FRUTTA E VERDURA. Ecco le meta-analisi sull’efficacia contro i vari tumori
TABELLA I (Meta-analisi WCRF-AICR e COMA). Cliccare sull'immagine per ingrandirla.
Un quadro generale attendibile ce lo offre uno studio meta-analitico del noto oncologo E. Riboli, in collaborazione con la T. Norat, pubblicato nel 2003 da quella che è considerata la principale rivista scientifica di nutrizione clinica al mondo. Questo importante studio riporta in premessa i risultati (v. Tabella I) di due meta-analisi messe a confronto: una americana del WCRF-AICR, World Cancer Research Fund–American Institute for Cancer Research, e l’altra del britannico Chief Medical Officer’s Committee on Medical Aspects of Food & Nutrition Policy of UK sugli effetti possibili di riduzione dei rischi di tumori di alti consumi di frutta e verdura.
Tuttavia, Riboli (che, curiosamente, è anche uno dei co-autori dello studio di Boffetta) fa notare che "alcuni recenti risultati di studi epidemiologici non confermano l’ipotesi del ruolo protettivo di frutta e verdura nella eziologia del cancro". E riporta vari studi come esempio di questa incapacità degli epidemiologi di provare in modo convincente il potere anti-cancro.
La Tabella II riporta invece le conclusioni dello stesso studio meta-analitico di Riboli e Norat su varie precedenti ricerche di tipo case-control e di cohort. C’è differenza tra i risultati, a seconda delle due metodologie di ricerca. E infatti uno studio case-control (caso-controllo) compara in retrospettiva un gruppo di malati (casi) con un gruppo di non malati (controlli). Invece, un cohort study, studio di coorte, è una ricerca osservazionale, in genere prospettica, che segue nel tempo (follow up) l'evoluzione di un gruppo di persone identificate in base a determinate caratteristiche, e sane all’inzio dello studio. Riboli cerca di spiegarsi come mai i due tipi di ricerche danno risultati diversi sulla protezione di frutta e verdura dal cancro. Gli studi prospettici di coorte, in generale, sono più deludenti di quelli caso-controllo.
TABELLA II (Meta-analisi Riboli e Norat, 2003)
L’importante, però, è che questo lavoro di Riboli, del resto molto realistico, ci riporta con i piedi per terra.
La realtà scientifica, specialmente le difficili ricerche epidemiologiche, è in continua evoluzione, e non si esclude che con metodologie più raffinate e severe di oggi l’epidemiologia possa in futuro riuscire a dimostrare anche ciò che ora non riesce a fare.
Nel frattempo - avvertono tutti gli studiosi, compreso il Boffetta - sarebbe un grave errore smettere di consumare verdura e frutta (più verdura che frutta, più crudo che cotto: 5-6 porzioni al giorno come minimo), per i loro accertati e numerosi vantaggi, tra cui il potere antiossidante, le specifiche attività dovute ai numerosi principi farmacologici, la certa riduzione del rischio di vari tumori, le proprietà anti-colesterolo e anti-trigliceridi, la capacità di togliere la fame rapidamente e di abbassare in modo drastico l’ammontare calorico di un pasto, e così via. Resta perciò confermata l'esigenza di almeno 5-6 porzioni al giorno decisa dai Consensus internazionali nel 1991.
Etichette: cancro, epidemiologia, frutta, prevenzione, ricerca, verdura
8 Comments:
Bè, gli effetti sulla salute di molti frutti, in special modo le arance a polpa rossa siciliane, sono inequivocabili e documentati scientificamente.
Già dal titolo promette bene!
Ora devo stirare, appena ho 2 minuti lo leggo!
Bell'articolo. Non ho trovato niente di così articolato e motivato in giro. Si trova solo la notizia col comunicato di Boffetta. E' vero, i giornali ne hanno parlato poco (forse perché scettici, visto che gli avevamo fatto per 20 anni "na capa tanta" sul potere miracoloso di frutta e verdura). Hai fatto bene a ripescare il lavoro di Riboli che fa il punto sulla situazione. Almeno non compie l'errore demagogico e populistico di Boffetta di considerare i vari tumori come unica malattia, e ci dice che cosa c'è di fondato su ogni tumore. Io però non capisco dove le meta-analisi riportate nella Tabella I avrebbero sbagliato. Per me quelle sono valide. E sono state fatte da organismi di grande prestigio.
Ammesso che la gente sappia la differenza di attendibilità statistica tra probabile, possibile, consistente ecc. le tabelle e l'intero studio di Riboli danno una idea precisa.
Arance rosse? Buonissime, amico siciliano, ma non esageriamo col campanilismo e la pubblicità: qualsiasi peperone o kiwi ha molta più vitamina C, e qualsiasi frutto a buccia o polpa violetta (uva nera, prugne, more ecc), senza contare cavolo rosso e barbabietola rossa, ha più antociani delle arance sanguigne.
Molto interessante.
Ho letto anche il post successivo sull'attendibilità dei questionari e mi rendo sempre più conto che l'informazione a volte è di parte o incompleta o superficiale...occorre sempre confrontare più fonti per cercare di orientarsi.
Dico cercare, errori poi ne faremo tutti ma si spera non così grossi come non mangiare frutta e verdura!
Io non credo molto a questi lavori di raccolta dati e pubblicazioni mediche. Io stesso lavoro in un gruppo di ricerca e molte volte pur di pubblicare si inseriscono dati e se ne eliminano altri e tutto per dimostrare la verità della premessa del nostro lavoro.
Anonimo, sì appunto, lo dico nell'articolo penultimo (andando indietro qui di seguito) dedicato ai limiti degli studi sui questionari alimentari. Però, qui il problema principale è nell'aver fatto lo studio del Boffetta una "media dell'efficacia di frutta-verdura su tutti i tipi di cancro", ben sapendo che alcuni cancri molto diffusi sono insensibili all'alimentazione. Insomma, è la stessa ipotesi di lavoro che appare scorretta... perché mette insieme malattie disomogenee.
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