lunedì 18 aprile 2011

ANTIOSSIDANTI. Come arrivare a 10-12 porzioni di verdure e frutta al giorno

Frutta e verdura disegno a bordi grossi

“DOMANI CHE MANGIAMO, CARO?” Con tutto quello che c’è di farmacologicamente attivo, e dunque rischioso, negli alimenti, con tutti i possibili e ancora misteriosi sinergismi tra migliaia di sostanze naturali, con la degradazione delle sostanze protettive e la sintesi di nuove sostanze tossiche a causa di cottura, conservazione, fermentazione o azione dei batteri (pensiamo solo all’alto rischio cancerogeno delle amine eterocicliche delle carni cotte e ai nitrati-nitriti di salumi e conserve sotto-sale), e infine “con tutto quello che si legge oggigiorno, signora mia”, siamo sicuri che la nostra dieta, cioè in pratica i pasti che stiamo programmando per domani (ma anche quelli di ieri e di oggi), siano nel complesso protettivi e antiossidanti? Insomma, basta una insalatina per riabilitare un pranzo?

No. E non solo perché in biologia non esistono “certezze” di tipo matematico, ma solo riduzione del rischio statistico. Ma anche perché il resto della dieta, oltre quelle fatidiche, benedette 5 porzioni, e senza neanche contare lo stile di vita, potrebbe davvero essere il più imprevedibile, e comunque determinante. Ecco perché le 5 o 6 porzioni di verdura e frutta ogni giorno sono state considerate dai Consensus internazionali cardio-diabeto-oncologici “appena sufficienti” dal punto di vista preventivo ed epidemiologico per ridurre i rischi relativi nella popolazione mondiale.

MA CHI SEGUE, NEL MONDO, LE 5-6 PORZIONI? Meglio sarebbe abbondare con queste porzioni, anche se numerosi studi mostrano che solo percentuali esigue di consumatori in tutto il Mondo praticano davvero le 5 o 6 porzioni quotidiane di verdura e frutta (v. link alla ricerca). E in effetti, i sottogruppi di consumatori salutisti, naturisti, vegetariani o vegan di solito superano quella soglia minima di porzioni, anche se permangono i dubbi su “che cosa sia una porzione” (v. in fondo).

ECCO QUANTA VERDURA E FRUTTA CONSUMANO GLI ITALIANI. In Italia, i consumi di frutta e verdura (Istat 2003) sono scarsi, e devono aumentare. Infatti, su oltre 58 milioni di Italiani:

  • 4 milioni e 700 mila persone non consumano né frutta né verdura;
  • 9 milioni e 700 mila persone consumano frutta e verdura una volta al giorno;
  • 40 milioni e 800 mila persone consumano dalle 2 alle 4 porzioni di verdura e frutta al giorno;
  • 2 milioni e 600 mila persone consumano 5 porzioni (o più) di frutta e verdura al giorno.

Per fortuna, gli intervistati italiani dicono qualche bugia agli intervistatori (vedi la balla evidente dei 2 o 6 milioni di vegetariani). Così possiamo sperare che qualche dato di questa indagine sia del tutto falso. Non riusciamo ad immaginare, p.es., come si possa vivere senza mangiare mai frutta e verdura, come dichiarano ben 4,7 milioni di italiani.

GLI EFFETTI BENEFICI DI VERDURA E FRUTTA. Sulla base dell’incidenza per tumori attuale, di circa 100.000 casi all’anno (dato OCSE 2003 e Istat Popolazione 2003), è stato stimato un numero evitabile di incidenza di tumori pari a oltre il 5%, un dato significativo se si tiene conto che gli effetti benefici di frutta e verdura sono invece marcatamente più presenti per le malattie cardiovascolari. Si deve infatti ricordare, continua Walter Willet, che a questi dati vantaggiosi vadano aggiunti quelli circa la protezione da infarto e malattie cardiovascolari, con una incidenza del 30% più bassa per chi consuma regolarmente frutta e verdura. Vivere in modo sano, per concludere, potrebbe favorire una aspettativa di vita maggiore addirittura di 14 anni (EPIC, Università di Cambridge, vedi link sotto).

