venerdì 6 febbraio 2015

CIPOLLA. Meglio dell’aglio, se possibile. Forse perché è più facile da consumare?

Cipolla fresca con foglie verdi Riportiamo qui integralmente la voce “Cipolla” tratta dal manuale L’Alimentazione Naturale di Nico Valerio, Mondadori 1980-2001, pp.760 (nelle pp.319-325 dell’ultima edizione), volume oggi esaurito. Questa è l’ultima versione stampata, che per quanto profondamente aggiornata rispetto alla I ed. del 1980 (e infatti riporta già le prime risultanze scientifiche controllate), è pur sempre stata scritta nel lontano 1992. E dagli anni Novanta la ricerca sugli alimenti è esplosa, e anche sulla cipolla esistono indicazioni nuove e più affidabili con migliaia di nuovi studi scientifici più precisi e controllati: alcuni non confermano alcune indicazioni secondarie, ma in compenso ne scoprono altre. L’autore, perciò, non si riconosce più completamente in questa voce, e l’ha totalmente riscritta in modo diverso e più completo. Ma la nuova versione, troppo lunga e ancora inedita, non può essere pubblicata qui (sul web molti copiano e si appropriano del lavoro altrui...). Tuttavia, in attesa d’una nuova edizione scientifica del Manuale, questa pagina può essere ancora utile come prima informazione per il largo pubblico. Per questo ha aggiunto una nota a fine articolo, che va assolutamente letta.

E’ obbligatorio, in caso di ripresa di brani o citazione di frasi, riportare la fonte (autore, libro o il link a questo articolo).

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La cipolla (Allium cepa), coltivata dai Caldei in Babilonia già 4000 anni fa, è presente in numerose varietà: piatte, sferiche, ovali, a trottola, bianche (in genere precoci), giallo-dorate e rosso-violacee (tardi­ve, più facilmente conservabili e più ricche di principi attivi). Molto lodata e consumata dagli antichi, che le riconoscevano proprietà cura­tive, la cipolla, con il suo acre sapore dolce-piccante molto gradevole, dovrebbe essere usata anche oggi in abbondanza. Come gli antichi Mesopotamici, e poi gli Egizi, i Greci e i Romani; i contadini di tutto il mondo hanno sempre visto nella cipolla il quotidiano "cibo della salu­te".

Ma oggi? I libri di cucina attuali raccomandano sempre di usarla "con moderazione". Guai se le tenere mucose dell'uomo-robot di og­gi, abituato a trangugiare le solite poltiglie dallo stesso sapore medio - qualunque cosa ci sia dentro - dovessero essere turbate da un sapore vero, robusto, naturale. Alcuni centenari greci, invece, hanno confes­sato che mangiano almeno una grossa cipolla cruda al giorno.

È faci­lissimo eliminare gli "effetti secondari" della cipolla cruda: basta tri­tarla finemente, cospargerla sempre di abbondante prezzemolo fresco tritato e di olio vergine, e masticare la pietanza a cui si accompagna molto lentamente, facendo lavorare i succhi gastrici. Se poi durante il pasto o alla fine si beve un bel bicchiere di latte fresco è ancora me­glio, perché il latte assorbe gli odori. I mondani e chi ha un'intensa vi­ta sociale possono ricorrere a quei prodigiosi "deodoranti del sangue" che sono i vegetali verdi (ricchi di clorofilla) e gli oli essenziali aroma­tici (menta piperita, eucalipto, lavanda, timo ecc.): poche gocce in un cucchiaino di miele grezzo, alla fine del [v. in nota “Odore” che rimanda all’ articolo sull’aglio: anche per la cipolla è indispensabile il cardamomo, NdA].

La cipolla contiene poche vitamine, ma tanto più quanto più abbon­danti sono le foglie verdi (se ci sono). Vitamine A (11,6-160 mcg la "cipollina" fresca, cioè non matura; da zero a 1,6 mcg il bulbo maturo; 250 mcg le foglie verdi), B1 e B2 in tracce, 0,8 mg di PP nella pianta fresca, C da 0 a 14 mg, anche la E (0,27 mg). Contiene anche zuccheri (8,5 g la cipolla fresca, da 5 a 10 quella matura), 1 g di proteine e trac­ce di grassi, pochi sali, tra cui zolfo (68 mg), potassio (130 mg), ma­gnesio (15 mg), acido fosforico e acetico, almeno due enzimi digestivi (ossidasi e diastasi), che sono però distrutti dal calore, e un glucochi­nino che diminuisce il tasso zuccherino nel sangue ed è perciò utilissi­mo agli obesi e ai diabetici (Collip, Janot, Laurin).

