domenica 13 aprile 2008

DONNE e estrogeni. «Ho 40 anni e voglio un bambino: vanno bene soia e tofu?»

FITO-ESTROGENI, CICLO MESTRUALE, FECONDITA’ E MENOPAUSA. Mi è arrivato un messaggio da parte di una donna che ha frequentato i miei Seminari. Solleva un problema che credo interessi molte altre donne:

Caro Valerio, nelle dispense del tuo ultimo Corso ho trovato che la donna che fa uso frequente di soia e fa cure ormonali è meglio che avverta il proprio medico per eventuali interferenze che si potrebbero creare. Mi sono chiesta se da quarantenne già con una figlia di un anno, (non sto facendo cure ormonali, ma stiamo cercando di avere un altro figlio) l'uso quotidiano di latte di soia mi possa sfavorire. La mia ginecologa (omeopata) mi ha suggerito di prendere prodotti erboristici (Maca forte e pulsatilla). Mi interessa molto il tuo parere al riguardo e se hai consigli da suggerire ben vengano”. Emanuela V.

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L’Asia e l’Occidente sono divisi anche dai legumi. Il forte consumo di legumi – come da noi nell’Antichità, e fino agli anni 50 nelle campagne – sembra tener bassa in Estremo Oriente l’incidenza di disturbi della menopausa (vaginiti, vampate di calore, irritabilità ecc.), malattie cardiache, osteoporosi, tumore al seno e cancro della prostata. Che invece sono più frequenti in Europa, Nord-America e Australia, dove ricchezza e stile di vita cittadino hanno imposto cibi più rapidi da preparare, con proteine più assimilabili, quindi "migliori" (sono stati i nutrizionisti a mettercelo in testa), ma anche di maggior prezzo e status symbol (carni, latticini). La controprova? A mano a mano che le nuove generazioni asiatiche copiano l’Occidente stanno aumentando anche in Asia queste malattie.

[Tra parentesi, è l’effetto copia di tutte le evoluzioni studiato dagli psico-sociologi: ovunque si imitano società e individui ritenuti "dominanti". Gli orientali stanno agli occidentali come in Occidente le donne stanno agli uomini, visto che copiano i comportamenti maschili (fumo, pantaloni, taglio di capelli, voce ecc.) razionalizzandoli freudianamente come "maggiore praticità" o reazione allo stress].

Ma torniamo ai legumi. Le donne orientali, che mangiano legumi ogni giorno (lenticchie, soia, piselli ecc.), e perfino il pane (papadam) lo fanno talvolta con la farina di lenticchie dhal, quasi non conoscono il climaterio, che invece colpisce oltre l’80 per cento delle donne occidentali, che i legumi non li mangiano quasi mai.

I legumi sono ricchi di fitoestrogeni, in particolare isoflavoni e lignani. Statistiche mediche comparate hanno messo in luce una relazione inversa tra livelli di fitoestrogeni nel sangue o nelle urine e la diffusione di disturbi della menopausa, malattie cardiache, osteoporosi, tumore al seno e cancro della prostata. Ma questi simil-estrogeni vegetali possono modificare il ciclo.

L’influenza di una dieta con proteine di soia sullo stato ormonale e il ciclo mestruale è stata esaminata in donne pre-menopausa con regolari cicli ovulatori. Le proteine di soia (60g, contenenti 45 mg di isoflavoni) date ogni giorno per un mese hanno aumentato la lunghezza della fase follicolare e-o la ritardata mestruazione. Gli accessi di metà ciclo di ormone luteinico LH e ormone follicolo-stimolante FSH durante la dieta non si sono verificati. Nella fase follicolare aumentava la concentrazione di ormone estradiolo nel sangue, mentre quella del colesterolo diminuiva del 9,6%. Simili risposte si hanno col tamoxifen, un anti-estrogenico usato negli studi clinici come preventivo nelle donne ad alto rischio di cancro al seno.

