sabato 13 febbraio 2010

FOLATI, FUMO E DONNE. Verdure e legumi contro mutazioni di geni e tumori.

I folati, sali dell'acido folico (in disuso il termine folacina), sono oggi considerati importanti come una vitamina, anche se sono prodotti dal corpo umano, sia pure in piccole quantità e a seconda dei geni (gli Americani hanno proposto “vitamina B9”). Una quasi vitamina che è sempre più importante a mano a mano che se ne scoprono nuove proprietà. I folati sono noti soprattutto tra le donne in gravidanza, perché prescritti a tutte indistintamente dai ginecologi fin dal momento del concepimento come preventivi del rischio di malformazioni del feto, tra cui la spina bifida. La prevenzione di massa, dall'OMS al medico di base, le spinge con una propaganda martellante – dando per scontato che mangino male e ignorino le verdure – non a una dieta ricca di folati, ma proprio agli integratori in compresse. Solito malcostume medico, che prende atto del malcostume dei pazienti. Giustamente il sistema sanitario si difende così: noi non siamo educatori, né possiamo aspettare per decenni che la gente cambi abitudini alimentari. Dobbiamo essere realisti: se la gente mangia male e consuma poche verdure noi ordiniamo integratori-farmaci, che in quanto titolati in modo esatto ci permettono anche di condurre gli studi.
      Noi invece, da Naturisti, siamo educatori, e cerchiamo con la Scienza sempre sott’occhio di far cambiare abitudini agli Umani. Un’impresa per niente realistica, anzi molto idealistica.
      Ora i folati vengono in evidenza, perché possono proteggere anche dalle alterazioni dei geni dei fumatori che poi conducono al tumore dei polmoni. Il titolo del comunicato dell'istituto di ricerca americano National Cancer Institute (NCI) è "Diet May Protect Against Gene Changes in Smokers" (L'alimentazione può proteggere dalle modifiche dei geni nei fumatori), che è diventato nel titolo sul giornale italiano "La dieta che protegge dai danni del fumo" (sottotitolo: “Folati e vegetali a foglia verde difendono i geni dalle mutazioni tumorali”). La dieta con molti cibi ricchi di folati è collegata secondo uno studio a un minor rischio di tumori polmonari, come si è visto analizzando i questionari riempiti da migliaia di fumatori, per lo più donne.
      Ma i folati sono anche, in minor misura, l’ossessione di anemici, vegetariani e veganiani, perché è grazie alla loro sinergia che la vit. B12 può agire. Da soli, come integratori, però, sono abbastanza pericolosi per gli anemici: mascherano la carenza di B12. (su questa fondamentale vitamina si veda l'importante monografia).Con la conseguenza che se esistesse davvero una carenza grave di B12 (per fortuna rara), nessuno provvederebbe, e perciò potrebbero verificarsi in teoria danni irreversibili al sistema nervoso.
      La novità è che i folati sono sperimentati ora anche nella protezione dei fumatori. Lo studio del Lovelace Respiratory Research Institute di Albuquerque, New Mexico, ha coinvolto 1.100 fumatori o ex-fumatori, per il 75 per cento di sesso femminile, con almeno 15 anni di abitudine al fumo (un pacchetto o più al giorno). I soggetti hanno fornito campioni di saliva e questionari precisi sulle proprie abitudini alimentari. I ricercatori hanno poi analizzato la saliva per determinare il grado di metilazione delle cellule. La metilazione è un processo che "spegne" i geni, bloccandoli con l'adesione di molecole di metile. Questo è uno dei principali motivi per cui il fumo provoca il cancro. Ma stavolta - ha spiegato Jacob Kagan del Cancer Biomarkers Research Group - "i ricercatori hanno voluto sapere se la metilazione si fosse verificata in particolare in quei geni responsabili della crescita tumorale e della soppressione della riparazione del DNA, perché quando ciò avviene aumenta sensibilmente il rischio di cancro ai polmoni. E in più, volevano vedere se l'assunzione attraverso la dieta potesse modificare il tasso di metilazione, analizzando 21 tipi di diete".


