mercoledì 28 febbraio 2007

UNA NATUROPATA: «Come dare il lievito a chi già... lievita per conto suo?»

Oggi mi è arrivata una simpatica lettera:

«Sono "approdata" da un mese ai suoi testi Alimentazione naturale e Manuale di terapie con gli alimenti. Una vera e propria manna dal cielo! Complimenti!
Sono naturopata, posso dire ormai che lavoro come tale da più di un anno e principalmente con l'alimentazione, occupandomi di riequilibrio alimentare principalmente attraverso i test delle intolleranze.
La mia domanda sorge spontanea: cosa ne pensa delle tanto famigerate/pubblicizzate intolleranze?
Ho appena letto il giusto elogio al lievito di birra nel suo libro e sono d'accordo con lei, ma come mai poi arrivano quasi tutti a farsi curare la pancia gonfia e 'lievitano' continuando a mangiare focaccine, pizze, pane, biscotti, grissini etc?
Come poter suggerire il lievito di birra come integratore a gente che lievita già per conto suo? La mia domanda è serissima.
Le dico che uso il test delle intolleranze (EAV) come punto di partenza verso una ri-educazione alimentare delle persone che si rivolgono a me, cercando di togliere loro cattive abitudini e reintrodurre un'alimentazione più bilanciata e naturale possibile. Io stessa ho seguito e seguo da anni questo percorso e la salute non ha fatto che migliorare.
Quel che cerco di fare nel mio piccolo è far prendere coscienza le persone di quel che fanno e mangiano e considero vero successo trasformare il cattivo in buono. Attraverso una sorta di reset bilanciato.
Sappia che predico a spron battuto contro lo zucchero - nascosto ovunque, maledizione! - e sostanze come i glutammati e oli vegetali di dubbia natura... ma come dire a una persona che abusa di cibi schifezze e presenta anche disturbi correlati di sostituire lo zucchero col miele e il pane col lievito di birra?
E' giusto, secondo lei, il periodo di reset togliendo gli alimenti che contengono quel prodotto "incriminato"? (2 mesi, con dieta a rotazione in cui un giorno alla settimana tutti gli alimenti sono assumibili, anche quelli 'proibiti', seguendo la scuola di Attilio Speciani)
A me sembra sempre più che il problema non sia l'intolleranza, ma semplicemente il sovraccarico/abuso... è questo che 9 volte su 10 mi sembra suggerire la mia macchinetta. o così la leggo...
Mi piacerebbe sapere come la pensa!
grazie mille!
Daniela Migliorati

