricchi di antiossidanti hanno effetti protettivi sulla salute. Ma li mantengono quando sono consumati insieme ad altri alimenti, come avviene normalmente nei pasti di ogni giorno? 

      Da questa domanda è partito lo studio pubblicato col titolo "Antioxidant activity of blueberry fruit is impaired by association with milk" coordinato dal biologo Mauro Serafini del Laboratorio di Ricerca sugli Antiossidanti dell'Inran. Per l’esperimento sono stati scelti i mirtilli. L'obiettivo era quello di verificare se i mirtilli, che hanno un'elevata potenzialità antiossidante, se consumati con il latte hanno una diversa capacità antiossidante totale nell'uomo e una diversa biodisponibilità degli acidi fenolici, rispetto ai mirtilli da soli.
      Già precedenti studi sull'uomo dal gruppo di ricerca Inran avevano mostrato come, in seguito all'ingestione di alimenti ricchi in antiossidanti (es. tè e cioccolato) associati con il latte, la biodisponibilità dei composti fenolici e l'attività antiossidante in vivo fossero significativamente ridotte, rispetto all'ingestione di tali alimenti in assenza di latte. Perché? L'ipotesi è l'effetto inibente sull'assorbimento dei polifenoli in conseguenza della forte affinità con le proteine degli alimenti, in questo caso del latte.
      Ma per correttezza si deve aggiungere che questa ipotesi è stata più volte smentita da altri esperimenti europei, p.es. dallo studio di Hollman et al. e dallo studio di Van Het Hof et al. (che riportiamo qui sotto), che avevano in precedenza provato, rispettivamente su 18 e 12 volontari in buona salute, che l’aggiunta del latte al tè (nero e verde) non compromette l’assorbimento dei polifenoli utili, come quercetina, kaempferolo e catechine (2-3).

      Torniamo ai mirtilli di Serafini. 11 volontari sani (6 uomini e 5 donne) a digiuno, seguendo un preciso programma sperimentale, hanno consumato 200 g di mirtilli più 200 ml di acqua, e, a distanza di una settimana, 200 g di mirtilli più 200 ml di latte intero. Tutti sono stati sottoposti a prelievi di sangue venoso, sia prima, sia 1, 2 e 5 ore dopo l'ingestione. 
      I risultati, pubblicati su Free Radical Biology and Medicine (1) hanno messo in evidenza che i mirtilli da soli inducono un aumento significativo delle difese antiossidanti (FRAP +6,1%, TRAP +11,1%) e dei livelli di acido caffeico e acido ferulico – due antiossidanti – nel sangue. Quando, invece, vengono ingeriti con il latte, non si verifica alcun potenziamento delle difese antiossidanti plasmatiche e si ha una riduzione delle concentrazioni degli acidi caffeico (-49,7%) e ferulico (-19,8%) nel sangue rispetto a quando sono consumati senza latte. E dire – mi viene da pensare – che in ogni tazza di buon muesli americano o nord-europeo i mirtilli freschi o secchi, come ciliegine sulla torta, non mancano mai.
      I composti ad azione antiossidante – afferma Serafini – hanno scarsa biodisponibilità. Solo l'1-5% della quantità ingerita viene assorbita nel tratto gastro-intestinale. E' importante perciò capire come l'associazione tra alimenti diversi possa modificare le loro proprietà antiossidanti nell'uomo, e la biodisponibilità delle molecole attive in essi contenute. Tanto più che in una normale alimentazione i cibi vengono consumati associati tra loro, cioè nei pasti, con effetti che potrebbero essere molto diversi da quelli che ci aspetteremmo e che avremmo se gli alimenti fossero consumati da soli.
      Tuttavia, altri studi attribuiscono alla sinergia col latte dell’epigallo-catechin-gallato caratteristico del tè verde un modo di assorbimento più efficace. Quando l’EGCG è diluito in latte magro o altri prodotti a base di latte rimane bioattivo e continua a ridurre la proliferazione delle cellule sperimentali del cancro al colon (in colture con la concentrazione di almeno 0,03 mg/mL). Il che riguarda i tecnologi alimentari che magari produrranno con le nanotecnologie nuovi prodotti alimentari da pubblicizzare come “funzionali”, cioè preventivi e salutistici. 
      Ma per noi che ci interessiamo di alimentazione naturale conta ancor più sapere che non esiste incompatibilità tra latte e tè verde, anzi latte e latticini rendono più assimilabili le catechine, di per sé troppo poco bio-disponibili. Così, la loro importante attività protettiva anti-cancro (inibizione della formazione dei tumori, riduzione della proliferazione delle cellule del cancro, aumento delle morti cellulari o apoptosi e-o inibizione dell’angiogenesi, cioè della formazione di nuovi vasi che alimentano i tumori) può esplicarsi meglio grazie alla incapsulazione delle catechine in aggregati proteici (caseina) del latte e dei latticini (Haratifar et al. 2014) (4).