Inoltre, con piccoli cambiamenti quotidiani, come mangiare un frutto extra, si può ridurre addirittura del 20% la morte prematura per qualsiasi causa. Lo studio, apparso sul The Lancet, dimostra che dosi appena più alte di vitamina C (attenzione, non quella degli integratori, ma quella che si assume con gli alimenti), come quella contenute in appena 50 g di frutta, possono diminuire notevolmente il rischio di morte prematura.

COME ORGANIZZARE I PASTI. E poi, come organizzare, senza perdere tempo, i propri pasti in modo sapiente e razionale tanto da comprendere il massimo possibile di verdura e frutta? E’ chiaro che dobbiamo guardare all’aspetto salutistico e nutrizionale, ma anche alla varietà gastronomica. Innanzi tutto, prima ancora di decidere “che cosa mangiare domani”, dobbiamo inventarci un modo semplice e quasi automatico per farlo, se non vogliamo trasformare l’ideazione di colazione, pranzo e cena un’attività pesante e laboriosa che alla fine ci toglie il gusto del buon cibo.

UNA TABELLA DI BASE SEMPRE VALIDA. Ci vorrebbe uno schemino, una tabella, la più elementare possibile, da tenere sempre sotto gli occhi, in cucina, per programmare e controllare le pietanze davvero protettive, e rassicurarci, intanto, prima ancora di scegliere le pietanze e le preparazioni, che i nostri pasti sono in via di massima protettivi. Il che equivale a chiedersi come inserire di “default” nei menù giornalieri quante più porzioni di alimenti protettivi è possibile. Il tutto senza pensarci troppo, automaticamente.

Porzioni 10-12 di verdure e frutta al giorno (NV 2010)NON PROGRAMMARE IL MENU’ PARTENDO DA “PIZZA, RISO O PASTASCIUTTA”, MA… Ma come, obietterà qualcuno, la gente non riesce a consumare neanche 5 porzioni al giorno di verdura e frutta, e tu ne proponi addirittura 10-12? No, non è che mi piacciono le sfide impossibili, ma mi sono accorto che…

L’esperienza dimostra, infatti, che le faticose, e per alcuni addirittura “famigerate” 5-6 porzioni di verdura e frutta al giorno, danno qualche preoccupazione a giovani e vecchi salutisti alle prese con l’ideazione dei pasti. Accade quasi sempre che, tutti presi da alcune pietanze che ci premono, dimentichiamo di mettere nel menù gli alimenti e i contorni antiossidanti. Questo perché tutti cominciano a programmare il pasto partendo dalla prima pietanza, o almeno dalla più “importante” per gusto, per tradizione, per presunto valore nutrizionale ecc., come del resto è psicologicamente naturale. Al contrario, cominciamo a programmare il pasto, tutti i pasti, dalla colazione alla cena, partendo dalle pietanze antiossidanti sicure, cioè le verdure fresche, i contorni di ortaggi cotti, la frutta.