Ne è risultato che le foglie verdi e i legumi, e poi i semi oleosi e alcuni frutti, cioè i cibi ricchi di folati, provocavano un minor tasso di metilazione dei geni critici, responsabili se metilati di facilitare l'insorgenza del cancro polmonare. Naturalmente, mangiare questi cibi in abbondanza non può essere in nessun modo la scusa per continuare a fumare o per smettere di preoccuparsi se si aspira spesso il fumo altrui. Perché i folati riducono ma non eliminano certo il rischio. Ne riferisce E. Meli sulle pagine della Salute del Corriere della Sera, a proposito del recente studio di Steven Belinsky e colleghi apparso su Cancer Research in gennaio. Ecco l’articolo:

Analisi su cellule
LA DIETA CHE PROTEGGE DAI DANNI DEL FUMO
Folati e vegetali a foglia verde difendono i geni dalle mutazioni tumorali

A tavola si mette una seria ipoteca sul nostro benessere, si sa. Oggi arriva anche la prova che alcuni cibi possono proteggerci dai danni del fumo, evitando che le sigarette provochino le alterazioni genetiche alla base del tumore al polmone: lo sostiene una ricerca statunitense pubblicata su Cancer Research.
Gli autori, del Lovelace Respiratory Research Institute di Albuquerque, hanno esaminato cellule presenti nelle secrezioni di più di 1.100 fumatori ed ex fumatori. Molto semplicemente, ne hanno raccolto lo sputo: qui si trovano infatti cellule che si staccano dalle vie aeree e che sono state analizzate a fondo dai ricercatori. Obiettivo, valutare la presenza di metilazioni su otto geni chiave correlati a un maggior rischio di tumore al polmone. La metilazione dei geni è un metodo utilizzato dalla cellula per controllare l'espressione dei geni: attaccando al DNA piccoli gruppi metile (quattro atomi appena: tre di idrogeno e uno di carbonio), la cellula "decide" se i geni possono o meno far produrre certe proteine. Molti geni coinvolti in funzioni critiche della cellula, ad esempio nella divisione cellulare, sono metilati in caso di tumore al polmone: secondo molti, perciò, il livello di metilazione può essere considerato un marcatore precoce di tumore e un indice della sua progressione.
Una volta misurato il livello di metilazione degli otto geni chiave, Steven Belinsky e i suoi collaboratori hanno provato a vedere se vi fosse una correlazione fra questo e le abitudini alimentari, indagate sottoponendo un questionario a tutti i partecipanti. I ricercatori hanno preso in considerazione 21 elementi della dieta, scoprendo che il consumo di folati (che si trovano ad esempio in spinaci, insalata, legumi, fegato) e di vegetali a foglie verdi si associava a una ridotta metilazione e quindi, in teoria, a un minor rischio di tumore al polmone.
Lo stesso pareva accadere, anche se in minor misura, a chi faceva uso di multivitaminici a base di ciò che si trova in insalate e affini, ovvero vitamina C, A e K, luteina, acido folico, carotenoidi. In realtà sul tema vitamine e protezione dal tumore al polmone pare opportuno esercitare qualche dubbio: qualche tempo fa un ampio studio aveva dimostrato che i supplementi a base di carotenoidi erano sostanzialmente inutili per la prevenzione del tumore al polmone [e in passato si erano dimostrati addirittura cancerogeni in vari studi e per altri tipi di cancro, su migliaia di soggetti, Nota di Nico Valerio]. Questo perché ormai pare chiaro che se un nutriente arriva da una dieta bilanciata e variata fa bene, se lo si prende in pillole è molto meno scontato che apporti benefici. Se quindi è lecito non entusiasmarsi troppo per l'associazione (peraltro debole) osservata da Belinsky fra multivitaminici e metilazioni genetiche, molto più interessante appare l'effetto di verdure e acido folico assunte con la dieta.
Gli autori sottolineano che già in passato un basso apporto di acido folico è risultato associato a un maggior rischio di tumore al polmone nei fumatori, mentre altri gruppi di ricerca hanno dimostrato che i folati riducono la metilazione del DNA nel tumore del colon. Buoni indizi quindi che la metilazione sia un elemento fondamentale nella progressione tumorale e che questa possa essere influenzata dagli alimenti che mangiamo; servono però conferme, come ammette lo stesso Belinsky: "Dobbiamo risolvere le contraddizioni che sono emerse nei diversi studi che si sono occupati del ruolo di vitamine e nutrienti vari nella protezione dal cancro: servono ricerche ulteriori che indichino chiaramente gli effetti dei fattori alimentari sulle cellule, per suggerire finalmente strategie preventive che possano avere successo". In pratica, la certezza ancora non c'è e soprattutto in materia di integratori è bene andare coi piedi di piombo. Ma pare che, se non altro, mangiare verdura a foglia verde possa avere solo conseguenze positive sulla nostra salute".