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Grazie Daniela e auguri per la sua professione. La mia idea, condivisa da quella di molti allergologi, è che oggi intolleranze e incompatibilità varie sono diventate comode scappatoie per giustificare ogni tipo di male. Un giorno rideremo di questa mania. Si toglie il cibo incriminato e voilà, tutto dovrebbe essere in ordine. O no?
No, quasi mai funziona davvero. Senza contare che, togli questo, togli quello, la nostra famosa "alimentazione variata" va a farsi friggere: diventa solo una teoria, perché così mangeremmo solo pochi alimenti, sempre gli stessi. Ma ci pensiamo che ogni alimento vegetale contiene migliaia di sostanze chimiche naturali? E che, se il nostro organismo non funziona perché mangiamo e viviamo male, le probabilità di trovare una sostanza "antipatica" sono tante? E che non possiamo semplificare e impoverire più di tanto la nostra dieta-tipo, già tanto povera? E come mai gli Antichi non accennavano mai a questo problema?
Lei, perciò, sul momento tolga pure l'alimento sospettato, ma prepari il soggetto a riconsiderare tutta la sua alimentazione.
E a proposito di ventri gonfi. Io a 15 anni soffrivo di colite spastica o colon irritabile (chiara sindrome psico-somatica, col senno di poi…), e il medico mi vietò tutto: verdure, frutta, legumi, erbe, cibi piccanti, fritture. Per fortuna non lo ascoltai. Tranne gli ultimi, sono gli alimenti che ho mangiato e che tuttora mangio di più. Qualche anno dopo diventai appassionato di alimentazione naturista e imparai a mangiare tutto completo e integrale: cereali, legumi, verdure e frutta, oltre a pochi cibi animali, per lo più latticini e uova.
In Italia, come lamenta lei, c'è davvero un abuso di cibi amidacei. Troppi per un popolo di non-sportivi. E, a parte l'eccesso calorico, fanno male perché sono raffinati. Se fossero completi, darebbero senso di sazietà molto prima, e perciò se ne mangerebbe molto meno. Inoltre darebbero vantaggi farmacologici per le sostanze presenti nel rivestimento, tutte antinutrizionali: fibre solubili e insolubili, polifenoli, saponine, inibitori delle proteasi, fitati, lectine ecc.
Nessuno può dare consigli a distanza e senza considerare il soggetto concreto. Però il mio suggerimento è di fare così: nei casi critici sostituisca i cereali raffinati (pasta, patate, pane, riso, pizze, grissini, toast e croissant ecc.) con analoghe forme di cereali integrali. Se nel paesino o nel quartiere il paziente non trova la forma corrispondente di cereali integrali, la sostituisca con un'altra forma o un altro cereale integrale. Esempio: se a Borgone di Susa non c'è il buon pane integrale (in Italia il pane integrale è pessimo, quasi sempre "finto-integrale"), la ragazza o l'anziano facciano colazione con i fiocchi di avena o con budini di semola integrale di grano (in pratica polenta) dolcificati con uvetta e poco miele e melassa. E così via (era solo un esempio).
E non è finita. Oggi mangiamo troppi cereali. Una parte di questi, anche dopo averli rimpiazzati con i cereali integrali, venga sostituita con porzioni abbondanti di legumi (dalle lenticchie ai ceci) e con verdure crude e cotte. I legumi sono antiossidanti, ma anche dimagranti per le tante sostanze anti-nutritive che hanno. E mangiati spesso - anche ogni giorno - non danno nessuno dei problemi digestivi (meteorismo, indolenzimento del ventre) che danno se sono mangiati di rado.
Un'altra parte dei cereali la si sostituisca con verdure di color verde scuro o molto colorate (rosso, arancione, violetto): sono ormai la medicina n.1 d'ogni giorno: ne dobbiamo consumare almeno 3 porzioni al giorno. Più almeno 3 porzioni al giorno di frutta acidula o molto colorata, quella che macchia dita e tovaglia (arance sempre, e nelle stagioni giuste prugne, fragole, mirtilli, uva nera, meglio se "da vino"). Sono le più ricche di antiossidanti.
Niente fritture e solo olio extra crudo (calcolato a cucchiai: 1 per il primo piatto e 1 per il secondo o l'insalata).
Faccia cominciare da un "antipasto" di insalata mista: così le pareti intestinali si distenderanno e i soggetti avranno meno fame per la seconda portata.
Faccia sostituire gran parte della carne e del formaggio col pesce. Ma per usufruire degli acidi omega-3 bisogna mangiare anche il fegato del pesce...
Tutto questo dovrebbe dare una svolta dietetica e rafforzare le difese.
Ma guardi che gli Italiani sono molto conservatori, specialmente delle tradizioni sbagliate: troverà molto difficile farli passare all'integrale. Perfino i nutrizionisti italiani di Stato non l'hanno calo trovano difficile, e hanno censurato la "piramide" alimentare. Solo in Italia (pressioni degli industriali, che temono il rifiuto del pubblico?) ancora si parla di pane e pasta in genere, senza specificare "integrali".
Sul lievito, tranquilla: quello in polvere o in compresse per uso come integratore vitaminico e minerale è devitalizzato e non fermenta. E' un ottimo ausilio per la digestione e per il complesso vitaminico B (tutte le vitamine B, tranne la B12 ovviamente).
Il dolce e lo zucchero sono un problema "culturale": siamo ormai abituati al dolce consolatorio, a differenza degli Antichi. Ridurre questa assurda dipendenza che sbilancia tutta la dieta. Recuperare le antiche e sanissime colazioni del mattino non dolci, p.es. pane integrale, ricotta, con un pizzico di sale e timo o origano tritato, un tè verde e 2 arance.
Sui miei libri da lei citati, se dovesse trovare disparità, dia retta più al Manuale di Terapie (più recente e con tutti gli studi da me studiati e controllati).
Complimenti per averli trovati: sono entrambi ormai esauriti.
A lei, cara Daniela, il saluto mio e dei 22 partecipanti del "Corso intensivo di Alimentazione Naturale e Terapie con gli Alimenti", che proprio in questi giorni sto tenendo a Roma.
Chissà che non riesca a tenerlo anche nella sua città.
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IMMAGINE. Lievito di birra in polvere devitalizzato (vuol dire che non fermenta, e quindi non può servire per far lievitare il pane, e neanche il… colon!) per uso come integratore alimentare. Per il dosaggio è più adatto quello in compresse (2 in ciascuno de 3 pasti della giornata).

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Grazie mille per la risposta!

Sono d'accordo con lei e seguo già i suoi consigli, seguendoli io stessa e dandoli alle persone che si rivolgono a me: iniziare i pasti con qualcosa di vivo, crudo e colorato (che non vuol dire un pappagallino, ma carote, sedani, insalatine, etc) è quel che consiglio sempre; oltre all'introduzione di cereali integrali che siano integrali (e non timide aggiunte di crusca a pani sbiaditissimi). Tanto più che da queste parti hanno la terribile usanza, i fornai, di mettere STRUTTO nel pane semplice. MA SI PUO'???

E' vero: cambiare l'alimentazione è una delle scelte più difficili, ha a che fare con le nostre radici e il nostro senso di sicurezza/apaprtenenza (non solo con pigre abitudini), senza contare che si preferisce sempre una pillola che metta a posto qualsiasi disturbo piuttosto che prendersi la RESPONSABILITA' di se stessi e del proprio benessere.