RIFERIMENTI E ABSTRACT

1. Antioxidant activity of blueberry fruit is impaired by association with milk. SERAFINI M, TESTA MF, VILLAÑOA D, PECORARI M, VAN WIEREN K, AZZINI E, BRAMBILLA A, MAIANI G. Free Radical Biology and Medicine 46, 6, 15 March 2009, 769-774. ABSTRACT. The antioxidant properties of dietary phenolics are believed to be reduced in vivo because of their affinity for proteins. In this study we assessed the bioavailability of phenolics and the in vivo plasma antioxidant capacity after the consumption of blueberries (Vaccinium corymbosum L.) with and without milk. In a crossover design, 11 healthy human volunteers consumed either (a) 200 g of blueberries plus 200 ml of water or (b) 200 g of blueberries plus 200 ml of whole milk. Venous samples were collected at baseline and at 1, 2, and 5 h postconsumption. Ingestion of blueberries increased plasma levels of reducing and chain-breaking potential (+ 6.1%, p < 0.001; + 11.1%, p < 0.05) and enhanced plasma concentrations of caffeic and ferulic acid. When blueberries and milk were ingested there was no increase in plasma antioxidant capacity. There was a reduction in the peak plasma concentrations of caffeic and ferulic acid (− 49.7%, p < 0.001, and − 19.8%,p < 0.05, respectively) as well as the overall absorption (AUC) of caffeic acid (p < 0.001). The ingestion of blueberries in association with milk, thus, impairs the in vivo antioxidant properties of blueberries and reduces the absorption of caffeic acid.

2. Addition of milk does not affect the absorption of flavonols from tea in man. HOLLMAN PCH, VAN HET HOF KH, TIJBURG LBM, KATAN MB. Free Radical Research 2001,34,3,297-300. ABSTRACT. Tea is a major source of flavonols, a subclass of antioxidant flavonoids present in plant foods which potentially are beneficial to human health. Milk added to tea, a frequent habit in the United Kingdom, could inhibit absorption of tea flavonoids, because proteins can bind flavonoids effectively. Eighteen healthy volunteers each consumed two out of four supplements during three days: black tea, black tea with milk, green tea and water. A cup of the supplement was consumed every 2 hours each day for a total of 8 cups a day. The supplements provided about 100 μmol quercetin glycosides and about 60 – 70 μmol kaempferol glycosides. Addition of milk to black tea (15 ml milk to 135 ml tea) did not change the area under the curve of the plasma concentration-time curve of quercetin or kaempferol. Plasma concentrations reached were about 50 nM quercetin and 30–45 nM kaempferol. We conclude that flavonols are absorbed from tea and that their bioavailability is not affected by addition of milk.

3. Bioavailability of catechins from tea: the effect of milk. VAN HET HOF KH, KIVITS GA, WESTSTRATE JA, TIJBURG LB. Eur J Clin Nutr 1998,52(5):356-9. OBJECTIVES: To assess the blood concentration of catechins following green or black tea ingestion and the effect of addition of milk to black tea. DESIGN: Twelve volunteers received a single dose of green tea, black tea and black tea with milk in a randomized cross-over design with one-week intervals. Blood samples were drawn before and up to eight hours after tea consumption. SETTING: The study was performed at the Unilever Research Vlaardingen in The Netherlands. SUBJECTS: Twelve healthy adult volunteers (7 females, 5 males) participated in the study. They were recruited among employees of Unilever Research Vlaardingen. INTERVENTIONS: Green tea, black tea and black tea with semi-skimmed milk (3 g tea solids each). RESULTS: Consumption of green tea (0.9 g total catechins) or black tea (0.3 g total catechins) resulted in a rapid increase of catechin levels in blood with an average maximum change from baseline (CVM) of 0.46 micromol/l (13%) after ingestion of green tea and 0.10 micromol/l (13%) in case of black tea. These maximum changes were reached after (mean (s.e.m.)) t=2.3 h (0.2) and t=2.2 h (0.2) for green and black tea respectively. Blood levels rapidly declined with an elimination rate (mean (CVM)) of t1/2=4.8 h (5%) for green tea and t1/2=6.9 h (8%) for black tea. Addition of milk to black tea (100 ml in 600 ml) did not significantly affect the blood catechin levels (areas under the curves (mean (CVM) of 0.53 h. micromol/l (11%) vs 0.60 h. micromol/l (9%) for black tea and black tea with milk respectively. CONCLUSION: Catechins from green tea and black tea are rapidly absorbed and milk does not impair the bioavailability of tea catechins.

4. Haratifar S, Meckling KA, Corredig M. Antiproliferative activity of tea catechins associated with casein micelles, using HT29 colon cancer cells. Journal of Dairy Science 97, 2, February 2014, 672-678.


AGGIORNATO IL 15 APRILE 2017

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