      COMMENTO. Gli alimenti, anzi, i regimi alimentari ricchi di folati sono, dunque, determinanti anche nel ridurre i rischi dei fumatori. La vitamina è coinvolta infatti nella conservazione del DNA e del RNA e coerentemente si rivela essenziale nel controllo della proliferazione cellulare, sia quella della nascita e dello sviluppo del feto, sia quella del tumore.
      MA QUALI CIBI? La comunicazione sanitaria al riguardo è da mediocre a pessima. Spesso si distribuiscono foglietti (p.es. distribuiti dalle infermiere o dietiste che girano negli ambulatori ginecologici), con indicazioni anche contrastanti e infelici, che mettono in evidenza cibi poco comuni o disponibili in poche settimane all’anno o che si usano in piccola quantità, come asparagi, melone ecc.), o che si possono consumare oppure “si usa” consumare soltanto cotti (e la cottura riduce di molto i folati: dal 50 al 90%), come i broccoli e i broccoletti di rape. Oppure al contrario sono solo quelli che si mangiano crudi (vedi la vignetta), così limitando molto la dieta.
      Invece, mangiando normalmente di tutto un po', crudo e cotto, soprattutto cibi normali ma anche qualche curiosità, tutti noi potremmo avere abbastanza folati nella dieta di ogni giorno. Compresi fumatori, donne incinte, anemici veri e presunti (vegetariani).
      Il fabbisogno è per gli adulti, uomini e donne, di 200 μg (microgrammi) al giorno. Per le donne in gravidanza 400 μg al giorno, ma già "da un mese prima" e per una certa durata, raccomanda l'Istituto Superiore di Sanità. Per questo è doveroso consultare medico curante e ginecologo. Il nostro consiglio è quello di far presente al sanitario qual è esattamente la dieta seguita, cioè se si assumono e in quale quantità cibi che davvero forniscono tanti folati reali, o no.
      A noi il compito di individuare gli alimenti, magari anche quelli poco noti o dimenticati, che in una corretta alimentazione naturale apportano grandi quantità di acido folico.
      Per questo abbiamo realizzato una prima la tabella dei cibi ricchi di folati desunta da Krause & Mahan. Una più completa con dati più recenti è in preparazione.