Questa e altre so­stanze ipoglicemizzanti presenti nella cipolla hanno un effetto simile a quello della tolbutamide dei farmaci antidiabetici che stimolano la produzione di insulina. Il consumo regolare della cipolla (50 g al gior­no) riduce della metà la richiesta di insulina (da 40 a 20 unità al gior­no). In laboratorio un estratto di cipolla ha manifestato una efficacia pari al 76% di quella di una dose normale di tolbutamide. Di recente, alcuni farmacologi egiziani hanno isolato nel bulbo della cipolla una sostanza, la difenilalanina, addirittura più potente della tolbutamide. Van den Berg, invece, ha trovato che l'ipoglicemia prodotta dalla ci­polla è preceduta da una iniziale e transitoria iperglicemia (Benigni, Capra e Cattorini). Altri (Braun e Rees) non hanno ottenuto alcun ef­fetto ipoglicemico.

Il suo aroma, per i fanatici della chimica organica, è dovuto al disolfuro di allile e di propile, il suo olio essenziale volatile abbassa la pres­sione agli ipertesi. Il premio Nobel finlandese A.I. Virtanen ha sco­perto nella cipolla ben 14 nuove sostanze attive, tutte favorevoli alla nostra salute. Secondo Cerruti vi si trovano due sostanze un po' miste­riose. La prima aumenta la frequenza del battito e la forza del cuore senza influenzare la pressione generale, eccita la muscolatura liscia dell'intestino e dell'utero; l'altra eccita il cuore nei deboli e negli ipo­dinamici. A parere di molti ricercatori, la cipolla aumenta l'acidità del succo gastrico ed è utile quindi nella ipocloridria.

Le sue fibre alimen­tari (1,3 g) non bastano a spiegare il suo effetto lassativo, da "scopa dell'intestino", probabilmente dovuto alla stimolazione della peristalsi intestinale anzidetta. Fatto sta che la cipolla cotta esplica una marcata azione sul tubo digerente, come lassativo, mentre la cipolla cruda agi­sce sui reni come potente diuretico (Valnet). In terapia la cipolla è usata da tempo come diuretico molto efficace e trova applicazione an­che nelle asciti dei malati di cirrosi epatica e in molte artropatie. Rappresenta inoltre il miglior condimento nella dieta ipoclorurata o aclo­rurata, che oltretutto grazie alla cipolla viene meglio sopportata dal paziente (Alessandrini). Lo stesso autore consiglia, in caso di consumi abbondanti a scopo terapeutico, di prepararla rapidamente in poltiglia e mescolarla a miele o vino, per renderla un poco più accettabile al gu­sto.

La cipolla si comporta anche da potente antibatterico, e non solo sulla flora della bocca. Contiene, tra l'altro, un principio antibiotico (attivo alla concentrazione di 0,7 per 100 mila) che distrugge la Bru­cella abortus, un batterio "difficile" (Masquelier). I microbi contro cui è efficace sono molto numerosi, come intuì già alla metà dell'Ottocen­to Pasteur. Oggi il lungo elenco dei batteri sensibili alla cipolla com­prende anche i colibatteri, gli stafilococchi e le salmonelle. In labora­torio, alcuni esperimenti contro Mycobacterium tubercolosis, che pro­voca la famigerata malattia, sono risultati altamente positivi. Su 150 piante alimentari la cipolla, insieme all'aglio, è risultata il più potente antisettico, come ha sostenuto B. Tokin. Masticarla per 3-8 minuti - ha scoperto il medesimo ricercatore - rende del tutto sterile la mucosa della bocca, il che può essere utile in caso di infezioni e per prevenire stomatiti e altri disturbi. Ma anche alcune forme di influenza, bronchi­te (Fortunatov, Klosa) e di mal di gola potrebbero essere alleviate dalla masticazione di cipolla cruda, per esempio in insalata (Carper). Buoni risultati sono stati ottenuti nella sciatica, nella colite, nella per­tosse e nel morbo di Basedow.