PURCHE’ IL RESTO DEL PASTO NON SIA UN DISASTRO. L’inserimento di quantità di verdura e frutta non ci autorizza a ritenere che siamo protetti da uno scudo di bronzo (anche perché in molti casi è dimostrato che le sostanze antiossidanti, in genere polifenoli, sono poco bio-disponibili nel nostro corpo), e neanche a mettere porcherie (nutrizionalmente parlando) nelle altre pietanze. Insomma, benissimo l’aggiunta di cibi antiossidanti, purché non si determini un pericoloso “effetto sicurezza”, e purché il resto del pasto non sia composto di alimenti che producono grandi quantità di radicali liberi nell’organismo, aumentano il rischio di lesioni arteriose, mettono in circolazione sostanze cancerogene, o inducono forte reazione insulinica, o i depositi di grassi, o aumentano i trigliceridi nel sangue o le LDL, come pancetta fritta o rosolata, fritture con oli di semi vecchi, riutilizzati, industriali o molto ricchi di acidi grassi polinsaturi (es. oli di girasole o mais), salumi, carni grasse, margarine (sulle etichette industriali appaiono come “grassi idrogenati”), carni anche magre ma troppo arrostite (pelle bruciata o croccante), o alla griglia o al barbecue o comunque con striature più scure (cioè ad alta temperatura), aringhe o salmone o speck o salsicce o formaggio affumicati, conserve sottosale, sale in eccesso sulle pietanze, formaggi in eccesso, perfino ortaggi “alla piastra” o “alla griglia” (con le caratteristiche striature di bruciato), senza contare la presenza di pane o altro alimento tostato (bruschetta compresa), l’eccesso di cereali raffinati (farine bianche, riso bianco, pane bianco, pasta bianca raffinata, orzo perlato, farro perlato, riso soffiato) e di zucchero (dolci, anche alternativi e “naturali”).

“Eh, signora mia, oggigiorno si è fatto difficile il mangiare…”m

LE FAMOSE “PORZIONI”. MA COME VANNO CALCOLATE?  Per “porzioni” valide scientificamente si intendono (da O. Sculati): verdure o ortaggi puliti da cuocere 250 g, verdure o ortaggi puliti da mangiare crudi 100 g, frutta 150 g (in pratica un’arancia media, una mela media, o l’equivalente in volume di frutti più piccoli), spremuta di frutta fresca 125 ml (un normale bicchiere).         Perciò, un’insalata mista abbondante, p.es. di 200-300 g, varrà ben 2-3 porzioni. E vi assicuro che neanche ve ne accorgerete. Tutti, poi, possono consumare 2 frutti al posto di uno. Insomma, il trucco è il raddoppio. Non prestate orecchio a quei siti o nutrizionisti di internet che sostengono che per una porzione di insalata cruda bastino 50 g.

Ma per avere un quadro realistico e completo sui cibi antiossidanti, non si può ignorare una recente importante e per molti davvero sorprendente revisione degli studi, che getta molta acqua sul fuoco delle illusioni di chi mangia male e pensa di rimediare assumendo come integratori “alimentari” estratti e compresse di molecole isolate (p.es., polifenoli) definite in etichetta sicuramente “antiossidanti”, o anche di chi sta benissimo in salute ma si aspetta chissà quali “miglioramenti” anche in mancanza di stress ossidativo. Ormai sembra quasi certo che i polifenoli agiscano “quando serve”,  e probabilmente in modo indiretto.

RIFERIMENTI

Tricopholou A., et al, (2009), Anatomy of health effects of Mediterranean diet: Greek EPIC prospective cohort study, British Medical Journal

W.C. Willett (2010),“Fruits, Vegetables, and Cancer Prevention: Turmoil in the Produce Section”, Journal of the National Cancer Institute

EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), ricerca su questionari dietetici riempiti da 142.605 uomini e 335.873 donne reclutati in dieci Paesi europei fra cui l’Italia, fra il 1992 e il 2000. Studio

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venerdì 8 aprile 2011

DOLCI SANI. Con fagioli neri, cacao e miele uno squisito tartufo al “cioccolato”

IL FAGIOLO NERO. E’ una varietà del comune fagiolo (Phaseolus vulgaris) molto diffusa in Messico e negli Stati Uniti del Sud, ma oggi importata dappertutto e presente anche sul mercato europeo e italiano. Diciamo subito che la sua caratteristica è che ha la buccia di color nero (mentre la polpa è chiara) e che una volta cotto acquista il colore marrone scuro del cioccolato fondente, e un sapore scuro, vagamente di cioccolato. Si riconosce perché di forma ovale moderatamente allungata, di grandezza media e di colore nero intenso lucido, al limite con sfumature bluastre.

