lunedì 2 marzo 2009

TENDENZE. Mangiamo di meno, perché aumentano i sedentari e gli anziani

IL “DIRITTO” A MANGIARE BISOGNA PAGARLO… Durante i miei Seminari, ripeto in continuazione che per "aver diritto" di mangiare a sufficienza, dobbiamo “pagare” un prezzo, sia pure per molti piacevole: fare regolare movimento quotidiano. L’esercizio è il primo elemento della dieta sana e naturale per il normo-peso o il leggero sovrappeso. Perché se manca, se siamo sedentari, tanto più dopo i 40 anni, la bilancia energetica è inesorabile: ci spetterà un introito calorico giornaliero minimo, per non aumentare di peso e non andare incontro a gravi malattie.
Ma questa non sarebbe una buona soluzione, perché una dieta risicata e minima sarà a rischio di carenze (antiossidanti, sali minerali, vitamine ecc). Con altri pericoli di patologie.

PRIMA L'ESERCIZIO, POI PENSIAMO ALLA DIETA. Come se ne esce? Dipende da noi. Dobbiamo in alcuni casi mangiare di meno, in altri addirittura mangiare di più, in tutti i casi più variato. Ma tenendo conto del movimento, dell’esercizio fisico. Qual è il segreto, allora?
Prima si imposta uno stile di vista fondato sul movimento, anche leggero, ma costante nel tempo (p.es. una camminata a passo sostenuto per 45 minuti al giorno, possibilmente senza fermarsi), stare spesso in piedi, salire a piedi le scale, approfittare di ogni occasione per muoversi. E poi, su questa raggiunta abitudine si prova l’introito giusto di alimenti che non ci fa ingrassare.
Invece, tutti per prima cosa pensano di agire sulla dieta, senza tener conto del movimento. Naturale che il metabolismo sia impigrito e trattenga più i grassi, e che il fabbisogno calorico grezzo sia basso, troppo basso per poterlo rispettare senza rischi per la salute.

PIGRIZIA E SEDENTARISMO AL SUD. Gli Italiani, da una tabella pubblicata dal Ministero della Salute, sono molto pigri e non fanno movimento regolare. Specialmente le donne, che per una tendenza “psico-culturale” amano la sedia fin dalla più tenera età ("Siediti", comanda la mamma italiana alle figlie piccole troppo agitate, mentre basterebbe educarle a fare sport per renderle meno nervose). Certo, il caldo impedisce di fare sport – che in questo caso deve essere “aerobico”: camminata veloce, jogging, corsa, bicicletta, nuoto ecc. –  all’aria aperta – tranne che all’alba o di notte – in alcune stagioni e regioni. Fatto sta che per clima, ma soprattutto per abitudini, e spesso anche per mancanza di luoghi adatti (al riguardo gli antichi centri abitati italiani, innanzitutto al Sud, sono desolanti: rarissimi i parchi estesi, le strade suburbane alberate o con larghi marciapiedi dove poter camminare o correre senza annoiarsi), a mano a mano che diminuisce l’esercizio fisico, scendendo dal Trentino (gli Italiani più attivi o i meno sedentari) verso la Sicilia, dove ci sono i meno attivi e i più sedentari.
Inoltre, l’automazione, l’auto, la tv, i video-giochi, il computer, senza contare l’aumento medio delle temperature, hanno reso ovunque in Italia e nel Mondo più difficile fare esercizio fisico. Naturale, perciò che si mangi di meno, come dimostra il seguente documento del Ministero della Salute:
.. .
SI MANGIA DI MENO, IN CALORIE. I consumi alimentari sono in diminuzione in Italia. L’introito energetico medio procapite nel periodo 1994-‘96 è stato di circa 2.162 kcal/giorno ed è più basso di circa il 15%-20% rispetto al periodo 1980-‘84. Il divario è rilevante. L’entità di energia ingerita nel 1994-‘96 copre appena il fabbisogno del campione studiato per uno stile di vita sedentario; se lo stile di vita fosse leggermente più attivo – moderatamente attivo come auspicabile – l’energia ingerita risulterebbe più bassa del 6% circa. La copertura del fabbisogno energetico nel 1980-‘84 era più ampia. Anche il fabbisogno energetico medio degli italiani è cambiato negli ultimi 40 anni. Infatti, calcolato sulla base dei Livelli di Assunzione Raccomandati di Nutrienti per gli italiani, si osserva che esso è passato dalle circa 2.600 kcal/giorno del 1960, alle circa 2.300 kcal del 1996. Questo calo è attribuibile sia alla maggiore presenza di anziani nella nostra popolazione, sia alla ridotta attività fisica per il lavoro e il tempo libero. .