Insomma un magnifico stimolante e antisettico naturale. Ma è an­che potentemente diuretica allo stato crudo, coleretica (stimola la secrezione biliare) grazie ai suoi polifenoli, gli acidi caffeico e clorogeni­co (Semmler, Schindel, Herrmann), antianemica, antireumatica, anti­scorbutica, antisclerotica, evita l'affaticamento e lo stress, è un coa­diuvante nelle malattie respiratorie (tosse, bronchite), nell'obesità, nell'impotenza, previene la senescenza e l'invecchiamento precoce. Contro il raffreddore, M. Morlet consiglia uno "sciroppo di cipolla" ottenuto lasciando macerare per 24 ore delle cipolle tagliate a fettine sottili e cosparse di zucchero. La cipolla è di per sé antiraffreddore, come si sapeva bene già nel secolo scorso, se è vera la celebre frase at­tribuita al presidente George Washington: "Quando sono raffreddato, il mio rimedio è una cipolla arrostita e ancora calda da mangiare poco prima di andare a letto". La scienza sperimentale oggi approva questa prescrizione popolare. La cipolla è considerata un rimedio efficace nel raffreddore dal noto pneumologo I. Ziment, probabilmente perché - sostiene - le sostanze pungenti stimolano attraverso lo stoma­co la decongestione del muco nella gola e nelle vie polmonari. È per questo che la cipolla è espettorante, facilitando l'espulsione del muco dai bronchi attraverso la gola (Manuale di terapie con gli alimenti).

Le più recenti ricerche scientifiche danno ragione ai vecchi medici naturisti: la cipolla è un rimedio anti-cancro. E non solo per i suoi fla­vonoidi coloranti, come la quercetina sulla superficie esterna delle guaine (cipolla rossa di Tropea), provata da T. Leighton. Sono i suoi composti solfidrilici che inibiscono nello stomaco la sintesi delle nitro­samine cancerogene favorita da molti cibi naturali (Sparnins e Watten­berg) e prevengono i tumori del colon rafforzando un enzima detossifi­cante (Sumiyoshi e Wargovich). Utilizzando queste sostanze come an­tibiotici, può "modulare" in senso positivo la flora batterica dell'in­testino crasso che presiede alla formazione dei composti cancerogeni endogeni (Weinsburger).

È fornita anche di ormoni, tanto è vero che Sharaf ha dimostrato la sua capacità di aumentare il peso dei testicoli e la contrazione dell'utero, e Attrep e Mariani vi hanno scoperto un composto ad attività estrogenica analogo alla prostaglandina A1. Forse è per questo che Decaux e Ramond la raccomandano nella prostatite e nelle malattie della prostata in genere. Virtù afrodisiache, analoghe a quelle attribuitele dagli antichi, ma non confermate da altri ricercato­ri, sono state riscontrate nella cipolla da Hull Walton.

E non basta. La cipolla completa i suoi effetti antipertensivi e antisclerotici diminuen­do il tenore di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue. Per questa dieta preventiva anti-infarto, però, ci vogliono 50 g di cipolla al giorno. È anche per questo che naturisti e vegetariani, grandi consumatori di cipolla, sono meno colpiti da infarto, secondo uno studio epidemiolo­gico dell'Università di Poona (India) sulla comunità vegetariana giai­nista. È stato accertato che chi ama cipolle e aglio ha colesterolo e trigliceridi più bassi e HDL più alti di chi non li mangia o li consuma ra­ramente. Si verifica il fenomeno dose-risposta: più se ne mangia, maggiore è l'effetto. Il sangue più sano tra i Giainisti è di chi mangia circa 600 g di cipolle a settimana.