NON VA CONFUSO CON… Non va confuso con i più piccoli fagioli mung neri, di aspetto opaco (Vigna mungo), o con la soia nera cinese o giapponese (Glycine max), dai semi semilucidi ma più piccoli e tondeggianti, come la soia gialla, che vuole una cottura più prolungata.

ORIGINE DEI FAGIOLI. Il fagiolo, nelle sue più diverse varietà e colori, è originario del Centro-America, e fu introdotto in Europa da Cristoforo Colombo. Gli antichi Greci, Etruschi e Romani, che pure consumavano quasi ogni giorno legumi, non conoscevano i fagioli, ma avevano come unica specie simile solo il piccolo Vigna sinensis o V. unguiculata (più piccolo, sembra, dell’odierno fagiolo dall’occhio).

RICCHISSIMO DI POLIFENOLI E ANTI-NUTRIENTI. Come denota il colore intenso, il fagiolo nero è ricchissimo di sostanze polifenoliche e anti-nutrienti. Questa sovrabbondanza di polifenoli dei fagioli neri (e dei rossi), che si aggiunge alle fibre, specialmente le solubili - per lo più emicellulose o gomme - alle saponine, alle lectine o agglutinine (nei fagioli la proteina phasina) e ai fitati, tutte sostanze tipiche dei legumi (tutte anti-nutrizionali), riduce ancor più di altri fagioli, p.es. quelli bianchi, l’assimilazione di nutrienti come proteine, amido, ferro e altri minerali. Anzi, bisognerà che qualcuno prima o poi scriva nelle tabelle caloriche e nutrizionali una nota sulla minore assimilazione biologica dei nutrienti dei legumi: farebbe contenti gli adulti sovrappeso, affetti da sindrome metabolica, con problemi di diabete tipo 2 o cardiovascolari. Infine, è stato dimostrato in uno studio che i fagioli neri in particolare, per l’abbondanza di alcuni polifenoli (le procianidine), riducono anche l’assorbimento del sodio: cosa utile.

ATTIVITA’ ANTIOSSIDANTE E PREVENZIONE. Ma di fronte alla maggior perdita di nutrienti nel fagiolo nero (e rosso), il rovescio della medaglia è l’attività antiossidante e protettiva ancora più elevata che negli altri legumi di colore chiaro. Non solo per le fibre, ma anche La forte presenza di polifenoli vuol dire anche una più spiccata attività anti-diabete, anti-colesterolo, anti-trigliceridi, anti-sovrappeso, anti-infiammazioni, perfino anti-cancro.

UNA SOLUZIONE DIETETICA. Insomma, con i legumi, tanto più con i saporiti fagioli neri, assimilerete poco e resterete magri, oltreché ben protetti da antiossidanti e fibre e fitosteroli. Ma di qui ad avere carenze, ce ne corre. E tranquilli, non morirete di fame o denutriti, piuttosto non avrete mai fame, il che vorrà dire non abbuffarsi di pane o carne, non ricorrere a dannosi spezza-digiuno come biscotti, grissini, riso soffiato, merendine, caramelle, aranciate dolci, cioccolatini, e anche frutta secca (che, sarà pure “sana” in teoria, ma dieteticamente è pur sempre un eccesso di zuccheri semplici, che richiedono un’enorme quantità di insulina e in chi contemporaneamente non faccia esercizio fisico tende a trasformarsi in deposito di adipe…). Con i legumi questi rischi non si corrono: di bassissimo Indice Glicemico, sono di lentissima e parziale trasformazione in glucosio. Nessuno, a memoria d’uomo, è mai ingrassato coi legumi: l’idea stessa fa ridere, visto che sono il cibo quotidiano delle popolazioni più magre al Mondo, e che, infatti, sono controindicati per i bambini piccoli perché non ne facilitano la crescita.