      CIBI CRUDI E FRESCHI. Sono i migliori, ovviamente, viste le altissime perdite di folati a causa della cottura, e in minor misura anche del calore prolungato e della conservazione a temperatura ambiente (negozi, casa), dove ormai, estate e inverno, si vive in serra, a 20-25°C. Prime tra le fonti le verdure verdi a foglia, di ogni specie. Poi i legumi germogliati o anche solo germinati (lenticchie e mung messi a bagno una sola notte: saranno teneri e croccanti, ultra-digeribili, adatti per contorni e insalate). Infine la frutta fresca e i semi oleosi. Questi ultimi, però, sono molto ricchi di grassi, quindi non se ne può abusare. Restano per consumi abbondanti giornalieri verdura verde, frutta e germogli di legumi.
      Ecco alcuni esempi tratti da Krause e Mahan e Ieo (con valori spesso divergenti tra loro, com'è naturale). Tenendo presente che una persona adulta comune deve avere ogni giorno almeno 200 μg di folati (probabilmente un po' di più i fumatori), ricordiamo: spinaci crudi in insalata (buonissimi, meglio ancora in insalate miste: forniscono da soli ben 150-193 μg per 100 g), lattuga romana 179 μg, indivia e scarola 46-156 μg, germogli di soia o mung 140-172 μg, barbabietole rosse (squisite spellate e tagliate a fettine in insalata) 101μg, rucola 97 μg, 20 g ovvero 2 cucchiai colmi di germe di grano 66 μg, lattuga cappuccio verde 79 μg, noci 66, pinoli 57, fiocchi di avena 51-56 μg, sedano-rapa 51 μg, uova 50 μg, pomodori 40 μg, ravanelli 38 μg, cavolo rosso 32-34 μg, arance 31-43 μg, fragole 30 μg, clementine 26 μg, 10 g di prezzemolo 13 μg.
      Da ricordare anche due fonti abbondanti e insolite di folati. Il lievito di birra fresco e vitale in panetti (lievito da pane) che dà ben 312 μg per panetto di 25 g (costo: 10 cent). Ma ne sconsiglio l'uso per motivi pratici: ha saccaromiceti vivi che fermentano potentemente qualsiasi carboidrato con produzione di anidride carbonica CO2. Andrebbe consumato perciò a digestione già completamente effettuata. Più pratico, ma costoso, il lievito secco in polvere devitalizzato (lievito di birra dietetico): 1 cucchiaio di ca 8 g ne ha ben 313 μg (K&M). Invece, dello stesso ce ne vuole molto di più se è in forma di compresse, perché per non farle sbriciolare vengono aggiunte silice e microcellulosa cristallina. In tal caso, dato che 1 g di lievito secco ha 39,12 μg di folati e una compressa ha solo 300 mg di lievito (Healthlife, UK), per avere ca 140 μg di folati ci vogliono ben 12 compresse al giorno. A differenza del lievito fresco da pane, le compresse hanno un gusto amarognolo.
      COTTURA E TRATTAMENTI. In generale, la bollitura in acqua è la cottura più distruttiva, tanto più se poi l'acqua viene gettata via. Meno distruttiva è la cottura a vapore. La cottura a pressione è la meno distruttiva, interpretiamo: vapore+pressione. Anche quella a micro-onde arreca poche perdite. In quanto al confronto tra i diversi trattamenti, una tabella registra le seguenti perdite medie di folati, non si sa in quali alimenti: congelazione -5%, essiccazione -50%, cottura -70%, cottura+scolatura -75%, riscaldamento -30%. E una verdura può benissimo essere stata dapprima in frigo (o, peggio, in magazzini a temperatura ambiente), poi cotta, poi scolata, poi conservata in frigorifero, infine riscaldata. Quindi, alcune di queste percentuali possono sommarsi.

COTTURA AL VAPORE (E A PRESSIONE): L'UNICA SANA E SENZA PERDITE. Ecco uno studio interessante che riguarda la degradazione dei folati con la cottura:
The effect of different cooking methods on folate retention in various foods that are amongst the major contributors to folate intake in the UK diet. Derek J, et al.British Journal of Nutrition (2002), 88:681-688.
Folate intake is strongly influenced by various methods of cooking that can degrade the natural forms of the vitamin in foods. The aim of the present study was to determine the effect of different cooking methods on folate retention in various foods that contribute to folate intake in the UK diet. Typical purchasing and cooking practices of representative food folate sources were determined from a questionnaire survey of local shoppers (n 100). Total folate was determined by microbiological assay (Lactobacillus casei NCIMB 10463) following thermal extraction and tri-enzyme (α-amylase, protease and conjugase) treatment in raw foods and after typical methods of cooking. Boiling for typical time periods resulted in only 49 % retention of folate in spinach (191·8 and 94·4 μg/100 g for raw and boiled spinach respectively; and only 44 % in broccoli (177·1 and 77·0 μg/100 g for raw and boiled broccoli respectively. Steaming of spinach or broccoli, in contrast, resulted in no significant decrease in folate content, even for the maximum steaming periods of 4·5 min (spinach) and 15·0 min (broccoli). Compared with raw values, boiling of whole potatoes (skin and flesh) for 60·0 min did not result in a significant change in folate content (125·1 and 102·8 μg/100 g for raw and boiled potato respectively), nor was there any effect on folate retention whether or not skin was retained during boiling. These current results show that the retention of folate in various foods is highly dependent both on the food in question and the method of cooking. Thus, public health efforts to increase folate intake in order to improve folate status should incorporate practical advice on cooking.