Contro le malattie cardiache la cipolla si è dimostrata molto efficace. In un esperimento al King Medical College di Lucknow (India), N.N. Gupta ha provato che appena 60 g di cipolle intere ricoperte di fari­na di ceci e leggermente fritte (ma possono essere anche crude, bollite o essiccate) riducono di molto e quasi annullano le alterazioni del san­gue (aumento del colesterolo e tendenza a coagularsi) dopo un pasto con 900-1000 kcal sotto forma di grassi (burro, panna e uova). Il cole­sterolo totale di 45 abitanti sani di Nuova Delhi, dopo una dieta di 3000 kcal al giorno per 15 giorni, costituita al 45% da grassi, si alzò in media da 219 a 263 mg/100 ml. Ma soli 10 g (un cucchiaio) di cipolla consumati durante il pasto abbassavano il livello del colesterolo a 237 mg. E più se ne consumava, più si abbassava il colesterolo (Carper). In Occidente il "guru" delle cipolle è il cardiologo V. Gurewich, do­cente della Tufts University. Ha scoperto che mezza cipolla cruda, del tipo forte (meglio le bianche o gialle delle rosse dolci di Tropea), fa aumentare il colesterolo utile HDL del 30% in media nel 70% circa dei suoi pazienti cardiopatici. Non si sa, attualmente, quale delle 150 sostanze circa isolate da Gurewich nel bulbo sia responsabile dell'innalzamento dell'HDL, così difficile specialmente nei malati di cuore. Nessun farmaco in commercio, infatti, è capace di aumentare in modo adeguato il livello dell'HDL, indispensabile alla vita. È certo, comun­que, che la cottura riduce o annulla questa proprietà: il componente attivo è lo stesso che dà il sapore forte e acre, tipico della cipolla cru­da. Più forte e acre è il sapore della cipolla, maggiore è l'aumento del colesterolo "buono" HDL provocato.

La cipolla diminuisce la coagu­lazione (cioè la quantità di fibrinogeno nel sangue) indotta dalla adre­nalina che si produce durante gli stress, prevenendo così il pericolo di trombosi (G.S. Sainani, K.C. Srivastava). Recenti scoperte precisano meglio il valore fibrinolitico della cipolla, ovvero la capacità di impe­dire la formazione di coaguli sanguigni e di favorirne la dissoluzione se questi sono già presenti. All'Università di Newcastle (Gran Bretagna) una équipe di cardiologi e biochimici ha isolato diversi principi fi­brinolitici nella cipolla, tra i quali una cicloallina inodore. Altre ricer­che, condotte presso la Scuola di medicina della George Washington University, hanno portato all'identificazione dell'adenosina, il com­ponente della cipolla che fluidifica il sangue. Si è dimostrato che l'ade­nosina della cipolla agisce esattamente come l'acido acetilsalicilico di sintesi o aspirina (senza, però, le sue numerose controindicazioni), cioè blocca la produzione da parte delle piastrine del sangue di una prostaglandina di tipo A, nota come trombossano, che "ordina" alle cellule di aggregarsi (Vanderhoek, Makheja e Martyn Bailey). Così il sangue rimane fluido e il rischio di ictus e infarto si allontana. Anche l'aglio, nonché gli oli essenziali di cipolla e aglio, hanno il medesimo effetto antitrombossano; in particolare neutralizzano l'attività degli enzimi necessari per produrre quella prostaglandina A. Ma, a parità di peso, l'olio essenziale di cipolla si è dimostrato più potente di quello d'aglio. Servono 10 kg di bulbi per ottenere 1 ml di olio di cipolla.

L'unica controindicazione, scoperta in Italia, riguarda gli effetti collaterali costituiti da una strana "anemia da cipolla" che potrebbero col­pire - ma è un caso teorico - specialmente chi vive al buio. L'olio es­senziale della cipolla, infatti, agisce su un enzima dei globuli rossi (è lo stesso che provoca il favismo) negli animali che non man­giano abitualmente cipolle, soprattutto se vivono al buio (Baldissera Nordio), diminuendo il tasso di emoglobina nel sangue. È forse un si­stema naturale di difesa della pianta da conigli, buoi e soprattutto da talpe e bruchi sotterranei. Il medesimo disolfuro di propile ha proba­bilmente un'azione antitiroidea ("gozzigena"), secondo J. W. Cowan e A.R. Sahir.