UN DOLCE DI FAGIOLI AL CACAO. Ma torniamo al dolce di fagioli neri che ho inventato improvvisando. Questi fagioli, a conti fatti così "leggeri" nutrizionalmente, possono servire come sanissimo dolce al cacao, da mangiare senza limiti. Sì, avete letto bene, senza nessun limite, una volta tanto, se non quello fisiologico dettato dalla sazietà. E’ talmente caratterizzato il loro sapore naturale che basta solo qualche cucchiaino di cacao amaro e di miele per trasformarli immediatamente in qualcosa che fa abboccare perfino i bambini più sospettosi e le ragazze più schifiltose.

COME E’ NATA LA RICETTA. Avevo notato da anni, ovviamente, il gusto vagamente cioccolatesco dei fagioli neri. E sperimentalmente li avevo con successo conditi di miele e cacao. Però mi riservavo di inventare una ricetta presentabile, sapendo che non è possibile tritarti, passarli e impastarli senza perdere qualcosa delle loro proprietà (colore, sapore e sostanze protettive: v. oltre). Comunque, senza aver risolto il problema tecnico-gastronomico, ad una cena di fine Corso, visto che ragazze e signore mie allieve avevano preparato pochissime pietanze dolci (non per improvvisa virtù, ma perché i dolci sono difficili…), ho pensato di sacrificare in extremis un po’ dei miei fagioli neri già cotti e regolarmente salati (e, mi sembra, già conditi di zenzero), pronti in frigorifero, trattandoli in modo sommario con cacao e miele, per portarli alla cena come "dolce". Contro ogni regola, perciò, li ho dovuti rimestare a freddo, duri e rappresi com’erano, molto delicatamente per non schiacciarli, col cacao e il miele. Il che non è stato facile. Immaginate l’imperfezione dell’impasto improvvisato: sicuramente alcuni fagioli avranno ricevuto più cacao, altri meno o quasi per niente. Per di più erano stati anche salati, per necessità di conservazione in frigo. Eppure, grazie al loro sapore naturale "cioccolatesco", proprio per la presenza di alcuni polifenoli del cacao, sono serviti egregiamente a formare degli squisiti tartufetti che poi ho decorato con panna montata. Successone. Li hanno assaggiati perfino i figli adolescenti della padrona di casa, a cui ovviamente soltanto in un secondo tempo ho rivelato che si trattava di fagioli. Se glielo avessi detto prima, avrebbero fatto una smorfia di disgusto; sapete come sono conservatori gli adolescenti di oggi.

SEMPLICE PREPARAZIONE. Se preparate i fagioli neri appositamente come dolce, cosa che vi consiglio se volete sostituire in modo virtuoso torte di farina, cioccolato e gelati, basterà rimestare lentamente e molto delicatamente con una spatola di legno i fagioli neri appena cotti, quando hanno ormai assorbito tutta la loro acqua (a proposito, siete riusciti ad arrivare a questo… obiettivo minimo?…) senza toglierli dalla pentola a pressione, aggiungendo il giusto sale, alcuni cucchiaini di cacao amaro e la giusta quantità di zucchero nero brasiliano di melassa ("moscovado" o panela) oppure di miele fluido. Assaggiare: devono ricordare il cioccolato. Chi ama le spezie potrà aggiungere un poco di zenzero in polvere (1 cucchiaino da caffè o da tè per 500 g di fagioli, peso a crudo). Con i fagioli ancora bollenti impastati di cacao e miele formerete delle coppette di vetro oppure dei mucchietti tipo "tartufo di cioccolato amaro", su carta decorata o piattini, come se fossero dei gelati, che farete prima rapprendere a temperatura ambiente e poi gelare in frigorifero per ore senza protezione, in modo che si secchino ancor di più. Al momento di servire aggiungerete su ogni coppetta o tartufo una o due grosse cucchiaiate di panna montata di latte. Si può anche decorare con una fragola. Preparatene di più, perché in parecchi chiederanno il bis.

