LATTE e latticini salutari: il terrorismo è infondato. Ma quali e quante porzioni?
IERI: ALIMENTO BASE NELLE SCUOLE. Da un eccesso all’altro. Da quasi un secolo, le autorità sanitarie di tutto il mondo hanno propagandato il consumo abbondante di latte e latticini, soprattutto tra i giovanissimi studenti e gli anziani. Ancora oggi (v. alla fine di questo articolo) la Sanità Pubblica negli Stati Uniti esorta a bere molto latte. La novità salutista è che ora deve essere scremato del tutto o parzialmente.
Ma anche la convinzione popolare che il latte, per via dell’allattamento che da solo ci sostiene nei primi mesi di vita (anticamente fino a 1-2 anni), sia il "primo alimento" dell’Uomo non solo cronologicamente, il cibo base di bambini, anziani, donne in gravidanza, convalescenti e malati, insomma quasi una panacea, o almeno il cibo che non può tradire. Basta ricordare che il latte degli animali fu tra i primi cibi dell'uomo della Preistoria, che la Natura prontamente accettò rendendo geneticamente trasmissibile l'enzima lattasi che serviva a digerirlo, che in particolare la nostra Civiltà greca-etrusca-romana nacque dalla pastorizia, e che nell’antica Roma, città in origine di pastori, perciò esperti e apprezzatori di ogni specie di latte, si vendevano come preziosi integratori terapeutici il colostro degli animali (che oggi sappiamo dotato di potenti proprietà immunitarie) e perfino il latte di cagna e di asina. Difficile perciò non definire latte, latticini, ricotte, yogurt e formaggi un gruppo di cibi naturali, anzi tra i primissimi dell’Uomo, oltretutto sperimentati per prove ed errori per migliaia di anni.
Cibo altamente "plastico", cioè proteico di pronta e quasi totale assimilazione (la caseina, e dopo lo svezzamento l’uovo, è il miglior mezzo per far crescere... topi, conigli e bambini), ricco di calcio assimilabile perché in rapporto col fosforo superiore a 1, dunque essenziale per le ossa, perfino – spiegavano gli studi – buono per prevenire le ulcere e addirittura i tumori gastrici. Non solo, ma in Africa i Masai d’un tempo che bevevano litri di latte e yogurt avevano anche poco colesterolo: qualche studioso credette di scoprirvi un "fattore anticolesterolo", oltre al famoso acido orotico. Anche se uno studioso italiano già negli anni 50 fece notare che, dovendo superare la micidiale barriera cloridrica nello stomaco, ben pochi dei batteri dello yogurt arrivano indenni a colonizzare l’intestino.
OGGI, COLPEVOLE DI QUALUNQUE COSA. Quella anti-latte è una ideologia fanatica, non una ragione scientifica. Che ovviamente si vergogna di se stessa e si ricopre di ragioni pseudo-scientifiche, magari amplificando alcuni difetti dei latticini, certamente presenti, come in ogni alimento. Che dire, infatti, delle migliaia di veri e propri veleni, alcuni dei quali cancerogeni, presenti nei vegetali e assenti nel latte? Come mai nessuno si scaglia contro verdure e frutta, legumi e cereali? A prestar fede a certi deliranti siti internet, e agli opuscoli dell’editoria alternativa (alternativa nel senso che non controlla mai la… preparazione culturale dell'autore: qualunque ignorante fanatico può scrivere), latte e latticini sembrano negli ultimi anni diventati il male assoluto, sia perché alcuni studi epidemiologici senza troppo indagare li collegano agli eccessi di grassi e proteine animali nella dieta, con tutti i rischi del caso (dall’osteoporosi, paradossalmente, alle malattie cardiovascolari, ai tumori), sia per la vecchia antipatia dei macrobiotici, sia perché i vegan li considerano "cibo crudele" in quanto ottenuto dagli allevamenti. Tanto, poi, si sa, per loro ci sono le pillole artificiali di integratori. I vecchi medici naturisti non avevano preclusioni per il "buon latte crudo" e per ragionevoli quantità di latticini. Eppure, qualche divulgatore meno scientifico, come Ehret, tirò in ballo l'ottocentesca teoria del muco, a suo dire prodotto da latte e formaggi, tacendo al pubblico ignorante che le mucose secernono, devono secernere, muco, e confondendo tra digestione fisiologica (normale) e patologie (le malattie), comprese intolleranze e colon irritabile.