Ho letto del suo corso (caspita, 22 iscritti, complimenti!) e mi dispiace sia a Roma.
Chissà davvero che non si riesca a organizzare qua: insieme ad altri operatori del benessere abbiamo appena inaugurato un piccolo centro di terapie naturali in cui ci riproponiami di diffondere un'arte e una cultura della CURA in base alle nostre tradizioni (medicina mediterranea come fulcro). Ci faccia decollare che poi se ne riparla di organizzare qualcosa!!!

PS i libri li ho trovati in biblioteca!

1 marzo 2007 alle ore 09:43  
Blogger Nico Valerio said...

In che città vive? Manderò da lei gli amici che non trovano più i miei libri, spesso neanche in biblioteca! :-)
E complimenti: era da tempo che non sentivo una naturopata con idee così chiare: vedremo di collaborare in futuro.
Molti cari saluti.

Ah. dimenticavo il pane allo strutto. Devo sfatare una leggenda recente, quella dell'olio di oliva extra come "tipico" dell'Italia da che mondo è mondo.
Magari. Non è mai stato così: è una cosa recentissima. Per millenni abbiamo usano lardo e strutto. A questo serviva l'unico vero allevamento animale che conoscevano i nostri antenati: quello suino. L'olio di oliva era troppo scarso e costoso: i Romani lo usavano per gli unguenti profumati o curativi più liquidi (per gli unguenti pastosi si usava lo strutto), e per le lampade votive per gli dei o per i defunti. Come riporta uno studioso francese, le prime insalate (e i Romani mangiavano a profusione insalate e verdure... i cuochi lamentavano l'eccesso) erano solo acetaria cioè condite con aceto e sale. Senza olio. Incredibile. Nei primi secoli solo i più ricchi potevano permettersi l'olio di oliva. Olio che si cercava di conservare affumicandolo.... figuriamoci. E che spesso era rancido. Gli Antichi avevano problemi con la conservazione degli alimenti. Lo strutto almeno si conservava per anni e anni: ecco il suo segreto. Ecco l'unico vantaggio chimico degli acidi grassi saturi: la stabilità e la difficoltà di ossidarsi.
Ricordo solo il "panis strepticius" (pane allo strutto) dei Romani. Ma fino agli anni 50 del 900 lo strutto era il re delle nostre cucine, dove veniva usato non solo per friggere ma anche come ingrediente di torte rustiche, pizze e dolci. Ma era un grasso povero di pianura. In zone di allevamento e in montagna veniva sostituito dal burro.
E l'olio? Per verdure, minestre e insalate. Ma certi contadini "preferivano" al gusto... quello di semi. Sostenevano che era "più leggero".
Vendevano il proprio olio d'oliva in città e andavano a comprare allo "spaccio" del villaggio l'olio di semi... Non solo pazzie dell'Italia ignorante e contadina: anche certi medici e nutrizionisti sostenevano che l'olio di semi era più sano...
Questo prima che l'americano Keys desse rinomanza a quella che chiamò "dieta mediterranea", passando sopra al fatto che a Creta (una delle zone del famoso studio Seven Countries) ancora fino al '60 tutti usavano il lardo e lo strutto. Altro che l'olio...

1 marzo 2007 alle ore 11:13  
Blogger Francesco said...

Salve a tutti. Ho letto gli interventi, complimenti. Penso che curare l'alimentazione sia molto importante per la salute e per il benessere psico-fisico. Mi piacerebbe partecipare a dei corsi di alimentazione. Già un po' me ne intendo perchè mi sono informato per passione personale legata anche ad un'altra mia grandissima passione: l'attività fisica. Studio scienze motorie all'università e mi piacerebbe approfondire ulteriormente le mie conoscenze nel settore dell'alimentazione. Signor Nico, potrebbe darmi qualche informazione riguardo le sue lezioni? Potrebbe anche dirmi perfavore se per partecipare alle sue lezioni c'è bisogno di qualche prerequisito? Io abito a Roma, quindi non ci sarebbero problemi di distanze. Se è possibile, magari ci penso su e poi le faccio sapere. Ok? La ringrazio in anticipo. Un saluto sia a lei che alla ragazza naturopata :) ;)

27 novembre 2008 alle ore 14:09  
Anonymous Elly said...

io lievito quello secco di birra lo usavo tutti giorni per fare il pane a casa con la lunga lievitazione era digeribile e di buon sapore e piaceva a tutti.Sono bulgara e quando vado in casa mia lo faccio sempre da me perche purtoppo il lievito madre che usava mia nonna ora non c'e piu'.Il pane e gonfio e si diventa gonfi.Gia aperto il discorso del lievito di birra io e' tanto che cerco di comprare il lievito madre,Cosa mi consiglia,Grazie in anticipo

26 luglio 2014 alle ore 21:05  
Blogger Nico Valerio said...

Elly stiamo parlando del lievito usato come integratore (polvere o compresse), devitalizzato, non di quello che si usa per lievitare il pane. Per questo leggi la monografia sulla pasta http://alimentazione-naturale.blogspot.it/search?q=exiguamadre:

27 luglio 2014 alle ore 01:29  

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