MESSA A BAGNO. Una sciacquata rapida e mettete a bagno per un’intera notte i fagioli neri in modo che siano ben coperti d’acqua. Al mattino dopo troverete un’acqua leggermente colorata. Non gettatela via come dicono tutti stupidamente, anzi usatela per cuocerli nella pentola a pressione (la mia, molto grande, richiede per 500g di fagioli pesati a secco e poi ammollati e scolati 3 mestoli colmi d’acqua per ben 40 min. di cottura). Ecco, quei 3 mestoli li ricavate dall’acqua d’ammollo, che contiene preziose tracce di polifenoli e fitati anti-cancro (anti-proliferativi). E contribuirà a fare i fagioli un po’ più neri e simili al cioccolato.

COTTURA La cottura deve essere perfetta, mai "al dente", meglio abbondare coi tempi. Il crudismo, doveroso in verdure e frutta, tollerabile e talvolta utile nei cereali, non deve metter bocca nei legumi, tranne che nei germogli, nei quali gli enzimi riducono le sostanze pericolose, perché i fagioli crudi o poco cotti, oltre a dare flatulenza e meteorismo, contengono sostanze anti-nutrizionali e perfino tossiche, tra cui la fasina, una agglutinina specifica. Ricordo che la cottura dei fagioli neri si può considerare perfettamente ultimata quando si presentano morbidi, tanto da poter essere schiacciati leggermente tra due dita (mai al dente!), ma ancora integri. E soprattutto devono aver assorbito tutto il liquido, che a quel punto sarà diventato bruno scuro. Se ne resta ancora - le prime volte, quando si è poco esperti delle quantità o con una nuova pentola a pressione, può capitare - non gettatelo via: compromettereste sapore e colore dei fagioli. Fate così: senza coperchio rimettete sulla fiamma forte la pentola a pressione, rimestando un poco con la spatola di legno, finché non resta più liquido e i fagioli cominciano ad attaccarsi al fondo.

DOLCI DI PASTA DI FAGIOLI SETACCIATA ALLA GIAPPONESE. Ma non è meglio passare i fagioli neri al setaccio, ottenendo così una pasta omogenea facile da condire e dolcificare? Questo è il metodo usato in Giappone per certi coloratissimi dolcetti di fagioli, ma è meno sano, anche se è pur sempre più sano e protettivo di qualsiasi dolce di farina, sia pure integrale, in quanto i legumi hanno un indice glicemico più basso delle farine di cereali, sia pure integrali, e hanno più fibre solubili, che proteggono meglio di quelle solubili tipiche dei cereali integrali. Ma poi solo la buccia è nera nei fagioli neri, non la parte interna, i cotiledoni. Se li passassimo al setaccio avremmo una pasta chiara, di poco sapore, che richiederebbe grandi quantità di cacao e miele. E insieme alla buccia, ripeto, perderemmo preziosi polifenoli, fibre e altre sostanze preventive. Insomma, i legumi devono essere integrali per avere tutte le loro proprietà.

ALCUNI STUDI SCIENTIFICI. Ed ora alcuni studi scientifici in abstract. Nel primo è provato che fagioli neri e rossi riducono tumori sperimentali al colon procurati in laboratorio, perché il controllo dell’appetito riduce i grassi del corpo e per la maggiore concentrazione di butirrato (dovuto alla fermentazione nel colon delle fibre solubili dei fagioli). Nel secondo studio si dimostra che i fagioli neri proteggono dai danni al DNA delle cellule. Poiché si attribuisce agli antociani questa questa capacità protettiva dei fagioli neri, i ricercatori hanno provato direttamente anche l’azione degli antociani puri distribuiti dall’industria chimica, assolutamente uguali a quelli del fagiolo. Ma dati in buona quantità, anziché essere protettivi gli antociani isolati procuravano lesioni al DNA. Segno, spieghiamo noi, che è la sinergia tra varie sostanze naturali che protegge, cioè il fagiolo nero reale nella sua interezza, e non uno o due suoi componenti. Insomma, dobbiamo mangiare cibi veri, e non integratori.