Fatto sta che la fisiologia umana si adeguò al consumo dei latticini, sintetizzando e rendendo trasmissibile l'enzima digestivo del lattosio, già nella Preistoria, come prova una ricerca. E a maggior ragione la storia della civiltà parla chiaro: l’Uomo da cui proveniamo era pastore e fece di latte e formaggi i suoi primi alimenti (cfr. "La Terra del latte e del miele" della Bibbia, e le prime offerte agli Dei a base di latte degli Etruschi-Romani). Chi dice il contrario mostra o fanatismo ideologico (spesso dovuto alla personale intolleranza al lattosio o al colon irritabile) oppure alla crassa ignoranza.
Infatti, come potrebbe essere considerato dannoso quello che è uno dei primi cibi dell’Uomo? Sarebbe un non senso. E specialmente nella nostra cultura antropologica, fondata sulla pastorizia. I nostri progenitori erano pastori. La prima pietanza nazionale romana, il simbolo della parca dieta rustica dei primi Romani del Septimontium, era la "puls fitilla", polenta ottenuta cuocendo il miglio in latte abbondante. I nostri progenitori erano così grandi cultori del latte da allevare addirittura "cagne da latte" per malati e convalescenti. E allora, gli antichissimi sbagliavano? Eppure erano i più forti, sani, resistenti e creativi dei loro tempi. "Per sei secoli non abbiamo avuto bisogno di medici", scrisse Catone. E l’alimentazione naturale dell’Uomo è fondata anche sulla Tradizione antica, oltreché sulla scienza moderna.
PUBBLICO DISORIENTATO. Dov’è la "verità"? si chiede il pubblico dei consumatori. Che cosa c’è di vero e di falso nelle tante dicerie? Possibile che latte e latticini siano diventati un terreno di scontro di fanatismi ideologici, ricercatori trasandati ("mala-scienza"), professori tromboni, giornalisti pagati, autori "alternativi" fuori tempo massimo? Specialmente la gente più interessata, quella che cerca di informarsi e tenersi aggiornata sull’alimentazione, è davvero disorientata. Ecco che cosa ha scritto la lettrice vegetariana "Little Sweet Star" in un commento al nostro articolo nel blog specializzato Love-Lacto-Ovo-Vegetarian.
"Caro Nico, vorrei chiederti qualche precisazione sul terrorismo psicologico condotto in questo periodo, soprattutto dalla maggior parte dei siti vegan, riguardo ai latticini. Ti confido che ancora oggi, dopo aver letto molti degli articoli che circolano su internet riguardo alle relazioni tra cancro e consumo di latticini, faccio fatica persino a concedermi un po'di ricotta o uno yogurt magro. Ma questi non sono alimenti protettivi (soprattutto lo yogurt)? Il latte poi sembra essere demonizzato a priori, indipendentemente dalle quantità. Ho letto un articolo, citato da un sito vegan, dove venivano presentati i risultati di uno studio da cui emergeva che la probabilità di sviluppare cancro al seno nelle donne cresceva con l'aggiunta anche di un solo bicchiere di latte scremato al giorno. Insomma, quanto c'è di vero? E riguardo alle quantità giornaliere di questi alimenti tu cosa consigli?"
Little Sweet Star.
Cara Little Sweet Star, ti rispondo qui, perché credo che il ruolo del latte e dei suoi derivati nell’alimentazione sana interessi tutti, non solo i lacto-ovo-vegetariani. Come sai, sul web si trovano le tesi più balzane: grazie all'anonimato, all’assenza di controlli scientifici e smentite, è il luogo ideale per i propagandisti e i fanatici in ogni campo. E spesso vengono allegati per dare maggiore credibilità alle tesi anche studi "scientifici" apparentemente seri. Bisogna essere esperti per accorgersi che molti di quei studi sono poco fondati e discutibili.