Quanto basta, comunque - a parte i minatori, gli speleologi e i ricoverati in ospedali oftalmici - per considerare la cipolla uno degli ortaggi (non solo un condimento e un aroma) fondamentali, che dovreb­be essere presente su ogni tavola. Che abbia spiccate virtù diuretiche è cosa nota. Combatte - mangiata cruda - ogni ritenzione di liquidi ed edema; e anzi questa è da millenni la sua proprietà più nota e speri­mentata (Leclerc). L'attività dei reni viene stimolata e aumenta la quantità di urina emessa e di acqua eliminata, grazie non solo alle so­stanze cinaronosimili (acido caffeico ecc.) ma soprattutto all'essenza e all'acido glicolico, quest'ultimo con una azione che dura 24 ore e che si esplica con un ritardo di 48-72 ore nell' eliminazione dei cloruri e della urea (Henriomet, Balansard). È impiegata contro gotta e ar­tritismo proprio per questa sua capacità - ben superiore a quella di qualunque altro alimento - di sciogliere ed eliminare l'acido urico. A questo scopo bisognerebbe mangiare ogni giorno, tre volte nell'arco della giornata, almeno una cipolla cruda (50 g), utilizzata gastrono­micamente come si vuole.

C'è anche chi preferisce assumerla triturata in un grosso bicchiere di latte; ma è più gustoso servirsene in insalata. La varietà più ricca di essenze, e quindi la più efficacie in terapia, non è detto che sia quella rossa, come finora si è creduto; al contrario, è la cipolla più piccante al gusto e di aroma più forte, quasi sempre la qua­lità nota come bianca o gialla. Spesso, però, una cipolla dal sapore troppo piccante è in pratica immangiabile allo stato crudo, il solo che consente di trarne tutti i benefici preventivi e curativi, ed è più oppor­tuno ripiegare sulle cipolle fresche oppure sulle varietà "dolci" (ad esempio, la rossa di Tropea). In questo modo se ne possono consuma­re di più.

Per il suo contenuto di fosforo reca vantaggio agli intellettuali e agli affaticati da stress (che invece di solito si guardano bene dal mangiar­la). La cipolla è poi un alimento che protegge il fegato e ne previene i malanni. Aumenta infatti il tasso di protrombina, diminuisce il tasso uremico troppo alto e anche il colesterolo. È poi provato che agisce beneficamente nei disturbi della ghiandola prostatica, tipici degli uo­mini anziani. Insieme ai ceci, infine, è l'alimento più indicato per con­servare una buona circolazione del sangue, sostenere e difendere il cuore. Piccolo difetto, 23 mg di acido ossalico (compensati però da 30 mg di calcio). Attento, dunque, chi soffre di calcoli da ossalato.

Una panacea? Sembra proprio di sì. Hanno ragione dunque quegli scrittori che ricordano come la salute di popoli mediterranei antichi, grandi consumatori di cipolle crude, come gli Egizi, i Greci, i Romani, i Fenici, e tutti i popoli del Medio ed Estremo Oriente, sia stata salva­guardata proprio da questo umile ma pungente ortaggio. La cipolla, infatti, faceva parte addirittura del salario giornaliero degli operai e dei soldati. Hanno ragione anche i vecchi contadini armeni e balcanici di oggi, che si vantano di essere vissuti a lungo grazie alle cipolle consumate in gran copia. Ora si capisce come coloro che la mangiano ogni giorno campino cent'anni.

Non credete poi alle persone sane che dicono di non tollerarla. È impossibile che uno stomaco sano non la digerisca facilmente in poco tempo. Cruda è oltretutto ancor più digeribile che cotta, grazie ai suoi enzimi. Chi non la digerisce ha lo stomaco in pessime condizioni e, in tal caso, non digerirà nient'altro. La cipolla, infatti, è un ottimo ali­mento-prova. Cruda, infatti, rallenta la digestione aumentando forte­mente l'acidità del succo gastrico. Perciò è controindicata agli iperclo­ridrici, alcuni dei quali non la tollerano neppure cotta (Benigni, Capra e Cattorini).

Infine, un consiglio pratico a coloro che temono le lacrime da cipolla, conseguenza di un naturale "mezzo di difesa" della pianta contro i predatori, uomo compreso. Affettate le cipolle dopo averle raffredda­te in frigorifero: l'evaporazione del "fattore lacrimogeno" (prodotto da un precursore simile alla alliina, grazie all'enzima allinasi e al piri­do-ossal-fosfato) sarà molto minore, come ha scoperto E. Block. Inol­tre, l'immersione in acqua calda inattiva l'enzima allinasi e sbucciando le cipolle sotto l'acqua corrente si eliminano anche i residui del fattore lacrimogeno. Ma lasciarle in frigo è meglio, secondo noi, che affettar­le sotto l'acqua corrente; potrebbero perdere sali, vitamine e principi attivi.

