GERME DI GRANO. La parte vitale del chicco che manca nei cereali raffinati.
«Il germe di grano è la fogliolina dell'embrione racchiusa nel chicco di frumento secco, così com'è prima della germinazione. È poco visibile (misura circa 1 mm quadrato) se non viene separata dal chicco. Perché ha tanta importanza una parte così minuta e apparentemente secondaria del chicco di grano? Perché il germe secco è una vera riserva di vitalità, ricco di preziosi elementi nutritivi come ben pochi altri alimenti, in alcuni casi il più ricco tra tutti gli alimenti. In realtà non si tratta di un vero e proprio alimento (l'alimento vero è il chicco di grano o di qualunque altro cereale), ma di un potente e versatile integratore alimentare naturale.
«Perché si usa proprio il germe di frumento? Perché in Occidente il frumento è il cereale più usato, quasi sempre (purtroppo) spogliato e raffinato nei mulini facendo in modo che la farina bianca sia separata dalla crusca e dal germe di grano. Per quasi un secolo, dopo l'invenzione dei mulini a cilindri di acciaio, la crusca con tutto il germe è stata usata nel "pastone" quotidiano per i volatili da cortile, soprattutto per le galline da uova. Poi i ricercatori hanno scoperto la pagliuzza che vale un tesoro e hanno deciso che era sprecata in cortile e che sarebbe dovuta ritornare in cucina.
«È abbondante e facile da trovare, essendo un sottoprodotto della molitura. Sul mercato si vende sfuso o in pacchetti, questi ultimi con le indicazioni della scadenza. È infatti molto deperibile, facilmente attaccabile dagli insetti (attratti dai grassi e dalle vitamine), sensibile al calore anche tiepido e alla luce. Per questo va conservato in barattoli di vetro chiusi, in frigorifero o in un luogo buio a non oltre 20°C. Non va mai cotto, per non distruggere la rara vitamina E, le vitamine del complesso B e gli acidi grassi.
«Come si usa? Si aggiunge crudo in piccole quantità (qualche cucchiaio, al massimo) a qualunque pietanza: muesli, zuppe, pastasciutta (squisito al posto del formaggio grattugiato, con l'aggiunta di olio, prezzemolo, aglietto e aromi), sformati, creme, yogurt, frullati al latte o alla frutta. Ha un gusto leggero e gradevole, quasi di noce, ma più delicato.
«Che cosa contiene di tanto speciale? Ha 26,3 g di proteine di buon valore biologico (indice chimico FAO: 66), pari alla soia, con quantità di aminoacidi essenziali (9,5 g in totale) superiore a quella della carne bovina (vedi tabella accanto) (1), paragonabile solo ai legumi e seconda solo alla soia. Il tenore di grassi è di 10 g, con molto acido linoleico (da 2,2 a 5,1 g) e moltissima preziosa lecitina (150-300 mg, il primo posto tra i vegetali accanto alla soia). I carboidrati disponibili (50 g) comprendono amido (16-24 g) e zuccheri semplici. Le fibre grezze pesano circa 3-4 g.
«Ma i suoi record sono tutti tra i sali e le vitamine. E molto ricco di ferro (10 mg), dotato di calcio (52 mg), ricco di fosforo (1150 mg), di potassio (827-953 mg), magnesio (313 mg), straricco di zinco (16,9 mg: il primo posto tra i vegetali), ben dotato di manganese (17 mg), rame (1 mg), cobalto (2,47 mcg), molibdeno (56 mcg). A parte le tracce di vitamine A (17,88 mcg) e C (12,7mg), è ricchissimo di vitamina E (ben 26,82 mg: il massimo tra tutti gli alimenti), molto ricco di vitamine del gruppo B (2,44 mg di B1, il massimo tra tutti gli alimenti, 0,61 mg di 132, il massimo tra tutti. gli alimenti), 6,2 mg di PP, ben 1097 mg di inositolo, 2,90 mg di H, 0,88 mg di 136, 550 mg di colina, l,16 mg di acido pantotenico, 37,41 di PABA o acido paraminobenzoico, 3,53 mg di acido alfalipoico (Rodale, INN).