CONSUMPTION OF BLACK BEANS AND NAVY BEANS (PHASEOLUS VULGARIS) REDUCED AZOXYMETHANE-INDUCED COLON CANCER IN RATS. Hangen L., Bennink M. R. Food Science and Human Nutrition, Michigan State University, East Lansing, Nutrition and cancer 44, 1, 60-65, 2002. Beans (Phaseolus vulgaris) are an important food staple in many traditional diets. There is limited evidence to suggest an inverse relationship between bean consumption and colon cancer. The objective of this study was to determine whether consumption of black beans and/or navy beans would reduce colon carcinogenesis in rats. Rats were fed a modified AIN-93G diet (control) or diets containing 75% black beans or 75% navy beans for 4 wk, and then colon cancer was initiated by administration of two injections of azoxymethane 1 wk apart. At 31 wk after the second injection, the incidence of colon adenocarcinomas was significantly lower (P < 0.05) in rats fed the black bean (9%) and navy bean (14%) diets than in rats fed the control diet (36%). Total tumor multiplicity was also significantly lower in rats fed the black bean (1.1) and navy bean (1.0) diets than in rats fed the control diet (2.2). The 44-75% reduction in colon carcinogenesis in rats fed beans was attributed to 1) more controlled appetites, leading to significantly less body fat, and 2) much greater concentrations of butyrate in the distal colon. It was concluded that eating black beans and navy beans significantly lowered colon cancer incidence and multiplicity.

BLACK BEAN (PHASEOLUS VULGARIS L.) AS A PROTECTIVE AGENT AGAINST DNA DAMAGE IN MICE. L. Azevedo, J. C. Gomes, P. C. Stringhet, Á. M. M. C. Gontijo, C. R. Padovani, L. R. Ribeiro and D. M. F. Salvadori. Food and Chemical Toxicology 41, 12, December 2003, 1671-1676. This study was designed to evaluate the toxicogenetic or protective effect of cooked and dehydrated black beans (Phaseolus vulgaris L.) in bone marrow and peripheral blood cells of exposed mice. The frequency of micronuclei detected using the bone marrow erythrocyte micronucleus test and level of DNA lesions detected by the comet assay were chosen as end-points reflecting mutagenic and genotoxic damage, respectively. Initially, Swiss male mice were fed with a 20% black bean diet in order to detect mutagenic and genotoxic activity. However, no increase in the frequency of bone marrow micronucleated polychromatic erythrocytes (MN PCEs) or DNA lesion in leukocytes was observed. In contrast, received diets containing 1, 10 or 20% of black beans, a clear, but not dose-dependent reduction in the frequency of MN PCEs were observed in animals simultaneously treated with cyclophosphamide, an indirect acting mutagen. Similar results were observed in leukocytes by the comet assay. Commercial anthocyanin was also tested in an attempt to identify the bean components responsible for this protective effect. However, instead of being protective, the flavonoid, at the highest dose administered (50 mg/kg bw), induced primary DNA lesion, as detected by the comet assay. These data indicate the importance of food components in preventing genetic damage induced by chemical mutagens, and also reinforce the role of toxicogenetic techniques in protecting human health.

IMMAGINE. Tartufo di fagioli neri "al cioccolato" (dis. di Nico Valerio). Pensate, non avendo nessuno provveduto a fotografarlo, ho dovuto... disegnarlo, con l'aiuto di Photoshop. Non è troppo diverso da quello che abbiamo gustato qualche sera fa. Si tratta di un tartufo apparentemente di cioccolato nerissimo dalla forma rustica e irregolare (ma lo si può anche servire dentro coppette da gelato, e alle signore che badano più alla forma esteriore che alla sostanza sembrerà così più elegante e dunque più squisito. Va completato con una bella cucchiaiata colma di panna montata.

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