FOLATI NEGLI SPINACI (E NEI "BIO" C'E’ LA STESSA QUANTITÀ) DISTRUTTI AL 60-70% DALLA COTTURA IN ACQUA.
Folate determination in spinach. Influence of cultivation, harvest and cooking methods. - Lima-Pallone JA, Catharino RR, Godoy HT. Arch Latinoam Nutr. 2008 Mar;58(1):81-6.
The aim of this work was to determine vitamin contents in spinach produced by different cultivation type (organic and traditional), harvesting period and after cooking in water. The determination was carried out by High Performance Liquid Chromatography. There was no significant difference in folate contents between spinach cultivated by traditional and organic method and there was also no significant difference between the values obtained at different periods of the year. Folate levels determined as 5-methylTHF and 5-formylTHF varied from 226 to 527 μg/100 g and 4.6 to 10 μg/100 g, respectively. Cooking in water resulted in approximately 74% of losses of 5-methylTHF and 56% of 5-formylTHF.


CIBI COTTI. Una cottura intelligente può salvare, dunque, parecchi folati. E le tabelle nutrizionali ci dicono che qualcosa resta, ed sempre meglio di niente, se proprio il crudo è impossibile. E dopotutto, tanti numeri piccoli contribuiscono alla somma finale giornaliera. Alcuni esempi per 100 g: spinaci lessati 90 μg, broccoli verdi lessati 89 μg, fagiolini verdi lessati 57 μg, pane integrale 54 μg, pizza con pomodoro e mozzarella 52 μg, arachidi tostate 52-106 μg, piselli cotti 47 μg , ceci cotti 45 μg, fagioli borlotti e Lima cotti 39 μg, e così via.
      Una porzione di torta rustica di farina integrale con spinaci o ortica (250 g cotti) potrebbe darci 245 μg di folati. Senza contare insalate, contorni e frutta. Fatelo presente al ginecologo, che altrimenti vi ordina l'integratore, pensato giustamente per la maggioranza delle donne (non salutiste o veg) che mangiano malissimo, stracuociono tutto ed hanno carenza assoluta di folati.
      Per obiettività va aggiunto che contengono folati anche il fegato degli animali, che non ci sentiamo di consigliare per la probabile presenza di sostanze tossiche, ed anche carni di uso comune, su cui gravano però le note limitazioni nutrizionali e tossicologico-preventive (rischi epidemiologici e formazione di amine eterocicliche da cottura), e che quindi non si prestano a consumi importanti. Anche i latticini hanno folati, come il latte e alcuni formaggi: p.es il gorgonzola ben 52 μg/100 g. Anche con questi non è possibile realizzare una dieta intensiva, anche se i latticini sono adatti o protettivi anche per la particolare qualità di grassi e proteine. Possono però contribuire nelle donne in gravidanza all'ammontare generale giornaliero di folati, tanto più che sono ricchi anche di calcio assimilabile.

NOTA: Valori nutrizionali: IEO, ISS, Krause e Mahan.