LA CAMPAGNA ANTI-LATTE E’ TUTTA UNA BALLA. MA CHI C’E’ DIETRO? Nessuna delle accuse diffuse dai siti web, opuscoli e libri al latte e ai formaggi è fondata. Il latte e i latticini suoi derivati danno solo vantaggi e salute. Non hanno neanche quei piccoli difetti dei vegetali, che per difendersi come piante devono sintetizzare sostanze tossiche. L’unico “difetto” che hanno, lo hanno allo stesso modo tutti gli alimenti: in eccesso fanno male. Anche l’acqua: con 8 o 10 litri bevuti tutti insieme o 40 o più bevuti in una giornata, si può morire. Una rapida intervista al nutrizionista Andrea Ghiselli (capo ricercatore Cra-ex Inran), che malgrado sia per carattere di poche parole, spazza via tutte le sciocche fissazioni, gli incubi pseudo-salutistici, le mistificazioni pseudo-scientifiche (p.es. il vizio di portare come “prova” studi scientifici non capiti, che in realtà dicono altro) e la voluta, dolosa, disinformazione anti-latticini oggi in voga. Campagna che – Ghiselli non lo sa, ma noi conosciamo i nostri polli – deriva dalla vecchia propaganda dei macrobiotici, che però erano e sono dei signori moderati al confronto con gli scatenati vegan più ultrà di oggi, quelli che come i missionari cattolici hanno un solo scopo nella vita: “convertire le anime”. Ma vorremmo tanto sapere: che cosa ci guadagnano? La presunta “verità” scientifica? No, perché odiano la scienza. E allora, a essere maliziosi ci si indovina: forse hanno il compito di facilitare i lauti commerci dei produttori di integratori e cibi speciali per vegan? Questa, benché losca, sarebbe almeno una giustificazione razionale.
STUDI CHE NON TENGONO CONTO DELL'INTERA DIETA. Per esempio, gli studi statistici fondati su questionari complessivi ("Quali di questi alimenti lei ha consumato nell’ultima settimana?"), cioè sui ricordi delle persone, senza nessun controllo, non sono sempre fondati. Non so se è lo stesso a cui accenni, ma ne ricordo uno che metteva insieme tutti i consumi di una persona senza discriminare. Una donna, per ipotesi, ha dichiarato di consumare 3-4 bicchieri di latte al giorno? Ciò basta ai ricercatori. Senza porsi il problema della dieta generale, cioè il fatto che la stessa donna abbia consumato – per esempio estremo – anche salsicce grasse, bacon, lardo, burro, patatine fritte, cereali raffinati in abbondanza, dolci, bevande zuccherate, e per di più pochissima frutta e verdura. E’ chiaro che questa persona avrà rischi molto più alti: ma sarà proprio colpa dei 3-4 bicchieri di latte, che oltretutto sono quasi al 90 per cento acqua? No di certo, come infatti dimostrano alcuni studi sotto riportati.
FORMAGGIO SI’, MA IN UNA DIETA GIUSTA. Poniamo il caso di una persona che consumi 100 g di formaggio al giorno. Sembra eccessivo, ma in realtà può essere ancora normale se la stessa persona, poniamo, vegetariana, non assume nessun’altra fonte grassa animale, dal latte al burro, e ha una dieta stracolma di frutta, verdura, cereali integrali, legumi. Quel formaggio, invece, se è aggiunto ai cibi grassi e alla carenza di antiossidanti descritti sopra, potrebbe costituire un elemento, tra gli altri, d’una dieta grassa, sovrabbondante, sbilanciata e rischiosa. Ecco, semplificando in modo banale e rozzo, i rischi interpretativi di studi basati sulle dichiarazioni postume o preventive dei soggetti, in cui non si tiene conto della dieta nel suo complesso, ma soltanto di un alimento o gruppo di alimenti simili. Perciò rischiano di essere poco indicativi tutti gli studi in cui si isola il fattore latte e latticini.
NON C’E’ UN SOLO STUDIO SERIO CHE DEMONIZZI LATTE E LATTICINI IN QUANTO TALI. In realtà, nella letteratura scientifica, ci sono molti studi affidabili che collegano giustamente gli eccessi di grassi saturi (che i lipidi dei latticini contengono per circa due terzi) al maggior rischio di tumori (prostata, seno, utero o colon-retto che sia). E invece, non c'è un solo studio serio che demonizzi il latte e i latticini in quanto tali. Tanto più che non si tratta di alimenti nuovi, moderni, ma antichi quanto l’Uomo. E non risulta che gli antichi pastori fossero grassi, malati di cuore o morissero di cancro in massa. Anzi, per millenni latte e latticini sono stati considerati "cibo della salute", preventivo. E perfino oggi, in tempi sedentari, mai letto in nessuno studio che i "formaggi fanno ingrassare", o "sono dannosi", se sono inseriti in una dieta corretta e moderata, come giustamente fa notare l'Inran nei suoi consigli al pubblico. Il problema, dunque, è la dieta complessiva, non il latte.