«Tutto questo in una pagliuzza nascosta tra la crusca dei cereali: come si poteva lasciarla ancora alle galline? Il germe di grano è diventato perciò dal secondo dopoguerra, soprattutto in America ma anche in Europa, il complemento alimentare naturale più importante per chiunque voglia tamponare qualche falla nella dieta (per lo più, carenze di vitamine B ed E, e di zinco), sia esso onnivoro o vegetariano, naturista o vegan, crudista o macrobiotico. Per "ideologia", però, i macrobiotici e alcuni naturisti sono poco inclini a farvi ricorso, perché – sostengono – il germe di grano non è un vero alimento, tantomeno un alimento completo, ma solo una piccola parte di un alimento e come tale sbilanciata, e perché nutrirsi abitualmente di estratti di alimenti - sia pure naturali - non è naturale per l'uomo.
«La maggior parte dei naturisti, il celebre dietologo G. Hauser in testa, obietta però con altrettanta ragione che è più naturale e innocuo curarsi con il vitale germe di grano piuttosto che con ricostituenti farmaceutici "morti" e complessi vitaminici sintetici di dubbia efficacia e spesso dannosi. L'uomo, attraverso i secoli, si è abituato a ingerire cereali non raffinati completi di germe. Escludere il germe di grano, ora che conosciamo le carenze causate dai cereali raffinati, sarebbe pericoloso, argomenta Hauser nel suo libro Look younger, live longer (Siate più giovani, vivete più a lungo), apparso in Europa nel 1950. Il "dietologo delle attrici di Hollywood", come era soprannominato, fa del germe di grano uno dei pilastri della sua "dieta di giovinezza e di bellezza" che tanto successo ha avuto nel mondo, finendo per avvalorare e diffondere nel più largo pubblico tutte le teorie dei terapeuti naturisti apprese in Germania. Lo prescrive ogni giorno, a cucchiai (al massimo, mezza tazza come misura d’urto nelle "diete di ringiovanimento" per anziani), nel latte, nelle minestre, anche aggiunto ai cereali comuni, caldi e freddi, perfino nell'impasto del pane e delle torte, nelle bibite di frutta. L'altissimo contenuto di vitamina E fa del germe di grano fresco e ben conservato uno dei più efficaci antiossidanti naturali, il migliore tra quelli più disponibili; mentre i suoi acidi grassi polinsaturi EFA lo rendono un protettore per eccellenza dell'integrità cardiovascolare e cellulare.
«A questo punto è chiaro che è proprio quel minuscolo scrigno di sostanze preziose, il germe, a fare la ricchezza dei cereali. Senonché, diluito nella massa dell'amido e delle fibre del chicco integrale, il germe ha effetti sicuri, sì, ma lenti e moderati. Gli antichi se ne giovavano, senza conoscerne i pregi, nella loro fortunata alimentazione quotidiana a base di cereali integrali. Ma oggi? Pochi consumano i cereali integrali sotto forma di chicchi, i soli a garantire entro certi limiti un germe intatto e vitale. I più, anche nella minoranza dei naturisti, usano di tanto in tanto le farine integrali, dove però il germe sminuzzato perde quasi subito, per l'ossidazione, gran parte delle sue proprietà. E allora, in attesa che una rivoluzione copernicana dell'alimentazione riporti i chicchi con il germe ogni giorno sulla tavola, non resta che ricorrere a malincuore al germe separato, come integratore. È un condimento, un complemento alimentare, un rimedio naturale? Tutte e tre le cose. Ma l'essenziale è che apporta alla nostra dieta degli elementi di altissimo valore biologico, enzimatico e minerale che altrimenti non sarebbe facile trovare nel cibo di ogni giorno.
