FRUTTARISMO. Più dieta temporanea, o tendenza di massima, che vero regime.
Riportiamo qui la storica voce integrale “Fruttarismo” dal manuale L’Alimentazione Naturale di Nico Valerio, Mondadori, ed.1997, rist.2001, pp.760 (pp.74 e 222-223). Oggi l’autore ha raccolto sul tema indicazioni e raccomandazioni nuove e più affidabili, e anche numerosi studi scientifici, e perciò ha rifatto la voce in modo diverso, più ampio e più completo. Ma essendo la nuova versione ancora inedita non può pubblicizzarla (gli Italiani, e non solo gli Italiani, sul web copiano e senza citare la fonte...). Perciò, in attesa del futuro nuovo Manuale scientifico, poiché la ristampa 2001 è esaurita da anni, ritiene ancora utile e valida per grandi linee la versione già stampata. E’ comunque obbligatorio in caso di ripresa o citazione riportare la fonte (il libro o il link a questo articolo):
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Il fruttarismo o fruttivorismo, noto agli zoologi come carpofagía (dal greco karpós, frutto e phageîn, mangiare), prende in considerazione solo i frutti. Perché?
Per almeno tre validi motivi: perché questo era probabilmente il primo cibo dell'uomo, poi per ridurre davvero al minimo il sacrificio richiesto alle forme vegetali viventi (cioè le piante, che lasciano cadere spontaneamente i frutti al suolo, oltretutto in soprannumero rispetto alle necessità di riproduzione), infine per raggiungere il grado estremo di disintossicazione e purezza alimentare senza ricorrere al digiuno.
Quindi, a parte la frutta più comune (mele, arance ecc.), molti frutti oleosi (noci, nocciole, sesamo, girasole ecc.) da cui ricavare anche proteine e grassi, castagne e banane verdi (amidi), ortaggi d'ogni tipo (dai pomodori alle melanzane, che sono dei frutti).
Se, invece, il "frutto" si intende nel più ampio significato botanico, allora tutto è molto più facile: si usano anche i cereali e le Leguminose, che sono semi di frutti.
Ma è chiaro che, nella sua forma più ristretta, il fruttarismo è più una dieta temporanea e disintossicante che un regime di lungo periodo. La difficoltà nel reperire proteine complete e amidi, senza cibarsi contemporaneamente di troppi grassi (i semi oleosi), pone molti problemi pratici.
Comunque è possibile sbalordire gli amici, e perfino qualche dietologo, con affascinanti e ricchi menù interamente fruttariani, come quello illustrato tra i menù tipo (vedi tabella). È tuttavia un principio validissimo anche se interpretato estensivamente come "linea di tendenza".
I rischi di una protratta alimentazione fruttariana ristretta ai soli frutti in senso alimentare sono notevoli, non tanto per la difficoltà di coprire il fabbisogno di acidi grassi essenziali (obiettivo, anzi, relativamente agevole, grazie all'uso dei semi oleosi), quanto per l'insufficiente tenore complessivo delle proteine, per la presumibile mediocrità della loro qualità biologica, soprattutto per lo scarso apporto energetico globale, infine per il problema costituito dal reperimento di fonti amidacee abbondanti e di facile approvvigionamento.
Inteso, invece, nel più ampio senso botanico, un regime fruttariano di lungo periodo tende a coincidere con il vegetarismo naturista, sia pure con qualche difficoltà in più. Il problema dei vegetali verdi crudi, per esempio, si può in parte risolvere ricorrendo ai semi germogliati fino alle dimensioni in cui ha inizio la funzione clorofilliana, ma non è facile trovare fonti di beta-carotene e altri fonti vitaminiche disponibili tutto l'anno e ovunque.
(da Nico Valerio, L’Alimentazione Naturale, Mondadori, ed. 1997, rist. 2001, pp.74 e 222-223. E’ obbligatorio citare la fonte o il link).
IMMAGINI. 1. Disegno di Ellen Souffer (1999). 2. Semi oleosi e frutta secca. 3. Tabella di un menù tipo tratta dalla edizione dell’Alimentazione Naturale 1997, rist.2001.
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