Un clamoroso studio dell’epidemiologo italiano Paolo Boffetta, della Scuola di Medicina Mount Sinai di New York, e di un’equipe di ricercatori europei, ha analizzato i questionari dietetici riempiti da 142.605 uomini e 335.873 donne reclutati per la ricerca Epic (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) in dieci Paesi europei fra cui l’Italia, fra il 1992 e il 2000. Ebbene, confrontando queste schede dietetiche quasi 9 anni dopo con la mortalità da cancro nei due gruppi di volontari (attenzione,
tutti i tipi di cancro in blocco, quindi una media), lo studio ha concluso che
i consumi di verdura e frutta dichiarati dai volontari poco o nulla erano in collegamento col loro rischio cancro.Insomma, avete capito bene: questionari e statistiche alla mano, Boffetta e colleghi hanno pubblicato sulla rivista
Journal of the National Cancer Institute un sensazionale studio secondo il quale "frutta e verdura non prevengono il cancro", o al massimo lo prevengono molto moderatamente, come mostra uno
studio (c'è l'abstract, e anche il testo integrale) anticipato il 6 aprile sul sito online della rivista scientifica.
Le agenzie e i giornali di tutto il mondo, visto che questa volta – per usare una metafora giornalistica – è "l’uomo che morde il cane", si sono precipitati a dare la notizia ritenuta "controcorrente". Vedremo più avanti che in realtà lo studio non è affatto controcorrente, perché tutto si sapeva già, ma solo mal posto. Però stavolta i media hanno impaginato con una certa prudenza, senza scandalismo e senza aggiungere pepe, perché già i titoli del sito online della rivista e l’abstract dello studio scientifico in anteprima erano forti e parlavano chiaro.
Ad essere, semmai, un po’ imprudenti, sono stati i ricercatori. "Ma così – ha insinuato un noto nutrizionista italiano – ora tutti conosceranno il dr. Boffetta".
Nell’ipotesi di lavoro della ricerca erano stati messi insieme tutti i più diversi tipi di cancro ("overall cancer"), quando è noto da tempo, invece, che alcuni tumori molto diffusi sono del tutto insensibili all’alimentazione, come hanno giustamente fatto notare sia il prof. Veronesi, sia altri studiosi critici verso questo tipo di ricerche che fanno di ogni erba un fascio e non vanno troppo per il sottile. Oggi gli studi efficaci si conducono sul rapporto tra più alto consumo di frutta-verdura e minor rischio di tumore allo stomaco, oppure al colon-retto, alla prostata, alla mammella, al pancreas, e così via. Perfino l’efficacia degli antibiotici si valuta verso i particolari ceppi di batteri, non genericamente "verso tutti i batteri": in quest’ultimo caso anche il miglior antibiotico darebbe un livello di efficacia statistica basso.
E invece, questo machiavello di considerare ai fini della ricerca non i vari, singoli tumori, tra loro diversissimi sia nell’eziologia (cause), sia nell’eventuale prevenzione con l’alimentazione, ma il "cancro" in blocco, come se fosse un’unica malattia, ha falsato l’intera ricerca, col risultato di dare al più elevato consumo di frutta e verdura un valore di protezione totale bassissimo (circa il 4% di significatività), per di più inviando un messaggio diseducativo ai cittadini, che già consumano pochi vegetali.
"Mettere nello stesso calderone tumori così lontani dall’alimentazione come leucemie e linfomi, cancri dell’utero e della cervice ecc. ovviamente abbassa la significatività statistica", ha commentato Andrea Ghiselli, medico e capo ricercatore dell’Inran, Istituto di Stato di ricerca sulla nutrizione. "Anzi, il fatto che permanga ancora un 4% di protezione avvalora, più che sminuire, secondo me, l’effetto di frutta e verdura". Insomma, a Ghiselli non piace il lavoro di Boffetta e colleghi. Il rischio è che ora molte persone, tra New York, Londra e Roma, rinuncino a riempire il piatto d’insalata come facevano fino ad oggi. Il che sarebbe molto grave.
Nello studio della Scuola di Medicina Mount Sinai,
solo una significativa ma piccola relazione inversa è stata riscontrata tra l’alta assunzione di frutta e verdura ed il rischio globale di cancro ("overall cancer"). Nel campione preso in analisi, un aumento di 200 grammi al giorno di frutta e verdura ha comportato una riduzione di circa il 3 per cento del rischio di cancro. Il consumo di verdure di per sé ha anche offerto una modesta protezione anticancro, ma limitata alle donne. Bevitori incalliti che hanno mangiato molta frutta e verdura avevano un rischio piuttosto ridotto, ma solo per i tumori causati dal fumo e dall’alcol.
"La linea di fondo è che, sì, abbiamo osservato un effetto protettivo di frutta e verdura contro il cancro, ma è una connessione più piccola di quanto si pensasse", ha detto l’autore, Paolo Boffetta. "Qualsiasi effetto protettivo anticancro di questi alimenti sembra essere davvero molto modesto".