LE PORZIONI DI LATTICINI DELLA PIRAMIDE UFFICIALE. Ma torniamo con i piedi per terra. La recente Piramide Alimentare Italiana realizzata dall’Istituto di Scienza dell’Alimentazione dell’Università di Roma "La Sapienza" per incarico ufficiale dello Stato (2003) consiglia ogni giorno, nella variante grafica quotidiana, 2-3 porzioni tra latte-yogurt-latticini freschi-ricotta-formaggi stagionati. Le porzioni sono standardizzate: 125 g di latte o yogurt, 100 per i formaggi freschi o molli (stracchino, taleggio, ricotta), 50 g per quelli stagionati (parmigiano, pecorino secco, provolone stagionato ecc.). In particolare, nella grafica settimanale, la Piramide Alimentare Italiana consiglia 2 porzioni al giorno tra latte e yogurt (quindi 14 pz/settimana), più 4 pz/settimana di formaggi, evidentemente tra molli e duri. In totale, quindi 18 porzioni a settimana, "al massimo". Il che, sembra di capire, vuol dire che è possibile risparmiare qualche porzione.
LE PORZIONI NELLA PIRAMIDE DELL’ALIMENTAZIONE NATURALE. Stando alla continuità millenaria della Tradizione e alla Scienza moderna dell’Alimentazione, dico anch’io sì a latte e latticini ogni giorno, ma in moderate quantità. Chi vuole, può dare un’interpretazione prudente e preventiva delle porzioni. Nella Piramide dell’Alimentazione Naturale mi sono permesso di suggerire qualcosa di meno della Piramide ufficiale: 1-2 porzioni al giorno, cioè 2 bicchieri di 125 ml di latte (anche intero, vista l’esiguità della dose), o 1 bicchiere di latte e 1 vasetto di yogurt (di qualsiasi tipo). Non in aggiunta, ma in alternativa alla seconda porzione, di tanto in tanto anche 1 porzione di formaggi teneri o stagionati. Per ragazzi e adolescenti, invece, potrebbe andar bene il valore consigliato dalla Piramide Italiana: 2-3 porzioni al giorno.
E il frullato di latte e frutta, la crema di latte e cioccolato. o il gelato? Vanno considerate regolari porzioni di latticini (e anche di zuccheri semplici).
Ma, quello che conta è la somma totale dei grassi saturi, la qualità dei singoli grassi saturi, e soprattutto una dieta generale sana, naturale e moderata, povera di grassi saturi, tanto più se cotti, ricca ogni giorno di verdure e frutta (6 porzioni almeno), legumi, cereali integrali, olio d’oliva e semi oleosi, molto ricchi di acidi grassi polinsaturi. E per chi non è vegetariano, anche 3-4 pz di pesce a settimana, soprattutto pesce azzurro (sgombro, alici, sarde ecc.). Un regime alimentare del genere è ricco di antiossidanti naturali e svolge nel suo complesso un’azione preventiva, o è comunque a basso rischio. Anche con la presenza costante ma moderata (oppure più consistente, ma a giorni alterni) di latte, latticini freschi, ricotta e formaggi. Nello stile di vita anti-cancro ci sono anche le scelte del non-fumo e dell'esercizio fisico regolare (min. 45-60 min 3 volte a settimana).
LA GUIDA DELL’ISTITUTO DELLA NUTRIZIONE (INRAN). Tre brevi monografie comprensibili a tutti, con descrizione, caratteristiche e valori nutrizionali, più considerazioni critiche e dietologiche, sono dedicate dall’Inran al latte, allo yogurt, e ai formaggi. Prego di leggerle. Per i pignoli ci sono anche i riferimenti bibliografici. Se ne ricava, tra l’altro, che si tratta di tre gruppi di alimenti dall’altissimo valore biologico delle proteine (superiore alla carne e secondo solo all’uovo), il cui colesterolo non deve preoccupare, visto che per la maggior parte questa importante sostanza viene sintetizzata dal nostro organismo.
Per inciso, aggiungiamo, del colesterolo presente nel cibo il corpo trattiene in media appena il 10 per cento, come si rileva dagli studi sperimentali e come si è visto nell’uomo in caso di consumi eccessivi di uova da parte di soggetti sani. Ma il colesterolo, che esiste come protettivo nell’organismo, è davvero il problema? Oggi ne dubitano perfino i ricercatori che nei decenni scorsi hanno enfatizzato come il più significativo degli indicatori di rischio. E allora quale sarebbe il “misterioso” composto chimico così dannoso di latte, latticini o formaggi?