Come prepararla? Va preparata fresca e tritata nel pinzimonio, nel­le insalate crude e aromatiche, sulle polente d'ogni cereale, nelle minestre, negli stufati di ortaggi misti, nelle pizze rustiche, nelle torte in­tegrali ripiene, al forno, nelle salse, e come condimento generale. È buonissima, con olive e finocchi stufati, come ripieno d'una torta ru­stica con la farina integrale. Tutto tranne lo squallido intingolo di "ci­polla imbiondita in tegame", saltata nell'olio bollente e quasi bruciata, con cui iniziano molte ricette.

L'ideale per la salute? Consumarla cruda in insalata, per il gusto del piccante e soprattutto per goderne le proprietà preventive e terapeuti­che. In zuppe squisite e aromatiche, in torte rustiche e perfino in soa­ve crema "vellutata", per la gastronomia più ricercata. Del resto, già il famoso cuoco Cristoforo, detto il Messisburgo, a metà del Cinquecen­to dettava alla posterità la ricetta della "carabazzada de magro" (zup­pa di cipolle con uova, mandorle e succo di limone). La "carabaccia" di cipolle era usuale in Toscana e in Emilia anche nelle case aristocra­tiche, oltre che contadine. E come soupe à l'oignon "francese", farà poi il giro del mondo.*

(da Nico Valerio, L’Alimentazione Naturale, Mondadori 1980, ultima ed. 2001, pp.319-325). E’ obbligatorio citare la fonte o questo link, se si riprende l’articolo o un brano).

PROPRIETA’ CONFERMATE. Oggi la ricerca scientifica ha finalmente preso in considerazione e confermato numerose proprietà farmacologiche della cipolla, tra cui quelle di anti-infarto, anti-colesterolo, anti-ipertensione, anti-malattie cardiovascolari in genere, anti-diabete, anti-ipertrofia prostatica, allergie (inibisce il rilascio di istamina), osteoporosi, cicatrici chirurgiche (uso topico), anti-cancro preventivo (in particolare esofago, colon, bocca, prostata, reni, mammella, ovaie, ma anche stomaco, pancreas, endometrio) ecc. Come ha sintetizzato il ricercatore indiano-americano B.B. Aggarwal, specializzato nella scienza delle spezie e nel loro uso in laboratorio e nella clinica medica.

CAUTELE E CONTROINDICAZIONI. Attenzione come per l’aglio ma maggiorata (in genere i consumi di cipolla sono più elevati dell’aglio) nelle cure con anti-coagulanti e anti-aggreganti piastrinici, e nelle cure anti-diabetiche, perché potrebbe interferire con attività iper o ipo (Firenzuoli, Interazioni tra erbe, alimenti e farmaci).

MODI DI ASSUNZIONE. Molto meno critiche di quelle dell’aglio (vedi).

ODORE. Molto meno importante e persistente di quello dell’aglio, può comunque in alcuni soggetti rivelarsi maggiormente nel sudore (vedi).

AGGIORNATO IL 7 FEBBRAIO 2015

7 Comments:

Anonymous mario said...

naturalmente, aglio a pranzo e cipolla a cena ....
mi par d'aver letto da qualche parte la maggior efficacia della cipolla rossa chè però ha un sapore più amarognolo e mi sembra di digerirla più lentamente rispetto all'aglio stesso .... come si dice "mi ritorna sù nelle ore successive)
... per l'ossalato allora che dire per l'associazione con la curcuma che assumo regolarmente, veicolata da pepe e olii ???

7 febbraio 2015 alle ore 15:15  
Blogger Nico Valerio said...

Come si dice più volte nell'articolo le varietà esternamente di colore bianco o giallo (comunque le varietà dal sapore e odore più forte), sono ovviamente le più potenti. Le più dolci, compresa la rossa, come si dice possono però essere consumate in maggior quantità... Quindi a noi la scelta. Naturale che le rosse siano meno digeribili: i polifenoli. L'ossalato non ha alcuna importanza in un condimento che si mangia non a chili ma a decine di grammi, ed è pure compensato dal calcio.