"Lo studio – ha detto ancora Boffetta – non ha fatto distinzioni fra i diversi tipi di cancro, il nostro obiettivo è stato osservare gli effetti di frutta e verdura sulla prevenzione del cancro a livello globale". Lo stesso ricercatore é cauto sul risultato: "Non possiamo dire che questi cibi non abbiano effetti preventivi anti-cancro, ma questi sono meno forti di quanto immaginato". E ha proseguito:
"Se tutte le persone dell’indagine Epic mangiassero 5-6 porzioni di frutta e verdura al giorno, secondo il nostro studio, ridurrebbero il rischio cancro [globale, cioè la media di tutti i tipi di tumori, NdR] solo del 3-4%".D’altra parte, negli ultimi 20 anni, si legge nella ricerca, diversi studi non sono stati in grado di confermare l'associazione diretta tra il consumo di frutta e verdura e la diminuzione del rischio di cancro. Nell'editoriale di accompagnamento all'articolo Walter Willett della Harvard School of Public Health osserva che "questo studio conferma con forza i risultati di altri studi prospettici, secondo cui consumare grandi quantità di frutta e verdura ha poco o nessun effetto nel ridurre l'incidenza dei tumori".
Le reazioni degli esperti non sono mancate..
E’ stupito l’oncologo Alberto Sobrero dell’Ospedale San Martino di Genova, che però ritiene il risultato almeno "logico, perché esamina l’associazione complessiva fra tumori e assunzione di frutta e verdura, e non tutti i tipi di cancro sono correlati al consumo di frutta e verdura".
Dei vantaggi di frutta e verdura nella prevenzione dei rischi tumorali è certo anche Ghiselli, per il quale perfino lo studio di Boffetta "conferma l’esistenza di un’associazione tra consumo di frutta e verdura e prevenzione del cancro. Gli autori la trovano debole, ma la trovano, mentre altri la trovano più forte". E ancora: "Dire che frutta e verdura sono inutili contro i tumori è un atto di insensibilità nei confronti dei cittadini, che per di più non aspettano altro: un'affermazione simile può infatti sembrare a molti una valida scusa per non dover più riempire il piatto di insalata. I dati Epic hanno voluto vedere l'effetto dei vegetali su tutti i tipi di tumori, dalle leucemie al tumore al cervello, mettendo in uno stesso calderone anche forme di cancro che non sono direttamente influenzabili con l'alimentazione".
"Ebbene - continua Ghiselli - nonostante si siano considerati sullo stesso piano tumori di ogni genere, rimane una pur debole correlazione: significa che per i tumori che dipendono da ciò che mangiamo l'effetto è ancora più ampio, come già del resto sappiamo. Il rischio di tumore al colon, ma anche di cancro al seno o alla prostata, diminuisce se la dieta è ricca di frutta e verdura. Per di più, leggendo attentamente i dati, si vede che l'effetto protettivo è marcato in chi beve, sui tumori correlati ad alcol e fumo: vuol dire che i vegetali possono almeno in parte 'rimediare' ai danni di uno stile di vita non salutare. Tuttavia, non bisogna cadere nell'estremo opposto:
frutta e verdura non sono onnipotenti e vanno comunque abbinate a uno stile di vita salutare. E' impensabile compensare i danni di fumo, sedentarietà o scorpacciate di grassi solo mangiando più vegetali". Per Carlo Cannella, nutrizionista dell’università di Roma La Sapienza e presidente Inran, "non bisogna coltivare l’illusione che ci siano cibi anti-cancro quando si hanno poi stili di vita errati. L’azione preventiva di frutta e verdura c’è, ma il consumo di questi alimenti deve essere vario, frequente, deve rispettare la stagionalità e deve essere associato a un basso consumo di alcol e di cibi grassi e proteici di origine animale, assenza di fumo e buona attività fisica".
Infine, l’oncologo Umberto Veronesi: "Lo studio non pare in contraddizione con quanto sappiamo sull’effetto protettivo di frutta e verdura", dice. "In primo luogo, nessuno ha mai messo in dubbio che un’alimentazione ricca di frutta e verdura da sola non basti a pervenire tutti i tipi di tumori. In secondo luogo è noto che non tutti i tumori beneficiano di una riduzione di rischio in uguale misura".
Dopotutto - aggiungiamo noi, ragionando all'inverso - non dimentichiamo che gli epidemiologi Peto e Doll, mai smentiti,
attribuirono all'alimentazione nel suo complesso circa il 30% dei tumori. Che è una percentuale grande, ma anche piccola, a seconda di come la si guardi. Ora, sulla alimentazione tradizionale "mediterranea", meglio se di tipo antico (qui definita "alimentazione naturale") esistono prove epidemiologiche confermate.
Ma se neanche l'intera dieta può ragionevolmente annullare i rischi dei tumori, e di tutti i tumori, figuriamoci due sole categorie di alimenti, sia pure importanti. E se lo studio fosse stato costruito ad arte per far parlare un po’, come sospetta qualcuno?
Quel che è certo, intanto, è che la polemica riporta l'attenzione sul ruolo protettivo dei vegetali freschi, fondamentali in un'alimentazione sana e naturale. Per mettere le cose in chiaro, si veda all'articolo seguente lo "stato dell'arte" epidemiologico su frutta e verdura anti-cancro.Etichette: cancro, epidemiologia, frutta, ricerca, verdure