I latticini sono anche un’ottima, proverbiale, fonte di calcio molto assimilabile (anche se è controverso che questo calcio da solo serva a prevenire l'osteoporosi), di vitamina A retinolo-equivalente e di vitamina D. Queste vitamine liposolubili (solubili nei grassi) sono presenti nella parte grassa, quindi i latti e yogurt magri ne sono quasi privi. In quanto, poi, alla qualità dei grassi di latte e latticini, va detto che comprendono anche una piccola ma notevole quantità di acidi grassi monoinsaturi (quelli che abbondano nell'olio di oliva) e che tra i grassi saturi ne hanno alcuni "a catena corta", tra cui uno tipico, l'acido butirrico, gli stessi che si producono nel colon ad opera della fermentazione batterica delle fibre, riconosciuta dalla scienza come benefica e protettiva.
RACCOMANDAZIONI SUL LATTE NEGLI STATI UNITI E IN ITALIA. Sono ancora alte le raccomandazioni della Sanità Pubblica americana per il latte, sia per gli adulti, insieme ad un maggior consumo di vegetali e cereali integrali, sia per bambini e adolescenti. In pratica sono consigliate tre "tazze" (quasi 700 ml) di latte scremato o parzialmente scremato al giorno, o equivalenti prodotti derivati dal latte. E' tanto. La differenza col passato è che ora il latte lo si consiglia scremato del tutto o parzialmente. Il consumo di latte è la seconda raccomandazione, dopo quella dei cereali integrali, per bambini e adolescenti:
"Key Recommendations for Specific Population Groups Children and adolescents". Consume whole-grain products often; at least half the grains should be whole grains. Children 2 to 8 years should consume 2 cups per day of fat-free or low-fat milk or equivalent milk products. Children 9 years of age and older shouldconsume 3 cups per day of fat-free or low-fat milk or equivalent milk products".
Noi, invece, ci limitiamo a molto meno. Anche perché il "bicchiere" (125 ml) di latte è capiente quasi la metà della famosa scodella americana, la vera "American Cup" (ben 230 ml). E quindi la raccomandazione di 1-2 porzioni (bicchieri o vasetti da 125 ml) di latte o yogurt per gli adulti, e 2-3 porzioni per i ragazzi, al giorno è la metà di quella per i ragazzi americani.
.
RIFERIMENTI
CRITICA: “NON E’ VERO CHE SOLO IL LATTE DA’ CALCIO ASSIMILABILE”. Una delle tante critiche dei siti anti-latte, che spesso citano malamente questo articolo della School of Public Health dell’Università di Harvard, cade quando lo si legge. In realtà, è sì un articolo di tendenza, giustamente critico con l’abuso (eccesso) di latte e formaggi, ma essendo di origine universitaria è abbastanza moderato: ricorda, per quanto riguarda il calcio, che esistono anche altre fonti, come quelle vegetali (cavoli, broccoletti ecc.) che contrariamente a quanto si ripete danno un calcio assimilabile (e, anzi, se è per questo, anche l’acqua di acquedotto o in bottiglia – si è scoperto – contiene calcio assimilabile, v. articolo), e si raccomanda di evitare l’eccesso di formaggi, perché troppo ricchi di grassi saturi e retinolo, il che non avvantaggia paradossalmente le ossa. Certo, ma ricordiamo che è corretto considerare se esiste o no eccesso di proteine e grassi osservando l’intera dieta, non un singolo alimento. Alla fine della sintesi c’è il link all’articolo completo.
REVIEW SU MOLTI STUDI: NESSUN LEGAME TRA LATTE E TUMORE AL SENO. Un importante studio pubblicato nel 2004 dalla principale rivista scientifica di nutrizione clinica al mondo, realizzato da PG Moorman and PD Terry come review o rassegna critica di centinaia di studi precedenti ("Consumption of dairy products and the risk of breast cancer: a review of the literature, Am J Clin Nutr, 80, 1, 5-14, July 2004), ha escluso una associazione epidemiologica determinante tra consumo di latte e formaggi e il cancro al seno.