«Negli Stati Uniti, già all'inizio del Novecento, S. Graham aveva proposto che la parte più nutriente dei cereali, il germe, tornasse a far parte dell'alimentazione umana. In Danimarca, durante la prima guerra mondiale, la carenza di alimenti spinse il governo a vietare la raffinazione dei cereali. I danesi, quindi, cominciarono ad assumere ogni giorno piccole quantità di germe di grano e di altri cereali. Il tasso di mortalità si ridusse del 34%, come riporta il "Kiwanis Magazine", e diminuirono anche cancro, diabete, ipertensione e malattie del cuore e dei reni (Higdon). La cosa si è sempre ripetuta ovunque si sia passati da una dieta con cereali raffinati a una di cereali integrali. E, conoscendo la composizione dei cereali, che cos'altro se non il complesso di germe e fibre alimentari ha potuto fare un "miracolo" del genere?
«I medici sportivi e i dietologi hanno immediatamente applicato il germe all'alimentazione dell'atleta, con risultati superlativi. Hanno cominciato i podisti, poi i giocatori di baseball del Kansas City Athletics, poi tutti gli altri. Un fisiologo dell'Università dell'Illinois, T.C. Cureton, dopo alcuni esperimenti, ne è diventato un fervente paladino. Una dose quotidiana – ha scoperto – accresce la resistenza fisica e le prestazioni anche della gente comune, non solo degli atleti (2). Una prova effettuata su professori di mezz'età durante il Congresso della Società Americana di Fisiologia a Madison fece registrare un netto miglioramento delle loro condizioni e della loro resistenza fisica, come ha riportato "Science Newsletter". Ne beneficiano, in particolare, coloro che devono affrontare lavori faticosi, freddo, stress. Tra le tante sostanze contenute dal germe, almeno una, nota come ottacosanolo, avrebbe il potere di aumentare la resistenza fisica e la forza muscolare, compresa quella del cuore, con conseguente aumento dell'ampiezza delle "onde T" sugli apparecchi di controllo (Cureton).
«Oggi è sempre più come apportatori di zinco e di vitamina E – un potente antiossidante – che il germe e l' olio di germe di grano, estratto per pressione a freddo, sono utilizzati, soprattutto in presenza di una situazione di invecchiamento delle cellule. Ma subito si è creata una nuova moda, favorita dallo stesso Cureton e poi dai produttori: quella di sostituire il germe, che in qualche modo ricorda ancora un alimento naturale, con il suo olio che invece è un prodotto assimilabile, per la presentazione e le modalità d'uso, ai preparati farmaceutici.
«Una tendenza, questa, che preoccupa i dietologi naturisti, perché può contribuire a far credere che sia possibile continuare ad alimentarsi male e con cereali raffinati, mettendo "tutto a posto" con il toccasana miracoloso dell'olio di germe di grano; una nuova medicina. Il suo uso è sconsigliato, a parte i casi di emergenza, perché è altamente instabile e soggetto a irrancidirsi al caldo ambientale, alla luce e per semplice decorso del tempo. È facilmente sofisticabile con olio di semi di carote e misture di altri oli vegetali. Sul piano terapeutico è stato provato che l'olio di germe di grano contribuisce ad abbassare il tasso di colesterolo nel sangue, come riferisce A.R. Gaby. Ma poiché il comune olio in commercio è ricavato con un processo a caldo (temperatura fino a 200°C), i presunti benefici effetti – compreso l'elevatissimo potere antiossidante della vitamina E – vengono annullati e si trasformano in difetti gravi. Le diete con olio di germe di grano ottenuto a caldo sono risultate maggiormente aterogeniche (con il rischio, quindi, di malattie cardiovascolari) rispetto a quelle contenenti il medesimo olio prodotto a freddo.
«Anche il germe di grano ha il suo piccolo "rovescio della medaglia". Si tratta di una emoagglutinina, nota come WGA, che è un mezzo di difesa della pianta dai predatori. Questa proteina poco digeribile ha la proprietà, in laboratorio, di agglutinare i globuli rossi del sangue (Jaffe), di danneggiare le cellule dell'orlo a spazzola dell'intestino (Rouanet) e di ridurre l'assorbimento della vitamina B12 allentando il legame con il fattore intrinseco IF (Boedker).
