giovedì 15 aprile 2010

RICERCA. Se i ricercatori si fidano delle risposte della gente ai questionari

Il deludente risultato di uno studio dell’italiano Boffetta e altri su questionari Epic, che ha mostrato scarsa, quando non nulla, correlazione tra consumi di frutta e verdura e morti per cancro su circa 400 mila volontari che avevano risposto ad un questionario standardizzato e poi erano stati seguiti per quasi 8 anni, oltre al problema principale della prevenzione dei vegetali freschi (v. il successivo articolo), ripropone un problema laterale, quello dell’attendibilità dei test riempiti dagli stessi uomini e donne scelti per un esperimento, che ovviamente consumano i pasti non tutti insieme e sotto controllo dei ricercatori, ma a casa, al bar o al ristorante, ciascuno per conto proprio. E per anni.
Il problema è noto, e si è cercato di ridurre il rischio di inaffidabilità in vari modi, per esempio con opportune correzioni statistiche, con domande minuziose e con formulazioni incrociate.
Qui, però, si trattava di cercare il consumo reale non di cereali o carni o formaggi, ma di classi di alimenti notoriamente poco "simpatici" (verdure cotte), difficili da preparare e consumare nei fast food o all’aperto (verdure crude) o spesso addirittura saltate del tutto nei pasti, soprattutto al ristorante o al bar (frutta fresca). Quindi due classi di alimenti "critiche", frutta e verdura, sulle quali eventuali ripetute inesattezze individuali moltiplicate per 400 mila potrebbero in teoria falsare completamente i dati.
E' una supposizione che non fa e non farà nessuno. Anche perché gli studi su questionari sono economici, facili e semplici, e se dovessero essere screditati, addio ricerca. Però vogliamo avanzare qualche dubbio.
E’ noto e provato che la gente mangia poca frutta e verdura. Studi hanno dimostrato che le famose 5 porzioni minime al giorno non sono rispettate in nessun Paese, a cominciare dagli Stati Uniti. Spesso si mangiano 2-3 porzioni al giorno, se va bene. Ci piacerebbe perciò sapere che cosa hanno dichiarato sulla frutta-verdura realmente consumata ogni giorno i 400 mila volontari rispondendo ai questionari dello studio EPIC. Perché per ipotesi le morti per tumore registrate potrebbero anche riferirsi in alcuni casi a persone che hanno consumato la metà o la metà della metà dei vegetali dichiarati.
Il metodo dei questionari è comodo ed economico, ma pone problemi di attendibilità, sia nella formulazione delle domande, sia nelle risposte. Si sa che la gente non è in grado di valutare le porzioni ed ha poca memoria per ciò che ha mangiato nei giorni precedenti.
Ma c’è dell’altro. La psicologia insegna che se l’intervistato capisce che l’intervistatore o il questionario si aspetta da lui o comunque verte su un comportamento virtuoso, tende ad alterare le risposte senza rendersene conto in direzione d’una risposta conformistica. Sono stati spiegate così le distorsioni degli exit-poll all’uscita dei seggi elettorali. Ma un menù nasconde considerazioni salutistiche. E in questo caso il conformismo diventa anziché dire di aver votato per il partito al governo, dire di aver mangiato più vegetali. I buoni propositi, il "vorrei", potrebbe diventare nei questionari realtà virtuale, anziché virtuosa. Anche per dare a se stessi un’immagine più gratificante.
Ad esempio, ho simpatia per gli animali, sono salutista, sto diventando, anzi mi riprometto di diventare vegetariano (e già ho ridotto o eliminato da qualche giorno la carne), ed ecco che un’intervista mi coglie proprio in questa fase. Rispondo di sì, "sinceramente": "sono vegetariano". Ideologicamente, s’intende. Ma non nella realtà. Ecco come si spiegano i poco credibili "10 milioni di vegetariani in Italia", dove è sotto gli occhi di tutti che i vegetariani veri, cioè continuativi, sono pochissimi.
E così nelle porzioni di frutta e verdura consumate ogni giorno. Un duplice meccanismo del genere potrebbe falsare ogni ricostruzione del proprio menù: lo sanno tutti i nutrizionisti, medici e dietologi che la signora media con problemi alimentari o metabolici, intervistata, sostiene di mangiare "quasi nulla", e per lo più "cibi sani" e "piccole porzioni". Porzioni che, guarda caso (è successo anche a me in un esperimento), aumentano se si tratta di frutta e verdura, mentre diminiscono se si tratta di formaggi o cioccolata. E’ così che due fettine di melanzana bruciacchiata e ricca di grassi stracotti potrebbero diventare "1 porzione di verdura". E un mandarino "1 porzione di frutta". E con 400 mila volontari gli analisti non se ne accorgerebbero mai.
O no?
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IMMAGINE: Il grafico del consumo in Canada di 5 o più porzioni di frutta e verdura al giorno (%). Fonte: Canada Community Health Survey 2008.

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4 Comments:

Anonymous Mammacheidea said...

Credo che tu abbia proprio colto il punto della questione riguardante i questionari, soprattutto per quanto concerne l'aspetto psicologico insito nel metodo stesso del questionario autocompilato.
Io, per non sbagliarmi, utilizzo il tuo consiglio di raddoppiare le dosi cosi' le porzioni ci sono tutte! :)
Attendo di leggere il prossimo articolo!

15 aprile 2010 alle ore 18:40  
Anonymous Lady Godiva said...

Sì, piacerebbe anche a me leggere uno di questi lunghi questionari...

15 aprile 2010 alle ore 20:49  
Blogger Unknown said...

L'aspetto psicologico trovo che sia importantissimo. Secondo me il fatto di essere a conoscenza di far parte di uno studio sicuramente avrà indotto una buona percentuale dei campioni ad adottare una migliore alimentazione, compilando quindi, inizialmente, in maniera corretta il questionario. Immagino che poi, nel tempo e in parte inconsciamente, sia tornato alle vecchie abitudini, ma abbia continuato a compilare il questionario sempre alla stessa maniera, falsando completamente i risultati.
Comunque anch'io sarei curiosa di leggere come sono strutturati questi questionari e come sono poste le domande, non è che riesci a scoprirne e pubblicarne uno? ;-)

16 aprile 2010 alle ore 08:48  
Blogger Nico Valerio said...

Sì, ma il questionario era l'ultimo dei problemi di quello studio, come ho accennato. E' stato così negativo, come spiego nell'articolo seguente, perché Boffetta ha voluto provare l'efficacia epidemiologica di frutta e verdura non contro questo o quel tumore specifico, ma contro il cancro in genere. Ed è notorio che vari tumori sono insensibili all'alimentazione. Questo ha abbassato molto la media, quasi azzerandola. E poi non si è tenuto conto del resto della dieta. Il questionario è solo un temino laterale e secondario sollevato solo da me, anche perché con quei 2 errori macroscopici anche 10 porzioni al giorno reali non avrebbero avuto effetto...
Chiaro, ora?

16 aprile 2010 alle ore 11:17  

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