IMMAGINE. Una donna,  probabilmente in gravidanza (ma possiamo immaginare anche che è o è stata anche fumatrice), alle prese con un’enorme insalatiera di spinaci crudi e tanti bicchieri di spremuta d’arancia, secondo un vignettista satirico. In realtà ci sarebbero molti altri e gustosi alimenti ricchi di folati (sali dell’acido folico, un tempo noti come “folacina”).

AGGIORNATO IL 25 APRILE 2015

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12 Comments:

Anonymous Mary the Red said...

Bell'articolo, ciao e bacioni.

13 febbraio 2010 alle ore 23:22  
Anonymous dr. Augin said...

Complimenti, un lavoro ben documentato come sempre.

14 febbraio 2010 alle ore 11:14  
Blogger Semedisesamo said...

Bello, interessante e completo!
Una domanda: è vero che la cottura delle verdure (spinaci & co.) in pentola a pressione con poca acqua e per breve tempo fa distruggere un po' meno vitamine, folati, etc.?
Io ho sempre pensato che fosse una cottura migliore di quella tradizionale in acqua bollente. Sicuramente cuocere a vapore è ancora meglio ma la pentola a pressione mi è sempre sembrata un buon compromesso tra praticità e qualità.
Che ne pensi?

14 febbraio 2010 alle ore 13:37  
Blogger Nico Valerio said...

Semedisesamo, l'ho specificato meglio aggiungendo un periodo nel testo e altri dati. Il meglio è pressione al vapore. Cosa che si può fare solo con le verdure che non si possono assolutamente mangiare crude (broccoli ecc). Si mette sul fondo della pentola a pressione l'apposita grata. Basta quel po' di acqua che cola dai vegetali dopo il lavaggio.

14 febbraio 2010 alle ore 19:26  
Anonymous Tatiana said...

Ma una veg salutista come me ci nuota, senza saperlo, nei folati.
Baci

15 febbraio 2010 alle ore 12:28  
Anonymous Anonimo said...

A proposito di lenticchie germinate: dopo l'ammollo vanno comunque cotte o ho capito male? In generale, che cosa pensi dei lunghi ammolli (48 ore per i ceci)? gli enzimi che così si attivano non vengono in ogni caso distrutti dalla cottura?
Grazie per la risposta,
Roberto.

17 febbraio 2010 alle ore 14:42  
Blogger Nico Valerio said...

LENTICCHIE "GERMINATE". Perfino le lenticchie vanno lasciate a bagno per qualche ora, e poi cotte. Ma qui si stava parlando di folati. S vuoi avere tutti i folati bisogna mangiarle crude in contorno. In questo caso vanno lasciate a bagno 8-12 ore. Per niente "eroiche", sono mangiabilissime, solo normalmente croccanti. Hanno il buon sapore leggermente amarognolo delle lenticchie "germogliate". Solo che non hanno il germoglio. La germinazione, quindi, è uno stadio anteriore alla germogliazione. Non danno il minimo problema: la germinazione (basta una notte a bagno, e se proprio vuoi strafare ma non è indispensabile lasciale scolate sommariamente, quindi ben bagnate, dentro una scodella coperta per mezza giornata) sintetizzano enzimi, scusa il gioco di parole, anti-antitripsine che le rendono digeribilissime. Altrimenti si continua la germinazione fino al germoglio (3.4gg). Ci vuole una certa cura: sciacquarle e scolarle ogni giorno, evitare che lo strato inferiore marcisca nell'acqua (quindi piattino rovesciato sul fondo, oppure barattolo di vetro rovesciato chiuso da un panno con elastico, o i contenitori da germogliatore.
CECI. Basta lasciarli a bagno 8 o 24 ore max. Enzimi? Certo che si distruggono, ma intanto il loro lavoro di ammorbidimento parziale l'hanno già fatto. L'ammollo serve infatti a rivitalizzare il seme, a produrre enzimi che riducono un poco i fitati e molto anti-tripsine, saponine ecc. Dopodiché la cottura darà il colpo finale alle sostanze indurenti e antinutritive.

17 febbraio 2010 alle ore 16:44  
Blogger Nico Valerio said...