Tutte attività antinutritive che attenuano i benefici apportati dal germe di grano. Un eccessivo consumo è d'altra parte sconsigliabile non solo per ragioni energetiche (100 g di germe di grano forniscono ben 402 kcal), ma anche per i possibili leggeri disturbi intestinali che può procurare. Come il germoglio, anche il germe non è indicato, se consumato in eccesso, a chi soffre di ipertensione (cfr. Valnet, Dextreit)».
Al tempo in cui fu scritto il manuale esisteva una scarsissima ricerca scientifica sugli alimenti, e le soluzioni tecnologiche al problema della delicatezza e scarsa conservabilità del germe, pur conosciute, non erano messe in pratica. Oggi, invece, la tecnologia alimentare ha modificato in molti casi la presentazione del germe di grano in commercio, proprio per renderlo più conservabile e trasportabile, ma così ne ha ridotto livello nutrizionale e protettivo. Perché questa preoccupazione?
Il germe di grano, come il germe di ogni altro cereale integrale, ha una brevissima durata di conservazione a causa dell’alta attività dei suoi enzimi endogeni, soprattutto lipasi e lipossigenasi, che come dice il prefisso lipos attaccano i grassi. Il germe è ricco di acidi grassi polinsaturi, i più instabili chimicamente, che si ossidano (irrancidiscono) facilmente dopo pochi giorni, distruggendo così anche la vitamina E che è legata ai grassi (liposolubile), a meno che il germe non sia conservato (come del resto per tutti gli oli vergini di semi, ricchi di polinsaturi: girasole, noce, soia, arachide, sesamo ecc.), al buio, al freddo, in assenza di aria, ma anche in ambiente secco perché a causa della propria stessa umidità (essendo fresco). se compresso può formare masse a rischio di muffa.
Molti produttori perciò ricorrono a una doppio accorgimento: lo vendono in barattoli sotto-vuoto o in buste ermetiche in atmosfera controllata – tipicamente in pacchetti gonfi – il che è sicuramente protettivo e preventivo dell’ossidazione; però dopo averlo trattato o in un forno a micro-onde (il metodo meno distruttivo) o con una rapida essiccazione (definita con anglicismo “tostatura”, che è ancora più allarmante) in forno tradizionale, tecnica molto più invasiva, diciamo distruttiva. Quest’ultimo trattamento, a seconda di come viene effettuato, ancor più del primo, degrada i grassi e riduce il valore dei nutrienti in modo notevole, tra cui la preziosa vitamina E. Isolata per la prima volta (1936) da H.M. Evans proprio nel germe di grano, la fonte alimentare più ricca (insieme con l’olio di palma), siamo sicuri che lo scienziato potrebbe fare lo stesso oggi col germe di grano “tostato” (e con quale metodo, poi?) che si compera nei rari negozi che lo vendono? Non ne siamo affatto sicuri. I vantaggi asseriti dall’industria sono che il trattamento al forno neutralizza parte degli enzimi lipidici e previene l'irrancidimento e la relativa formazione di sostanze irritanti e tossiche. Consente anche il trasporto, l’immagazzinaggio e la conservazione della confezione, purché intatta, per 1 o 2 settimane Sull’etichetta è prevista una durata di 15 giorni e si invita a conservarlo al fresco e lontano dalla luce. Peccato che sia confezionato in busta trasparente e venduto in normali negozi, illuminati e con temperatura costante di 20°C (e nulla sappiamo di camion e magazzini). Comunque, una volta aperta la confezione in atmosfera controllata, anche il germe tostato va conservato sempre in barattoli ermetici in frigorifero.