Questi effetti sono dovuto a fitoestrogeni non-steroidei (isoflavoni) che si comportano in parte come agonisti-antagonisti degli estrogeni. In tal modo le risposte alle proteine della soia sono potenzialmente benefiche rispetto ai fattori di rischio per il cancro al seno, e possono in parte spiegare la bassa incidenza di cancro al seno, e la sua correlazione con un alto consumo di soia nelle donne giapponesi e cinesi (Biological effects of a diet of soy protein rich in isoflavones on the menstrual cycle of premenopausal women. Cassidy et al, Am J Clin Nutr l994;60:333-40).

Soia, i principali isoflavoni

Ricordo, però, che i fitoestrogeni degli alimenti, pur andando a colpire nel corpo umano i medesimi recettori degli estrogeni (e, anzi,  proprio per questo si è scoperta l’equivalenza), sono centinaia di volte meno potenti degli ormoni estrogeni presenti negli organismi animali.

Perciò, non dovrebbe dare problemi un bicchiere di latte di soia al giorno, se non si stanno facendo cure ormonali. A meno che l'endocrinologo o il ginecologo che conoscono la paziente meglio di chiunque altro, compresi i suoi livelli ormonali e le sue tendenze, non dicano di no. In questo caso non si può giudicare a distanza e in teoria.

Il problema è invece nutrizionale e dietologico: perché dopotutto bere il latte di soia anziché quello vero, visto che un bicchiere o una tazza di latte o yogurt contiene solo 3,1-3,5 g di grassi (e non tutti saturi)? Diverso è il caso dei formaggi, ovviamente, di per sé molto grassi. Ma il latte è, al contrario di quanto si crede, un alimento-bevanda “magro”, anzi magrissimo. L’errore, questa volta tanto dei ricercatori, è di comprendere per praticità di classificazione cibi così diversi sul piano nutrizionale nella generica categoria dei… “latticini”, che hanno in comune che cosa? Solo la proteina caseina e un buon apporto di calcio.

Per presunte intolleranze? Va bene. Anche se quella del latte, cucchiaino dopo cucchiaino, tende a sparire. Altrimenti, per ridurre il lattosio si provi a sostituire il latte con lo yogurt, o ad acidificare il latte con succo di arancia o limone, oppure a mangiare agrumi subito dopo (se non ci si fida dell'acido cloridrico dello stomaco...).

Per la protezione pseudo-ormonale? Va bene. Se ne parla spesso in caso di osteoporosi da menopausa, ma anche per l’alimentazione in gravidanza. E’ noto il potere protettivo dei fitoestrogeni, purché da alimenti e non da integratori, visto che sono stati provati i rischi anche gravi di questi ultimi sulla donna e perfino sul bambino. Anzi, un recente studio dimostra che bambini allattati al seno da madri che consumano soia hanno nelle urine più isoflavoni delle stesse madri (Franke et al., Am.J.Clin.Nutr., 84:2, 406-413, 2006).

Ma è bene dire che questa protezione è più efficace e sicura con i legumi interi mangiati spesso, come le donne orientali, in particolare con la soia, che avendo più sostanze attive e per di più dando nello stesso tempo molte calorie e massa alimentare, fibre incluse, possono essere usati per sostituire egregiamente ben altri cibi dannosi: i primi e i secondi piatti dei nostri pasti troppo ricchi. Altro che il solo latte.

Isoflavoni. Porzioni negli alimenti (NV 2010)

Invece, il latte di soia, che è in gran parte acqua e quindi non sfama, pur conservando una discreta quantità di fito-ormoni (v. tabelle), dal punto di vista nutrizionale e dietologico non sostituisce un bel nulla. In teoria non impedirebbe di mangiare 200 g di parmigiano o una fiorentina alla brace da 500 g, o un piatto di pasta raffinata con condimento alla panna.

Questo è un punto importante, che è anche il segreto di una alimentazione davvero "naturale": unire il potere preventivo a quello nutrizionale e dietetico. Altrimenti il salutista o naturista finirebbe per mangiare male come tutti, sbilanciando l’organismo e abbassandone le difese, salvo illudersi di mettere "tutto a posto" o di curarsi con uno yogurt, una galletta di riso soffiato, o addirittura una compressa di integratore usato come un vero farmaco disancorato dal cibo. Un'abitudine consumistica che è altamente diseducativa. Quindi non ho niente contro le "cure" di pulsatilla, maca o ginseng se efficaci, ma prima di tutto curare bene il regime alimentare, specialmente nel medio e lungo periodo.