ELETTRODOMESTICI DA COTTURA. Ho spostato domanda e risposta nell'apposito Forum (v. colonnino)

17 febbraio 2010 alle ore 16:57  
Anonymous Anonimo said...

Prima o poi farò il pieno di folati con le lenticchie germinate, però non subito...
Grazie comunque,
Roberto.

17 febbraio 2010 alle ore 20:18  
Blogger Alessandra said...

Una cosa che non ho mai capito: la quantità di macronutrienti (proteine, carboidrati, grassi) dei germogli è la stessa dei semi originari?

18 marzo 2010 alle ore 10:27  
Anonymous teresa said...

Buongiorno! Ho scoperto da poco i suoi blog e devo dire che sono estremamente interessanti e completi:mi ci vorrà del tempo per poter leggere tutto.La cosa che mi ha subito colpita è l'aspetto scientifico delle sue approfondite analisi che permettono di usare lo spirito critico intorno alle tante informazioni che vengono lanciate.Avrei tante domande da farle e comincio con il chiederle se i legumi sono indicati nella colite spastica che ,tanti anni fa, mi hanno diagnosticato.Grazie davvero per il suo importante lavoro. Teresa

28 settembre 2010 alle ore 09:29  
Anonymous Rico said...

MA LE COMPRESSE DI FOLATI SONO PROPRIO NECESSARIE? Buongiorno, è più di un anno che leggo i suoi scritti (libri e blogs) e l’altro giorno, quando a mia moglie, in dolce attesa, al consultorio hanno prescritto pastiglie integratrici a base di acido folico sono rimasto stupito. Ho chiesto a mia moglie il perchè e mi ha risposto che le hanno detto che le prescrivono a tutte le donne in gravidanza, sarebbero da prendere anche prima del concepimento per la prevenzione di malformazioni che potrebbe avere il bambino (“Si, si, son da prendere, anche mia cognata le ha prese! Ha aggiunto mia moglie). La dottoressa ha tirato fuori discorsi sulla spina bifida dicendo anche che questi integratori male non fanno e costano poco. Appena prima di scriverle ho letto un attimo su Wikipedia alla voce spina bifida: “La somministrazione di acido folico alle donne prima del concepimento e per le prime 7 settimane di gravidanza riduce la prevalenza del 60%”. Ma se una persone sta bene di salute, non ha carenze di ferro, e mangia regolarmente verdura secondo me non dovrebbe averne bisogno ed un medico dovrebbe essere in grado di fare un discorso del genere. Ma ammettiamo che sia valida la prescrizione di questi integratori, da esami del sangue si può vedere se una persona è carente di questa vitamina? (Questo non io non lo so, lo chiedo a lei). Se la risposta è affermativa allora si che potrei esser d’accordo nel prescriverli ma generalizzare e farli prendere a tutte le donne mi lascia qualche dubbio. E’ come se fosse un protocollo che i medici/ginecologi devono seguire per stare tranquilli. Lei cosa ci può dire? Grazie mille la saluto.
Rico

Risposta. No, ovviamente. Basta vedere la tabella (che non è esauriente, ma solo esemplificativa: centinaia di altri cibi contengono folati!) e chiunque può accertare se assume abbastanza folati. Diciamo che con una dieta sana e naturale è difficile avere carenza di folari, è proprio uno dei suoi punti di forza! Ma molti ginecologi, specie di fronte ad una donna insicura, che non elenca con convinzione e precisione i cibi base della propria dieta, non si fidano. E poiché sanno che le pazienti per lo più mangiano male, ordinano o consigliano la… dieta farmacologica. Io consiglio di scrivere due settimane di dieta tipo con la massima sincerità e precisione possibile, compresi i metodi di cottura usati, e farla vedere al ginecologo fin dal momento del concepimento. Ma prima rileggete con attenzione tutto il presente articolo: vedrete che una cucina troppo cotta, come putroppo si usa oggi, può distruggere gran parte dei folati. Quindi attente anche alla cucina.

12 maggio 2012 alle ore 23:51  

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