In esperimenti scientifici l’essiccazione al forno del germe ha neutralizzato le emoagglutinine (lectine) e le anti-tripsine che sono termolabili, stranamente aumentando l’azoto assimilato e il valore biologico delle proteine (NPU misurato sull’accrescimento dei polli). Ma c’è da dubitare che l’industria segua le cautele dei laboratori scientifici. Il calore è critico: se eccessivo riduce, anziché aumentare, il valore proteico, causando la reazione di Maillard tra amidi e zuccheri (di cui una spia è l’imbrunimento) e la riduzione drastica della lisina, abbondante nel germe crudo (circa 5,5%), amminoacido fondamentale per la completezza delle proteine per l’uomo. La pratica stessa dell’impacchettamento in atmosfera controllata vuol dire che il trattamento al calore in uso non evita l’irrancidimento ossidativo, e il rischio è anche la denaturazione delle proteine. In vecchi esperimenti erano state raggiunte temperature pari a 50°C per 3 ore in forni a circolazione d’aria o 120°C per 45 min (Moran et al. 1968). L’essiccazione in studi più recenti ha distrutto la lipasi ma ha inattivato la lipossigenasi solo all’80-92%, permettendo al germe una conservazione delle caratteristiche sensoriali per 60 giorni e il mescolamento alla farina di grano fino al 20%, in funzione della fabbricazione di una pasta speciale (Srivastava et al. 2007). Oggi, tuttavia, sarebbe possibile conservare quasi tutta la vitamina E nel germe essiccato con tecniche all’avanguardia, come hanno mostrato nuovi studi recenti (Gelmez et al. 2009), ma a quale prezzo e con quali trattamenti invasivi? E’ accettabile che il germe di grano diventi un prodotto del tutto artificiale?
Il trattamento termico ha anche l’effetto di neutralizzare o ridurre molto l'azione tossica delle lectine. che sono potenti sostanze anti-cancro, è vero, e anche stimolanti delle difese immunitarie, ma capaci se assunte in quantità e in modo continuativo di favorire l'aggregazione piastrinica nel sangue e di atrofizzare le cellule dell’orletto a spazzola dei villi intestinali, riducendo quindi l’assimilazione di nutrienti, e anche di dare qualche leggero disturbo intestinale (modesta dolenzia, meteorismo ecc.). Il trattamento a caldo per i soggetti a rischio rappresenta un discreto compromesso: annulla o riduce molto eventuali rischi, al prezzo di una diminuzione dell’efficacia nutrizionale e farmacologica del germe di grano.
Insomma: meglio di niente. Se ben conservato, il germe di grano tostato (e anche questo, una volta acquistato e aperta la busta va messo in frigo) conserva buona parte della vitamina E, che è quello che interessa i più. Ma per gli altri, compresi i più naturisti, si tratta di una tecnologia industriale insopportabilmente invasiva. Che fare, allora?
Tornare al germe di grano fresco e crudo, non trattato. Esiste, eccome, nei mulini, e va cercato con pazienza (e anzi, le stesse ripetute richieste, se fatte da molti, come i “gruppi di acquisto” di amici, spingono mulini e piccoli panifici di provincia a conduzione familiare a metterlo in commercio su richiesta, come un “piacere personale”, sottobanco). Costa anche molto meno di quello “ufficiale” trattato termicamente e sottovuoto. Sapore e aroma squisiti, niente a che fare con quello in commercio: più fresco e pannoso, quasi “di latte”, rispetto al germe di grano trattato termicamente che ha un odore più scuro, di noce. Ma, attenzione, è altamente deperibile grazie ai suoi enzimi naturali, e va subito messo in barattoli di vetro ermetici (l’umidità lo danneggia) in frigorifero, dove si può conservare bene per almeno 15 giorni. Perciò non se ne può fare incetta in grandi quantità per uso personale. E nella ricerca siate comprensivi e prudenti: è sicuramente contro la normativa europea che pretende solo pacchetti sigillati. Fortunati coloro che lo trovano, anche a costo di qualche leggero mal di pancia in più per i tanti col colon iper-sensibile per via delle abbondanti lectine irritanti e anti-nutritive, ma anti-cancro. Pro e contro, come dappertutto nel cibo naturale: sta a noi, alla nostra responsabilità e intelligenza, scegliere e valutare costi e benefici.
Questo dilemma complicato, del resto, è tipico del mercato della società di massa, in cui a differenza dei tempi antichi tutti vogliono le medesime cose, rapidamente e al più basso prezzo possibile. L’ideale sarebbe avere un mulino di condominio o di quartiere.