NESSUN RAPPORTO TRA LATTE, MALATTIE DI CUORE E MORTALITA’. Sfata le leggende terroristiche dei siti di internet anche lo studio epidemiologico di A R Ness, G Davey Smith, C Hart ("Milk, coronary heart disease and mortality", Epidem. Comm. Health 55:379-382 (June 2001) che ha studiato su 5765 uomini di 35-64 anni l’associazione tra il consumo di latte e la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. Nel questionario si andava da una minoranza estrema (2,6%) che beveva più di una pinta (568 ml) e mezzo di latte al giorno, al 51.6% che beveva tra un terzo di pinta a una pinta e un terzo, fino al 48% che beveva meno di un terzo di pinta di latte al giorno. Quindi una varietà estrema. Dopo 25 anni ci furono 2350 morti, di cui 892 per malattie cardiovascolari. Ebbene, dopo studi e raffronti le conclusioni sono state che il rischio relativo tra chi beveva pochissimo o nulla e chi tantissimo latte era simile. Le conclusioni sono state che "Non è stata trovata alcuna evidenza che gli uomini che consumavano latte ogni giorno, ai tempi in cui il latte era quasi tutto intero, avevano un rischio aumentato di morte (cardiaca e per ogni causa).
QUANDO LE PORZIONI SONO ECCESSIVE E IL LATTE E’ INSERITO IN UNA DIETA NON SPECIFICATA (FORSE GRASSA?). L’ipotesi di lavoro era che alti consumi di latte, formaggi e lattosio possano aumentare il rischio di cancro ovarico. Lo studio su questionario autogestito da 61.084 donne di 38-76 anni "Milk and lactose intakes and ovarian cancer risk in the Swedish Mammography Cohort", di SC Larsson, L Bergkvist e A Wolk (Am J Clin Nutr 80, No. 5, 1353-1357, November 2004) ha trovato, stando alle indicazioni delle donne nel questionario preventivo, che quelle che consumavano più di 4 pz al giorno di "latticini" – una categoria statistica assurda: non distingue tra 4 bicchieri di latte e 700 g di formaggi al giorno – avevano un rischio di cancro ovarico sieroso doppio di quelle che ne consumavano meno di 2 al giorno. Il che appare sensato. Nessuna associazione è invece stata trovata tra i latticini e altri tipi di cancro ovarico.
STUDIO SULL'INTERA POPOLAZIONE DI 38 PAESI. NON IL LATTE, MA L'INTERA DIETA, HA INFLUENZA SUL CANCRO. Non è chiaro se il consumo di latte è associato al rischio di tumori di prostata, seno e colon-retto. Lo studio di J Zhang e H Kesteloot "Milk consumption in relation to incidence of prostate, breast, colon, and rectal cancers: is there an independent effect?" (Nutr Cancer. 2005; 53 (1): 65-72) cerca proprio di provare tale rischio. Premesso che il latte contiene una grande varietà di sostanze nutritive, ormoni e contaminanti, sono stati studiati e messi a confronto statistico i dati sul consumo di latte per 9 periodi di tempo in 38 Paesi (1964-1994) con i tassi di malattia tumorale su prostata, seno, colon-retto, forniti da FAO e OMS. In effetti, in un primo momento, confrontando superficialmente i dati grezzi, sembrava che il consumo di latte fosse fortemente correlato al tumore della prostata e del seno in tutti e 9 i periodi esaminati. E appariva anche una correlazione modesta col cancro al colon-retto in entrambi i sessi. E la correlazione era confermata anche tenendo conto del consumo nelle popolazioni di vegetali, alcol e fumo. Qualche ricercatore si sarebbe fermato qui, proclamando che "il latte fa venire il cancro". Senonché, la correlazione era cancellata non appena si teneva conto del consumo degli altri grassi consumati (cioè dei grassi non da latticini), eccetto che per il cancro al seno negli ultimi 3 periodi di tempo su 9. Quindi un collegamento minimo, parziale e non significativo. L’eloquente conclusione, a sorpresa, è che "lo studio non può sostenere che il consumo di latte abbia un effetto sostanziale complessivo sul rischio di cancro alla prostata, al seno e al colon-retto tra l’intera popolazione". Studio molto importante: 1. perché tiene conto di tutti i grassi della dieta, e non solo dei latticini, 2. Perché si riferisce non a pochi pazienti o coorti, ma all’intera popolazione di ben 38 Paesi.
IMMAGINI. 1. Manifesto americano dei primi decenni del Novecento, quando il latte era distribuito da carri tirati da cavalli: "Bevi più latte, per la tua salute". E’ valido ancor oggi, visto che tra presunte intolleranze e campagne di disinformazione, se ne bene troppo poco. 2. Tabella nutrizionale del latte e dei latticini: si noti quanto leggeri siano latte, yogurt e ricotta. 3. The Milk Woman, la “donna del latte”, lattaia ambulante che distribuiva il latte nei villaggi tra fine Ottocento e primo Novecento.
AGGIORNATO IL 18 MAGGIO 2015
Etichette: formaggi, latte, latticini, raccomandazioni, yogurt