QUALI CIBI IN PIU’ O IN MENO. Gli alimenti che hanno subito il maggior calo sono: il vino, i grassi da condimento, i formaggi, le carni, il latte intero. Mentre gli alimenti come il pesce, gli ortaggi, la pizza, il latte scremato e parzialmente scremato hanno subito un aumento di consumo. Questo profilo alimentare, rispetto a quello del 1984, è senz’altro più vicino alla tipologia alimentare consigliata dalle varie linee guida alimentari. Può essere, tuttavia, ancora molto migliorato per assicurare un maggior margine di sicurezza nell’assunzione di nutrienti non energetici.

INFLUENZA DELL’INFORMAZIONE. Sembra che l’italiano abbia acquisito cognizione dell’importanza dell’alimentazione e voglia avviarsi verso un comportamento più salutare. In generale, la situazione alimentare italiana, per la sua più recente evoluzione, si presenta in una forma piuttosto complessa. I modelli alimentari sono vari e risentono dell’influenza di vari fattori socioculturali, come ad esempio la diffusione dell’informazione, la varietà etnica della popolazione, le scelte vegetariane o altre scelte di nuovi stili di vita.

TRADIZIONE E MODERNITA’. In questo quadro il consumatore appare diviso tra continuità e discontinuità nel mantenimento delle tradizioni alimentari tipiche italiane. In particolare egli conserva il piacere del mangiar bene, caratteristico della nostra tradizione, anche se calano alcuni consumi tipici come quelli della pasta e del vino rispetto ai livelli degli anni ‘70.

SI MANGIA ANCORA A CASA. Quanto alle modalità dell’alimentazione giornaliera, è in aumento il numero di coloro che consumano la prima colazione, di preferenza a casa. Il luogo di consumo dei pasti principali resta la casa per circa il 90% dei consumatori. Resiste ancora il pranzo fatto in casa come pasto principale per oltre il 75% della popolazione. I consumi fuori casa, in crescita, sono prevalentemente dovuti ai bambini, utenti della mensa scolastica.
Alcuni atteggiamenti, che lasciavano ipotizzare una tendenza verso tipologie di consumo più consone alla tradizione nord americana, si sono rivelati più una occasione ludica che non una modificazione culturale.

VEGETARIANI: 1 MILIONE E MEZZO. Tra i mutamenti più rilevanti degli stili alimentari occorre, invece, segnalare un aumentato interesse da parte di un crescente numero di consumatori per una alimentazione di tipo vegetariano, più precisamente latto-ovo-vegetariano. I seguaci italiani di questo regime alimentare, che può essere dettato da ideologie o da salutismo, raggiungono oggi circa 1,51,8 milioni. L’opinione diffusa tra gli esperti circa una dieta latto-ovo-vegetariana è piuttosto equilibrata. Una dieta del genere è considerata compatibile con un buono stato di salute nell’adulto, a patto di scegliere e combinare opportunamente gli alimenti, il che, ovviamente, richiede una buona conoscenza del valore nutrizionale dei cibi comunemente consumati.

LA SCOPERTA DEL CIBO COME SALUTE. Tra i consumatori aumenta, in maniera significativa, la consapevolezza del cibo come fattore di promozione della salute e si diffonde il favore per i prodotti dell’agricoltura biologica, mentre è nato e sta aumentando il timore verso gli alimenti geneticamente modificati.

SEDENTARISMO E INVECCHIAMENTO. Riguardo agli aspetti nutrizionali, l’alimentazione italiana, dopo quasi mezzo secolo di co stante aumento dell’introito calorico medio, ha registrato una inversione di tendenza. Ciò è in gran parte attribuibile all’invecchiamento della popolazione e alla sedentarietà dilagante, che riducono i fabbisogni nutrizionali. Ma nonostante i consumi alimentari si siano ridotti, le conoscenze nutrizionali siano aumentate, la prevalenza dell’obesità è ancora alta.

MOVIMENTO. In conclusione, per evitare di continuare ad ingrassare, pur mangiando meno, l’unica via è quella di aumentare in modo considerevole e regolare l’attività motoria aerobica.