Ma perché tutta questa attenzione su un complemento secondario, neanche un vero alimento, come il germe? Perché la sua conservabilità ha conseguenze generali, molto importanti. Infatti, il germe è presente in tutti i chicchi interi dei cereali integrali (frumento tenero, frumento duro, riso, orzo, segale, mais, farro ecc.), che producono farine, semole e prodotti alimentari integrali o rustici-tradizionali abbastanza diffusi nel Mondo (pane, pasta, biscotti ecc.), perciò ne determina valore nutritivo e proprietà protettive. Solo che all’interno del chicco integrale intatto il germe si conserva perfettamente anche per molti anni, purché il chicco non sia rotto e resti in ambiente secco e fresco. Tant’è vero che molti grani trovati in casolari abbandonati, purché riparati e al secco, sono stati ancora capaci di germogliare e dar vita a una pianta. Invece, il germe si deteriora molto rapidamente, perfino in poche ore o giorni, quando le sue cellule sono rotte, cioè il chicco è aperto, schiacciato (fiocchi) o macinato (farine e semole) o comunque spezzato. E addirittura è assente del tutto quando il chicco è raffinato, ovvero privato del rivestimento, perché la molitura porta via non solo la crusca, ma anche il germe.
E c’è una grande differenza tra germe di grano mancante (cereali raffinati) che ovviamente non protegge né dà vantaggi, ma neanche si ossida, e germe di grano esistente ma ossidato, cioè irrancidito (cereali integrali abbandonati in ambienti umidi, farine e semole lasciate all’aria, oppure germe di grano estratto lasciato per mesi in ambienti caldi, umidi e luminosi), che non offre più i grandi vantaggi protettivi e nutrizionali di quello fresco e integro, ma produce nell’organismo pericolosi radicali liberi.
Qui si apre un mare di problemi e conseguenze. Pensiamo solo al diverso valore nutritivo di due diverse farine “integrali” di grano tenero che troviamo esposte nei luoghi di vendita, apparentemente simili per composizione. Una farina integrale, a basso prezzo (anche 60 cent.), acquistata nei supermercati discount, presumibilmente fatta di farina raffinata, cioè bianca, 00 oppure 0, quindi priva di germe di grano, a cui è stata aggiunta crusca: non avrà nessuna proprietà protettiva da vitamina E. Un’altra farina integrale, apparentemente simile, ma molto costosa (2 euro e più), reperibile nei negozi “bio” (dirado nei supermercati generici), sarà ottenuta invece macinando il chicco di grano integrale, quindi avrà il germe di grano presente e in teoria molta vitamina E. Però chicco e germe sono stati macinati, quindi le cellule sono state rotte e ora saranno sensibilissime all’ossidazione. La serie di domande da farsi è: quanto è vecchia quella farina, come e dove è stata conservata, il germe di grano contenuto nella farina è ancora chimicamente in buono stato o ha già gli acidi grassi polinsaturi degradati e in via di ossidazione, e infine quanta vitamina E contiene? Eh, saperlo! L’odorato, solo in parte, può aiutare. Ogni pacco di farina può essere diverso: la data di scadenza è solo un obbligo legale, e nulla dice delle condizioni di conservazione), C’è da sperare solo che ditte e negozi più seri conservino una certa “catena del fresco” o almeno che tengono poco in magazzino perché smerciano molto.
E, attenzione, stiamo parlando del grado di freschezza di farine o semole integrali con cui si fanno pane, torte, paste e biscotti integrali, spesso anche “bio”, prodotti venduti a caro prezzo e nell’immaginario collettivo ritenuti sani, genuini, addirittura salutari. In quanto al germe, da solo, è addizionato a numerosi prodotti alimentari salutistici, dietetici e biologici, tutti a caro prezzo, per bambini e adulti. Sarebbe grave se per il trattamento al calore del germe aggiunto a una farina raffinata o a un prodotto alimentare, oppure per l’ossidazione dei grassi a causa d’una trasandata conservazione in ambienti caldi delle farine integrali, vitamina E e acidi grassi fossero carenti o degradati.