La curcuma da sola ha modesta bio-disponibilità: vuole l'aggiunta di un po' di pepe (l'aumenta di decine-centinaia di volte).

7 febbraio 2015 alle ore 16:55  
Blogger Unknown said...

Io ho sempre il timore di non consumare abbastanza cipolla cruda nella mia dieta quotidiana. Il punto è questo: spesso, nelle mie insalate, sostituisco la cipolla con il porro, lo scalogno, il cipollotto...il mio dubbio è: ma dal punto di vista "terapeutico", questi alimenti possono essere considerati affini o equivalenti alla cipolla, essendo tutti ortaggi appartenenti al genere ? E l'erba cipollina? Hanno tutti questi alimenti i medesimi effetti ipoglicemizzanti, anti-cancro, antianemici, antireumatici etc. della cipolla?

Grazie per l'attenzione
Marco Alpini

9 febbraio 2015 alle ore 22:50  
Blogger Nico Valerio said...

Il guaio è che la letteratura scientifica è quasi tutta anglosassone e le varietà sono spesso diverse (e non basta dire "cipolla": è sempre una media tra tanti valori... questo la gente non lo sa). Ma in genere un buon criterio è il sapore. Le gigliacee più attive e potenti sono quelle più brucianti: quindi i bulbi grossi e maturi, anziché quelli giovanissimi e teneri e dolci... Proprio il contrario di quello che istintivamente facciamo. Le parti verdi (foglie fresche e anche l'erba cipollina sono più ricche di vitamine ovviamente, ma meno di composti allilici. Comunque chi mangia ogni giorno gigliacee crude non deve proprio preoccuparsi.

9 febbraio 2015 alle ore 23:38  
Anonymous mario said...

riguardo al colore mi sembra che hai precedentemente pubblicato che il radicchio abbia poche proprietà nutrizionali; in realtà viene citato uno studio dell'università di urbino dove avrebbe proprietà anti-ossidanti superiori anche ai mirtilli .... è possibile ?

25 febbraio 2015 alle ore 14:08  
Anonymous Emilia said...

Io da qualche giorno sto mangiando la cipolla di tropea tagliata sottile con il pomodoro .la cosa che noto e un leggero mal di testa passeggero e un leggero formicolio alle dita di tutte due i piedi!!come mai?

2 giugno 2016 alle ore 22:13  
Blogger Nico Valerio said...

Emilia, gli "esperimenti" con gli alimenti nell'uomo sono difficilissimi, e spesso non sono indicativi neanche quelli realizzati con tutti i crismi scientifici negli ospedali in vista di uno studio clinico. Figuriamoci quelli improvvisati a casa e basati su sensazioni personali, o i paragoni tra situazioni non perfettamente omogenee. Perché entrano in sinergie complesse migliaia di sostanze presenti in tutti i cibi della dieta, e perché interferiscono altri elementi della qualità della vita. Che andrebbero tutti controllati e resi uguali, prima di tentare un confronto tra una dieta con cipolla e una senza. Come fai a ritenere la cipolla la causa possibile del mal di testa e del formicolio? Anzi, a rigore la cipolla è ipotensivo, non ipertensivo, e migliora non peggiora la circolazione. Non solo, ma se è poca (una normale insalata mista con cipolla in mezzo a una copiosa dieta normale, sempre diversa), la cipolla non avrà neanche conseguenze bio-chimiche, magari neutralizzata da decine di altre sostanze (che so, il sale). Diverso sarebbe un esperimento (gestito da altri, non dal soggetto) di dieta a prevalente presenza di cipolla più una dieta-tipo per 6 settimane con misurazione di tutti i valori biochimici, seguita da un intervallo (wash-out) di 4 settimane neutre senza cipolla, con uguale dieta-tipo e senza misurazioni, e da altre 6 settimane senza cipolla, stessa dieta-tipo, ma con misurazioni. Allora la differenza tra la fine delle prime 6 settimane e la fine delle ultime 6 settimane potrebbe avere qualche valore. Ma te la sentiresti di mangiare etti di cipolla cruda forte come pietanza principale della giornata per 6 settimane?

2 giugno 2016 alle ore 23:04  

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