Ben vengano, perciò, i cibi ricchi di fitoestrogeni come gli isoflavoni genisteina e dadzeina, e i lignani presenti in legumi e cereali integrali, purché regolarmente consumati attraverso sostanziosi alimenti, ed anche in buone quantità. E magari integrando o alternando le fonti, tra le quali – perché no? – anche il latte di soia o il tofu (v. tabelle).

Ma se la donna che si appresta ad avere un bambino è di tendenza vegetariana, tanto più – paradossalmente – le consiglierei di bere il latte normale, e neanche scremato, in modo che conservi nella piccola parte grassa le vitamine A retinolo e D (quest’ultima rarissima nei cibi, e coinvolta nella salute e stabilità delle ossa), piuttosto che quello di soia, e tantomeno quello di riso, anche per ritardare l'esaurimento delle riserve organiche di vit. B12 e prevenire eventuali carenze nel bambino cresciuto. I neonati di madri vegetariane, infatti, sono ad alto rischio se il regime della madre non è corretto (e qui il vegetarismo non ha colpe: sono le persone che devono avere intelligenza e buon senso). A meno che la madre vegetariana non voglia smentire la dieta in cui crede ricorrendo alle pillole di vit. B12 della farmacia o dell’erboristeria.

Sull’efficacia reale di prodotti non “erboristici”, come dice la lettrice, ma omeopatici, come maca e pulsatilla, non mi pronuncio. Bisogna vedere che cosa contengono realmente. Sul problema delle maternità oltre i 40 anni, infine, i pro e contro vanno valutati insieme con la ginecologa di fiducia..

RIFERIMENTI PER SAPERNE DI PIU’. Sugli effetti reali o presunti, valutati in studi di laboratorio o clinici, degli isoflavoni (per lo più isolati, il che è il vero limite farmacologico della ricerca, che vuole titolazioni sicure e sempre uguali), e in alcuni casi anche come alimenti, si veda questa ricerca bibliografica, i cui studi, però, vanno valutati caso per caso dal medico specialista.

AGGIORNATO IL 24 FEBBRAIO 2015

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Molto interessante, complimenti!

14 aprile 2008 alle ore 12:38  
Anonymous Anonimo said...

E' sempre istruttivo leggere i suoi articoli. Posso chiederle cosa ne pensa della relazione tra consumo di latte e latticini e la formazione di cisti e fibromi visto che a causa di questa mia tendenza l'omeopata mi ha consigliato di mangiarne il meno possibile. grazie.

15 aprile 2008 alle ore 15:38  
Blogger Unknown said...

post molto bello.
il cibo deve essere cibo. Da vegan uso il latte di soia solo per togliermi qualche sfizio (nella preparazione dei dolci, rari;). Adoro però lo yogurt e lo faccio in casa, a partire da latte di soia bio, anche per il mio bimbo. Lo ritengo un buon compromesso per la voglia di dolce del bimbo (naturalmente non lo zucchero, aggiungo un cucchiaino di malto). Mi chiedevo se non ci sono controindicazioni per il consumo, per es di uno yogurt al giorno, no vero?
Anche per un maschietto?

28 settembre 2008 alle ore 14:53  
Blogger Unknown said...

io non ho ancora capito se i fitoestrogeni aumentano l'inferitilità maschile, e se sì mi domando come mai gli asiatici siano tanto prolifici.

11 ottobre 2008 alle ore 02:07  
Blogger Emanuele Sturba said...

Non so se il latte di soia può aiutare...ma senza un pene sicuramente incinta non ci rimani :D

12 luglio 2012 alle ore 19:27  
Blogger Unknown said...

L'intelligenza e l'equilibrio di questo post mi stupidce sempre...poi mi rassicura:esiste la logica.

24 febbraio 2015 alle ore 06:38  

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