Infatti, allarma per analogia, che diversi studi tossicologici ed epidemiologici abbiano attribuito proprio al deterioramento degli acidi grassi polinsaturi dei cereali, sia pure su individui a ridotte difese immunitarie (attribuite ad alimentazione carente: a causa della povertà in Africa, a causa dell’alcol in eccesso in Veneto) e con uso prevalente di polente di granturco, maggiori rischi di tumori all’apparato digestivo.
Naturalmente, sono casi particolari. In una dieta normale, su individui sani e soprattutto informati e intelligenti (cioè capaci di seguire ogni giorno una dieta ricca di sostanze anti-ossidanti e protettive) questo problema sarà neutralizzato o molto ridotto. Ma il ragionamento serve a dimostrare che la conservazione delle sostanze grasse è fondamentale per la salute dell’uomo, e che la lotta tra ossidanti e anti-ossidanti, con la breve vita della stessa vitamina E, il primo degli anti-ossidanti dei grassi, opportunamente messa da madre Natura in semi oleosi e chicchi dotati di germe, in condizioni estreme (calore prolungato, luce, ossigeno, rottura delle cellule e conseguenti attività enzimatiche ecc.), coinvolge non solo il germe del grano integrale estratto e isolato, ma anche tutti i chicchi interi dei cereali integrali e i loro prodotti derivati.
Sì, però, oltre a fibre e polifenoli, il germe è fondamentale in un’alimentazione naturale fondata com’è giusto sui cereali integrali. Ma, labile e delicato com’è, possiamo “capire”, senza condividere, i produttori sbrigativi e pigri che ieri a causa di parassiti e roditori (ghiotti di germe), oggi con le nuove conoscenze sulla degradazione del germe e sui vari tentativi di ritardarla, sono ricorsi in massa ai cereali raffinati, che non pongono problemi di conservazione, parassiti, ossidazione e radicali liberi. Però, neanche nutrono bene, né prevengono, anzi causano nuove, gravi, malattie di massa, e con ben altri rischi epidemiologici. Confusi? E’ la Natura, bellezza…
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RIFERIMENTI
VALERIO N., L’Alimentazione Naturale, Mondadori, Oscar Manuali, Milano 1980 (nuova ed. 1992, rist. 2001), pp.630.
GELMEZ N, KINCAL NS, YENER ME. Optimization of supercritical carbon dioxide extraction of antioxidants from roasted wheat germ based on yield, total phenolic and tocopherol contents, and antioxidant activities of the extracts. The Journal of Supercritical Fluids 48, 3, April 2009, 217–224.
SRIVASTAVA AK, SUDHA ML, BASKARAN V, LEELAVATHI K. Studies on heat stabilized wheat germ and its influence on rheological characteristics of dough. European Food Research and Technology January 2007, 224, 3, 365-372.
MORAN ET SUMMERS JD, BASS EJ. Heat processing of wheat germ meal and its effect on utilization and protein quality for the growing chick: toasting and autoclaving. Cereal Chem 1968, 45, 304-318.
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(1) Questa tabella di confronto – con dati FAO – tra gli aminoacidi delle proteine del germe di grano e quelle della carne è una curiosità scientifica, qui inserita per fedeltà alla voce originale nel libro. Riprende un tipico ragionamento dei naturisti del Novecento: dimostrare la buona qualità (il “valore biologico”) delle proteine vegetali del germe. Ma pur essendo vera, non ha grande valore pratico, perché i due alimenti non sono sovrapponibili: il germe di grano isolato è un complemento naturale che va consumato solo in piccole quantità (cucchiaini o cucchiai) e quindi non può essere assunto per raggiungere una prefissata quota proteica. Ben altre, come spiega lo stesso articolo, solo le virtù del germe.
(2) Il germe di grano era l’integratore preferito del grande campione di ciclismo Fausto Coppi.
AGGIORNATO IL I NOVEMBRE 2016