RIFERIMENTI
G.P. Fabris. Comunicazione alla Seconda Conferenza Nazionale per l’Educazione Alimentare. (INRAN) FAO, Roma, febbraio 2001.
ISTAT. I Bilanci Alimentari Nazionali 1986. Annuario statistico italiano, Roma, 1988.
ISTAT. I Bilanci Alimentari Nazionali 1996. Annuario statistico italiano, Roma, 1998.
ISTAT. I Consumi delle famiglie 1986, Roma, 1988.
ISTAT. I Consumi delle famiglie 1996, Roma, 1998.
A. Saba et alii. Indagine nazionale sui consumi alimentari delle famiglie 1980-‘84, alcuni principali risultati. Riv. Sc. Alim. 19, 1990.
L.L. Sabbadini. Comunicazione alla Seconda Conferenza Nazionale per l’Educazione Alimentare. (INRAN) FAO, Roma, febbraio 2001.
A. Turrini et alii. Food consumption patterns in Italy: the Inn-Ca Study 1994-1996. Eur. J. Clin. Nutr., July 2001.

IMMAGINE. La mappa del sedentarismo. Cade la leggenda meridionale della "vita sana e naturale al Sud". Sicilia e Meridione vivono peggio anche perché più sedentari.

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

sedentarismo e invecchiamento precoce ..in sintesi il mio autoritratto e dato che l'inesorabile orologio biologico non lo si può fermare, sto prendendo consapevolezza di una vera e propria rieducazione alimentare naturale, grazie dott. nico per aver risposto alla mia e-mail saluti vanja

3 marzo 2009 alle ore 17:08  
Anonymous Anonimo said...

Buongiorno Nico,
sono tempo intrigata dall'alimentazione che propone e che cerco di applicare, ma mai quanto vorrei! Ho visto ieri a Report il servizio sul Prof. Berrino e appronfondendo l'argomento in rete, di link in link sono arrivata qui. Ho visto i corsi e mi sono entusiasmata, quando ne organizza a Milano?
Attendo con ansia...:-)

16 marzo 2009 alle ore 11:31  
Blogger yuza said...

Sarebbe interessante un confronto con il resto dell'Europa, per deprimerci maggiormente, o con l'America, per tirarci su il morale.
:-)

18 marzo 2009 alle ore 00:04  
Blogger Nico Valerio said...

Patrizia, per Milano: basta che me lo chiedano 25 persone, e il Seminario si può fare. Sabato e domenica (6 ore + 6 ore).
L'ideale sarebbe al Centro Botanico. I Naj mi piacciono molto. Ma la pubblicità nei loro bellissimi locali non basta per avere così tanta gente.

19 marzo 2009 alle ore 16:40  
Anonymous Anonimo said...

Desolante il sud??? Avesse il Nord il verde gli spazi e la natura che ha il sud... il nord cemento e nebbia... ma per favore...

15 ottobre 2010 alle ore 09:17  
Blogger Nico Valerio said...

Roberto, "verde", "spazi", "natura"? Ma stiamo parlando del Sud reale che conosco io o dell'ennesima leggenda di cui si nutrono le genti del Sud? Prendi non dico una città ma un paesino reale e dimmi quanti alberi, quanti parchi pubblici o privati, quanto verde c'è... Ricordo p.es che nelle cittadine care a mio padre, Conversano e Rutigliano (Ba), per trovare un albero dovevo andare da piccolo nell'esigua "villa comunale", in genere trattata a lecci e tutta pavimentata con asfalto e brecciolino. Quindi un "verde" del tutto urbano e artificiale. Non un albero altrove.
E anche a voler camminare nella natura (non sulle strade) ci sarebbero problemi: attorno alle città del Sud, in genere, solo uliveti e vigneti confinati, dove ovviamente non è agevole camminare velocemente e a lungo come il piacere e la prevenzione vorrebbero.
Certo, l'Aspromonte, il Sannio ecc sono verdi, ma bisogna revarvisi apposta, in una vacanza, con tanto di auto.
Il verde e la natura per essere fruibili e significativi devono essere a portata di mano. E non devono solo essere una cartolina fatta con una foto aerea o da lontano.
No, il Sud per l'ottusità secolare dei suoi amministratori e l'immaturità sociale dei cittadini, non ha una natura selvaggia (la "wilderness") vicina e frequentabile ogni giorno.
Il che, sia chiaro, non salva le analoghe gravi pecche del Centro-Nord. Ma almeno quelli hanno il pudore di non raccontare balle nostalgiche e campanilistiche. Tutti i milanesi sanno e ammettono che l'ambiente è schifoso a Milano. Almeno hanno a 30-50 min di auto (rieccola) montagne e boschi seri a perdita d'occhio.
Comunque non meniamo il can per l'aia: resta che i meridionali oltre ad essere più sedentari sono più sovrappeso - quindi mangiano peggio - del Centro-Nord. Tutte le statistiche lo confermano.

18 ottobre 2010 alle ore 15:29  
Anonymous Diete Sane said...

Complimenti per l'articolo.. (detto da un collega ;) )

17 agosto 2011 alle ore 01:22  

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